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Pio IX
Saepe, Venerabiles
Spesse volte rivolgendoci a Voi, Venerabili Fratelli, in questo lungo Pontificato Vi manifestammo con quanta gratitudine accogliessimo sempre le espressioni di quella devozione ed affetto che in Voi e nei fedeli affidati alla vostra cura il Dio delle misericordie ha suscitato verso Noi e questa Sede Apostolica. Invero, quando i nemici di Dio cominciarono ad invadere il suo civile Principato, per prevalere infine, se fosse possibile, contro Gesù Cristo e la Chiesa, che è il Suo corpo e la Sua pienezza, Voi, Venerabili Fratelli, ed il popolo cristiano non cessaste mai dal supplicare Iddio, cui obbediscono i venti e il mare, perché volesse calmare la procella, né tralasciaste mai di rinnovare le testimonianze del vostro amore e di adoperare tutti i mezzi coi quali poteste consolarci nella Nostra tribolazione. Ma dopo che fummo spogliati di questa stessa città, centro di tutto l’orbe cattolico, e lasciati all’arbitrio di coloro che Ci avevano oppresso, Voi, insieme alla maggior parte dei fedeli delle vostre Diocesi, raddoppiaste le preghiere, e con frequenti indirizzi confermaste i sacrosanti diritti della religione e della giustizia, che con incredibile attentato sono conculcati.
Ora poi, con avvenimento nuovo dopo San Pietro, ed assolutamente straordinario nella serie dei Romani Pontefici, avendo Noi raggiunto il vigesimo sesto anno dal Nostro Apostolico ministero nella Cattedra Romana, avete dato così splendide prove del vostro giubilo per questo insigne beneficio concesso alla Nostra pochezza, e così chiaramente dimostraste il floridissimo vigore del quale è dappertutto informata la famiglia cristiana, che ne fummo profondamente commossi; ed aggiungendo i Nostri voti ai vostri, nuove forze attingemmo per aspettare con maggior fiducia il pieno ed assoluto trionfo della Chiesa. Ci fu poi oltremodo gradito constatare che da ogni parte numerosissime schiere di supplicanti affluirono ai templi più venerati e che in questi, per tutto il mondo, fu grandissimo il concorso dei fedeli, i quali insieme al loro Pastore, con pubbliche preghiere e con l’accostarsi ai sacramenti, rendevano grazie a Dio del beneficio a Noi concesso ed a Lui continuamente domandavano la vittoria della Chiesa.
Sentimmo inoltre non solamente alleviarsi di molto la Nostra afflizione e i Nostri travagli, ma mutarsi anche in allegrezza per i rallegramenti, gli ossequi ed i voti espressi nelle vostre lettere, per la presenza di numerosissimi fedeli qui convenuti da ogni dove, fra i quali moltissimi risplendevano per nobiltà di natali, od erano insigniti di dignità ecclesiastiche e civili: ma assai più nobili per la loro fede, coloro i quali, tutti congiunti insieme nell’affetto e nell’opera alla maggior parte dei cittadini di questa città e delle province occupate, accorsero qua anche da lontane regioni e vollero affrontare gli stessi pericoli e le stesse contumelie a cui Noi siamo esposti, per testimoniare palesemente i loro sentimenti e quelli dei loro concittadini verso di Noi, e portarci volumi nei quali molte centinaia di migliaia di fedeli d’ogni nazione, con la propria firma, fortemente condannavano l’invasione del Nostro Principato e ne domandavano vivamente la restituzione, reclamata ed imposta dalla religione, dalla giustizia e dalla stessa civiltà.
