Hegel, Georg Wilhelm Friedrich
(Stoccarda 1770 - Berlino 1831), filosofo idealista tedesco, fu uno dei
pensatori più influenti del XIX secolo. Dopo gli studi classici superiori,
incoraggiato dal padre venne ammesso al seminario dell'università di Tubinga,
dove divenne amico del poeta Friedrich Hölderlin e del filosofo Friedrich
Schelling. Completati gli studi di filosofia e teologia, Hegel divenne
precettore privato, dapprima a Berna nel 1793 poi a Francoforte nel 1797. Due
anni dopo morì il padre, lasciandogli una rendita che gli permise di sospendere
l'attività di precettore. Nel 1801 si trasferì a Jena, dove portò a termine la
Fenomenologia dello spirito (1807; trad. it. 1933-1936; ed. più recente
1995), un'opera tra le più importanti nella filosofia moderna. Si trattenne a
Jena fino all'ottobre del 1806, quando l'occupazione francese lo costrinse alla
fuga. Dopo aver soggiornato per un breve periodo a Bamberga, dove lavorò come
giornalista presso la "Bamberger Zeitung", divenne professore di filosofia al
ginnasio di Norimberga. Negli anni di Norimberga pubblicò La scienza della
logica (1812, 1813, 1816; trad. it. 1924-1925; ed. riveduta 1968). Nel 1816
accettò la cattedra di filosofia presso l'università di Heidelberg, dove
pubblicò un'esposizione completa e sistematica della sua filosofia,
l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817; trad. it.
1907). Nel 1818 gli venne offerta la cattedra di filosofia che era stata di
Johann Fichte all'università di Berlino, dove rimase fino alla morte. L'ultima
grande opera pubblicata da Hegel furono i Lineamenti di filosofia del
diritto (1821; trad. it. 1913); dopo la morte videro la luce, a cura di
alcuni dei suoi studenti, gli appunti delle lezioni: l'Estetica
(1835-1838; trad. it. 1963), le Lezioni sulla storia della filosofia
(1833-1836; trad. it. 1930-1945), le Lezioni sulla filosofia della
religione (1832; trad. it. 1974-1983) e le Lezioni sulla filosofia della
storia (1837; trad. it. 1941-1963). In possesso di una profonda conoscenza
della filosofia greca, Hegel incentrò dapprima i suoi studi e le sue analisi
sulle opere di Baruch Spinoza, Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant, Fichte,
Friedrich Heinrich Jacobi e Schelling. L'influenza di questi filosofi è evidente
nelle opere di Hegel, benché egli non ne condividesse l'orientamento filosofico.
Idealismo assoluto
Secondo Hegel non c'è differenza tra ratio
essendi e ratio cognoscendi, le leggi del pensiero ci danno la realtà
e se la dialettica è la legge del pensiero sarà anche la legge della realtà.
Hegel polemizza con Kant, Fichte e Schelling poiché afferma che questi filosofi
non erano stati idealisti fino in fondo.
Intenti filosofici
Il pensiero di Hegel si presenta come un sistema, come
una filosofia sistematica, cioè una filosofia che non si limita a dare degli
spunti, ma dà sempre soluzioni dove tutto è connesso. La dialettica dà vita a
questo sistema. Partendo dal fatto che per Hegel solamente gli idealisti si
possono considerare filosofi, la categoria fondamentale di Hegel è lo
spirito, che è il modo in cui intende l'idealismo. Secondo Hegel, il
compito della filosofia è tracciare l'itinerario di sviluppo dello Spirito
assoluto. Ciò implica in primo luogo il chiarimento della struttura
intrinsecamente razionale dell'Assoluto; in secondo luogo una dimostrazione
delle modalità con cui l'Assoluto si manifesta nella natura e nella storia; in
terzo luogo, un'illustrazione del carattere teleologico dell'Assoluto, che
esibisca il finalismo intrinseco alla dinamica, al "movimento" dell'Assoluto
nella storia. Hegel cerca di spiegare razionalmente ciò viene affermato dalla
teologia cristiana, questa è la sua teologia filosofica (chiave di volta
del sistema di Hegel).
Dialettica
Riguardo alla struttura razionale dell'Assoluto, Hegel affermò che
"ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale". Quest'affermazione
può essere interpretata considerando l'assunto hegeliano secondo cui l'Assoluto
deve essere concepito come pensiero puro, o Spirito puro, coinvolto nel processo
della sua stessa crescita. La logica che è sottesa a questo processo di sviluppo
è la dialettica. Il metodo dialettico implica che il movimento, il processo, sia
il risultato del conflitto tra opposti. All'inizio di tutto c'era
l'ideale (Dio) ed Hegel cerca di capire come questo ideale possa
diventare spirito (Dio). All'inizio e alla fine del processo c'è sempre
Dio, ma se all'inizio il Dio è un Dio processuale alla fine del processo Dio ha
più consapevolezza di sé essendo passato attraverso il reale. Se
definiamo con la lettera A l'ideale con quale lettera dovremmo definire il
reale? Se Hegel fosse un dualista questo stadio si dovrebbe definire con la
lettera B, ma Hegel definisce il reale con NON-A ovvero la negazione
dell'ideale; questi due concetti sono la stessa cosa in una forma diversa (A e
NON-A) l'una è l'opposto dialettico dell'altra. Il terzo stadio, quello dello
spirito è definito con NON NON-A.
Alienazione
L'alienazione è il passaggio da A a NON-A, attraverso la
violazione del principio di non contraddizione (una cosa non può essere nello
stesso tempo e sotto il medesimo aspetto se stessa e l'opposto di sé) possibile
grazie alla logica dialettica. L'alienazione "aliud ponere" (basata
sull'incarnazione di Dio) è l'uscita da sé per diventare l'opposto di se stessi.
