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Pio IX
Ubi prima


Non appena si manifestarono i primi indizi del nuovo scisma recentemente determinatosi tra gli Armeni della città di Costantinopoli, per l’universale sollecitudine verso tutte le Chiese, non omettemmo di avvertire tutti, sia con Nostre Lettere, sia per mezzo del Delegato Nostro costà residente, perché si mantenessero forti e stabili nella fede: poi abbiamo esortato nel Signore coloro che avessero traviato dal retto sentiero affinché tornassero a più sani consigli. Ma quelli, chiudendo le orecchie alla Nostra voce, persistettero contumaci nelle cose intraprese. Anzi, dai medesimi la divina ed universale potestà ed autorità della Sede Apostolica, principalmente in quelle cose che appartengono alla disciplina, furono contestate, sebbene l’una e l’altra fossero sempre sostenute dalla riverenza e dalla fede di tutti i tempi e di tutti i figli della Chiesa, così nelle regioni Occidentali come nelle Orientali, ed ultimamente dichiarate e di nuovo stabilite con decreto dogmatico del Concilio Ecumenico Vaticano. Quindi, a tal punto – per tutelare l’unità della fede, in linea con il Nostro dovere apostolico – avvertimmo l’esigenza di proporre loro di sottoscrivere una formula o dichiarazione di fede espressa con determinate parole, secondo il costume praticato nella Chiesa. Se avessero ricusato di firmare, si sarebbero dimostrati rei di ribellione ecclesiastica e separati dall’unità della Chiesa Cattolica.

Avendo essi ricusato di firmare, il Venerabile Fratello Antonio Giuseppe, Arcivescovo di Tiane, Delegato Apostolico a Costantinopoli, seguendo i Nostri ordini e usando della Nostra autorità, con solenne decreto li dichiarò rei di scisma, e quindi legati coi vincoli della scomunica maggiore.

Certamente, dopo siffatto giudizio, non rimaneva più alcuna possibilità di tergiversare, e a questi nuovi scismatici incombeva l’alternativa: o di ritornare sul buon sentiero, o di deporre del tutto il nome mentito di cattolico. Ma con grave Nostro dolore si giunse al punto estremo al quale i medesimi refrattari potevano arrivare, ed al quale, sebbene se ne avessero non lievi indizi, pure l’animo Nostro rifuggiva di credere che sarebbero giunti. Infatti fu indetto un conciliabolo da parte di laici, di monaci e di sacerdoti scismatici al fine di nominare un nuovo Patriarca; con loro operarono perfino quattro Vescovi, titolari consacrati, cioè Giacomo Batiaziarian di Diyarbekir, Basilio Gasparian di Cipro, come pure Ignazio Kalybgian di Amesa, e Placido Kasangian di Antiochia, immemori certamente della loro dignità, e della fede e dell’obbedienza che nella stessa loro consacrazione con giuramento avevano promesso a Noi e ai Nostri Successori. Poi, eseguirono ciò che si erano proposti, eleggendo cioè a pseudo-patriarca il detto Giacomo Batiaziarian, Arcivescovo Vescovo di Diarbekir, al quale fu imposto il nome di Giacomo Pietro IX, rinnegando il Venerabile Fratello Antonio Pietro IX Patriarca legittimo di Cilicia, quantunque eletto meno di tre anni fa con unanime suffragio dei Vescovi, da Noi confermato, e con le Nostre proprie mani decorato del sacro Pallio.

Quanto dolore e tristezza venissero all’animo Nostro da ciò, non possiamo abbastanza esprimere a parole. Invero con questo fatto è stata arrecata una gravissima ferita alla unità cattolica, conculcata la regola della disciplina ecclesiastica, ignorate e disprezzate la forza e l’autorità dei sacri Canoni e delle Costituzioni Apostoliche, stabilito un orribilissimo scisma. Ai fedeli incauti ed ignoranti è stata esibita una nuova occasione di errare da coloro che, quantunque scomunicati dalla Nostra autorità e del tutto segregati dalla unità della Chiesa cattolica, ardiscono tuttavia dichiararsi cattolici, e a Noi fedeli ed obbedienti, e imporre ai popoli un pastore illegittimo e scismatico, come se fosse cattolico.

