Grazie a Alefeno
Esistono due correnti di pensiero: c’è
chi sostiene che la filosofia sia nata in Grecia, chi in oriente.
Gli
orientalisti, a sostegno della loro tesi, affermano che in oriente si sono
sviluppate, prima della filosofia greca, alcune delle più importanti esperienze
filosofico-religiose dell’umanità (induismo, buddhismo, taoismo, confucianesimo, ecc...).
La filosofia orientale concepisce la conoscenza in funzione della salvezza
(liberazione) dell’uomo, consistente nel passaggio dal piano del samara
(realtà dubbia e ingannevole che ci circonda) al piano del nirvana
(ricongiungimento con la realtà primordiale ed assoluta), la filosofia è così
intesa come via della salvezza e il filosofo come l’illuminato. Nelle civiltà
pre-greche erano operanti non solo invenzioni tecniche, ma anche ricerche di
medicina e chirurgia, astronomia e matematica; inoltre, tra l’ellade e l’oriente
esistevano rapporti commerciali favoriti dall’attività marinara dei greci.
Al
contrario, gli occidentalisti sostengono che la tesi di una derivazione
orientale della filosofia greca non si trova in nessun autore dell’età classica;
l’idea di una derivazione orientalistica del pensare greco si diffuse solo in
epoca ellenistica, quando grandi forze nazionalistiche, culturali e religiose
avevano interesse a riconnettere la tradizione greca a quella orientale. In
realtà è quasi certo che i primi filosofi greci non abbiano avuto notizie circa
dottrine dell’estremo oriente, e anche se si presume la derivazione orientale di
qualche dottrina della Grecia antica, ciò non implica anche l’origine orientale
della filosofia greca in blocco, anzi, l’originalità del pensare greco emerge
proprio in antitesi alla cultura dell’oriente.
Il sapere orientale |
Il sapere greco |
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Le condizioni politiche, sociali, economiche e
sociali presenti in Grecia non si manifestavano nei popoli del vicino e lontano
oriente. Anche le civiltà pre-greche non avevano le condizioni adatte, infatti
erano a carattere autoritario e tradizionalista; vi era una continua successione
fra monarchie e repubbliche aristocratiche e non esisteva uno stato unico, ma
numerose città-stato, mentre nella Grecia del V-IV secolo a.C. lo sviluppo delle
polis non si arresta allo stadio del predominio delle aristocrazie
oligarchiche, ma si orienta verso forme di direzione democratica dello
stato.
La causa non è ancora oggi certa, però si pensa che sia la formazione
di un ceto plutocratico fondato sul commercio e su una fonte di ricchezza
agraria, contrariamente all’aristocrazia che aveva una fonte di ricchezza
mobiliare. Si instaurò così una lotta contro la vecchia aristocrazia e si
ottennero l’isonomia (eguali diritti politici fra i ceti) e
l’autocostituzione della polis, che era quindi una comunità di uomini
liberi che decidono autonomamente (attraverso dibattiti) su questioni di
interesse generale. La nuova mentalità che era nata non seguiva così solo le
tradizioni, ma cerca anche delle motivazioni che convincano realmente. Nasce in
questo modo la filosofia.
Ma a questo punto ci si potrebbe chiedere perché
non sia nata a Sparta e perché prima nelle colonie: la risposta è semplice,
infatti a Sparta c’era una società autoritaristica e militare, quindi
conservatrice, mentre nelle colonie la società era mista e fondata sui traffici,
e le condizioni erano quindi più adatte a favorire la formazione di una società
più elastica.
I presocratici sono dei pensatori che si sono principalmente occupati del problema della natura e della realtà. Essi fioriscono dal VI secolo a.C. e si distinguono in numerose scuole e tendenze:
Il problema dominante della filosofia presocratica è quello cosmologico (relativo al cosmo o all’universo) e ontologico (relativo all’essere o alla realtà in generale).