In questa occasione, poi, più abbondante del solito giunse a Noi l’obolo, con il quale poveri e ricchi si sono sforzati di soccorrere la povertà a Noi cagionata: ad esso si aggiunsero molteplici, svariati e nobilissimi doni, splendido tributo delle arti cristiane e degli ingegni, specialmente acconcio a far risaltare la duplice potestà, spirituale e regia, a Noi concessa da Dio. Inoltre Ci fu donata una copiosa e splendida suppellettile di sacre vesti ed utensili, con la quale potessimo alleviare in ogni parte lo squallore e la povertà di tante Chiese. Meraviglioso spettacolo, invero, dell’unità cattolica, che dimostra evidentemente come la Chiesa universale, quantunque sparsa per tutto il mondo e composta di popoli diversi per costumi, per ingegno, per studi, sia informata dal solo spirito di Dio; e tanto più prodigiosamente sia da Lui sostenuta, quanto più furiosamente l’empietà la persegue e le fa guerra, e quanto più astutamente tenta sottrarle ogni aiuto umano.
Si rendano dunque fervide ed altissime grazie a Colui che, mentre così glorifica il Suo nome con la presente manifestazione della Sua virtù e del Suo aiuto, solleva le menti alla speranza d’indubitato trionfo. Ma se dal Datore di ogni bene riconosciamo questi doni, proviamo insieme un sentimento di gratissima riconoscenza anche verso coloro che, facendosi strumenti della provvidenza divina, Ci hanno prodigato ogni testimonianza d’aiuto, di conforto, d’ossequio, di devozione e di amore. Sollevati al cielo gli occhi e le mani, tutto ciò che per Noi hanno fatto i Nostri figli in nome di Dio a Lui offriamo, supplicandolo con ardore, affinché più sollecitamente accolga i comuni loro voti per la libertà di questa Santa Sede, per la vittoria della Chiesa, per la tranquillità del mondo, e largamente a ciascuno di essi dia quelle grazie, sia celesti sia terrene, che Noi non possiamo ricambiare. Sarebbe certamente Nostro desiderio manifestare particolarmente a tutti e ai singoli la Nostra gratitudine ed attestare la Nostra profondissima riconoscenza; ma la stessa copiosissima quantità di dimostrazioni dateci da ogni parte con fatti, con scritti, con parole, non lo consente assolutamente.
Per conseguire dunque in qualche modo ciò che è nei Nostri desideri, preghiamo Voi, Venerabili Fratelli, cui indirizziamo la parte principale di questi Nostri sentimenti, di annunciarli e manifestarli distintamente al vostro Clero e al popolo. Esortate poi tutti a perseverare con Voi costantemente nell’orazione, con animo pienamente fiducioso. Infatti, se l’assidua preghiera del giusto penetra le nubi, né si diparte finché l’Altissimo non l’accolga – e Cristo promise che Egli si sarebbe trovato in mezzo a due uniti insieme nel Suo nome ed animati da una medesima volontà, e che il Padre celeste avrebbe concesso tutto ciò che essi avessero domandato – tanto più certamente la Chiesa universale, con la preghiera costante ed unanime, otterrà che, placata la divina giustizia, possa finalmente vedere distrutte le forze dell’inferno, sconfitti ed annientati gli sforzi della malizia umana, e ricondotte sulla terra la pace e la giustizia.
Per ciò che Vi riguarda, Venerabili Fratelli, specialmente rivolgete il pensiero e le forze affinché, sempre più strettamente congiunti tra Voi come una serrata falange, possiate affrontare i nemici di Dio, i quali, con arti e con impeto sempre nuovi, assaltano la Chiesa (che da nessuna forza può mai essere distrutta), e più facilmente e più efficacemente possiate resistere al loro urto e sbaragliare le loro schiere. Queste cose, che vivamente desideriamo e con ardore invochiamo, di tutto cuore auguriamo a Voi ed a tutta la famiglia cattolica. Intanto, auspice del sospiratissimo evento e del divino favore, testimonianza non dubbia della particolare Nostra benevolenza e gratitudine, dal più profondo del cuore affettuosissimamente impartiamo l’Apostolica Benedizione a ciascuno di Voi, Venerabili Fratelli, ed al Clero e all’intero popolo affidato alle cure di ciascuno di Voi.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 5 agosto 1871, festa di Santa Maria all’Esquilino, anno vigesimosesto del Nostro Pontificato.