Così stando le cose, crederemmo venir meno totalmente al Nostro ufficio, se Noi, costituiti dal Signor Nostro Gesù Cristo a sentinella della Chiesa universale, tardassimo a levare la Nostra voce contro codesti attentati, ed a togliere da ogni pericolo di errore gli Armeni fedeli. Per la qual cosa, con la Nostra Apostolica autorità giudichiamo e dichiariamo illegittimo, scismatico e del tutto irrito tanto il suddetto conciliabolo di faziosi, quanto la elezione in esso tentata di Giacomo Batiaziarian a Patriarca, in quanto privo di qualsiasi giurisdizione ecclesiastica e spirituale, e sospeso da ogni esercizio dell’Ordine episcopale. Inoltre tanto il citato Giacomo, quanto i suoi elettori erano incorsi appieno nelle pene previste dai sacri Canoni contro coloro che osassero compiere tali cose. Allo stesso Giacomo poi, sotto minaccia del divino giudizio, rigorosamente ingiungiamo che non ardisca in qualunque modo usurpare il preteso titolo di Patriarca, a lui senza alcun diritto temerariamente conferito dagli scismatici; né alcuna cosa presuma tentare sotto quel nome. Inoltre dichiariamo di nessun valore e vigore, ma anzi uno scismatico delitto, ciò che i refrattari hanno osato fare nel suddetto conciliabolo contro il Venerabile Fratello Antonio Pietro IX Hassun, e proclamiamo e confermiamo che lo stesso Venerabile Fratello Antonio Pietro è il vero, solo e legittimo Patriarca degli Armeni della Cilicia.

Ancora: per ufficio del Nostro supremo Apostolato, ammoniamo gravemente tutti gli Armeni Cattolici di qualunque ordine e dignità affinché scrupolosamente si guardino dal suddetto Giacomo, non meno che dai suoi elettori, e da tutti gli altri che aderiscono a questo nuovo scisma; rimangano fedeli ed obbedienti al loro Patriarca, ed in primo luogo a questa Sede Apostolica: "poiché, come a proposito avvertì il santo Vescovo Cartaginese Cipriano, non da altro sono sorte le eresie, o sono nati gli scismi, che dalla disobbedienza al sacerdote di Dio; né uno è stimato nella Chiesa contemporaneamente sacerdote e giudice nelle veci di Cristo" .

Ma il provvidissimo Iddio, che alle cose tristi suole mescolare le liete, apprestò un lenimento e un sollievo al Nostro dolore nella fede e nella costanza che il popolo e il Clero di codesto Patriarcato hanno dimostrato verso il legittimo Patriarca e verso questa Sede Apostolica; apprestò un lenimento principalmente attraverso Voi, Venerabili Fratelli, che, permanendo costantemente nel vostro ufficio, vi studiaste e vi studiate tuttora di conservare incolumi dai suddetti errori e dalle frodi i fedeli affidati alle vostre cure.

Per il resto esortiamo gli stessi Neo-scismatici, e in primo luogo quei Vescovi che, con tanto dolore Nostro e di tutti i buoni, disertarono dalla Unità Cattolica, affinché, avendo peccato, non imperversino. Veggano fin dove giunsero, e quanto grande procella abbiano provocato nella Chiesa Cattolica Armena. Questa, in verità, finché si appoggerà alla saldezza della Pietra posta da Cristo, non potrà essere sommersa; essi poi, e tutti coloro che ad essi aderiscono, considerino quanto grave cosa sia l’aver disertato dalla vera Chiesa di Cristo, ed essere stati strappati dalla sua unità.

Infatti, sebbene vogliano chiamarsi ancora Cattolici, pure dagli stessi loro atti, anzi dal giudizio della propria coscienza occorre siano convinti di errore. "Infatti, come dice lo stesso San Cipriano, chi si rivolta alla Chiesa, chi abbandona la Cattedra di San Pietro, sopra la quale sta fondata la Chiesa, come può confidare di essere nella Chiesa? Nessuno inganni la fraternità con la menzogna" . Ritornino dunque i prevaricanti in se stessi, e sappiano che nella Sede Apostolica non siede solamente un Giudice, il quale sta pronto a punire ogni disobbedienza, ma anche un Padre amorosissimo il quale è pronto a ricevere nelle sue braccia i figli erranti, che umilmente confessano e sinceramente detestano le loro colpe.

Preghiamo pertanto tutti l’autore e perfezionatore della nostra fede Gesù Cristo, chiamati umilmente per intercessori presso di Lui l’Immacolata Madre di Dio, i Beati Principi degli Apostoli, e quel grande illuminatore dell’Armenia San Gregorio, affinché conceda agli erranti la luce e la forza della Sua grazia, con cui, messo da parte ogni rispetto umano, si affrettino a fare ritorno alla Chiesa; ed a coloro che fin qui rimasero saldi elargisca sempre maggiori accrescimenti di grazia.

A Voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, che abbracciamo con tanto maggiore calore quanto più solida (così favorendovi Iddio) scorgiamo la vostra virtù, affettuosissimamente e dal più intimo del cuore impartiamo a tutti e ai singoli l’Apostolica Benedizione, auspice di sempre più abbondante aiuto.

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 11 marzo 1871, anno venticinquesimo del Nostro Pontificato.


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