L'ideale esce da sé (si aliena) e diventa l'opposto di sé (natura, mondo,
materia). Il negativo fa parte della natura stessa del positivo, l'A non può
rimanere sempre se stesso, ma diventa NON-A attraverso il travaglio e lo
smarrimento, la perdita di se stessi e la morte. L'ideale ha dovuto perdere se
stesso nella morte. Dopo l'alienazione ci sarà il superamento di questo
smarrimento/morte che porterà al terzo stadio : quello dello spirito
(geist). Hegel fa un "venerdì santo speculativo", fa morire
(aliena) Dio, ma lo fa anche risorgere.
La natura
Partendo da tutto ciò possiamo capire la visione assolutamente
pessimistica di Hegel nei confronti della natura. La natura è in Dio, ma nella
sua forma negativa (è il NON-A). Il mondo è il momento della massima lontananza
di Dio da se stesso, è il momento dell'alienazione. "Il finito (mondo)
deve finire" così Hegel espone il fatto che leva alla natura ogni
consistenza autonoma e la considera come alienazione dell'ideale. La natura è
"l'idea nella forma dell'esser altro da sé".
La coscienza infelice
Posta di fronte a questa antitesi dell'idea e della
realtà la coscienza si può definire infelice poiché si trova tra i due
estremi del processo. È l'idea della contrapposizione fra ciò che è divino e ciò
che è reale.
L'Aufhebung
Il passaggio da NON-A a NON-NON-A è definito Aufhebung,
ovvero la negazione come superamento. Infatti negando la realtà si può arrivare
alla fine del processo, al geist che è in sé e per sé in
contrapposizione alla realtà che era altro da sé e all'idea che era in
sé. Questo processo non annulla le negazioni proposte in un suo passaggio,
ma le conserva come momento necessario.
Spirito soggettivo e
oggettivo
Secondo Hegel esistono due
tipi di spirito: quello soggettivo e oggettivo. Lo spirito soggettivo non
è altro che lo spirito presente nell'uomo a prescindere dal tessuto di relazioni
giuridiche, morali, socio-economiche, politiche. Lo spirito oggettivo è lo
spirito incarnato in qualche istituto storico-sociale superiore all'individuo
(famiglia, società civile, Stato). "Lo Stato è l'ingresso di Dio nel
mondo", "Ognuno (nella società civile) è fine a se stesso il resto
per lui è nulla" (Hegel)
Moralità e eticità
Il pensiero etico e politico di Hegel emerge con
chiarezza nella discussione sulla moralità (Moralitàt) e l'eticità
(Sittlichkeit). Al livello della moralità, ciò che è giusto o sbagliato
riguarda la coscienza individuale. Si deve tuttavia procedere oltre, fino al
livello dell'eticità, poiché il dovere, secondo Hegel, non è nella sua essenza
un risultato del giudizio individuale: gli individui si completano solo
all'interno di un contesto sociale; di conseguenza, la sola cornice entro la
quale il dovere può esistere davvero è lo stato. Hegel considerava la
partecipazione alla gestione dello stato uno dei doveri civili supremi.
Idealmente, lo stato è la manifestazione della volontà generale, che è
l'espressione più alta dello spirito etico: l'obbedienza alla volontà generale è
pertanto l'atto di un individuo libero e razionale.
La storia
La storia si svolge formando la storia del mondo. In questa
storia del mondo alla fine sarà giudice degli stati lo spirito del mondo.
Per la storia le due categorie-chiave sono ragione e libertà. "L'unico
pensiero", sostenne Hegel, "che la filosofia reca alla riflessione sulla
storia è il semplice concetto di 'ragione'; che la ragione è sovrana del mondo,
che la storia del mondo, quindi, si presenta a noi come un processo
razionale". In quanto sviluppo razionale, la storia documenta della crescita
della libertà umana, poiché la storia umana è un processo dalla schiavitù alla
libertà. Questa libertà può essere ottenuta solamente grazie ad alcuni uomini
storico-cosmici che non sono altro che mezzi dell'astuzia della
ragione. Hegel secolarizza i principi fondamentali della religione (es.
astuzia della ragione = provvidenza ) fa una filosofia della storia. "La
ragione guida la Storia", "La storia è il banco di un macellaio" se
noi non pensiamo che dietro ci sia qualcosa, lo spirito che si sta
realizzando.
Autocoscienza dell'Assoluto
La meta del divenire dialettico può essere compresa più
chiaramente nello stadio della ragione: mentre la ragione finita progredisce
nella comprensione, l'Assoluto progredisce in direzione dell'autocoscienza.
L'Assoluto infatti giunge a conoscere se stesso mediante l'accrescersi della
capacità di comprensione della realtà da parte dell'intelletto umano. Hegel
analizzò i tre stadi di questo progresso del pensiero: arte, religione e
filosofia. L'arte coglie l'Assoluto nelle forme materiali, esprimendo la
razionalità nelle forme sensibili del Bello. L'arte viene superata dalla
religione, che coglie l'Assoluto per mezzo di immagini e simboli; la religione
più filosofica è per Hegel il cristianesimo, poiché in esso il manifestarsi
dell'Assoluto nel finito è riflesso simbolicamente nell'incarnazione. La
filosofia, tuttavia, è lo stadio speculativo supremo, poiché coglie l'Assoluto
razionalmente. Quando si è realizzato questo momento, l'Assoluto è pervenuto
alla piena autocoscienza e il processo ha raggiunto il proprio fine. Solamente a
questo punto Hegel identificò l'Assoluto con Dio. "Dio è Dio", Hegel
affermò, "solo nella misura in cui conosce se
stesso".