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Pio IX
Nemo certe ignorat
Nessuno certamente ignora, Venerabili Fratelli, con quale straordinaria e ferma fedeltà e venerazione verso questa Cattedra di Pietro, madre e maestra di fede di tutti i Cristiani, e con quale singolare concordia spirituale e con quale perseveranza i Presuli d’Irlanda si siano sempre preoccupati di distinguersi nel difendere il cattolicesimo e nell’adempiere all’ufficio episcopale. Da ciò consegue che essi, pur tra violente tempeste, con somma gloria del proprio nome e consolazione di questa Sede Apostolica, assolvendo coraggiosamente con sforzi congiunti il proprio ministero, hanno ben meritato della Chiesa poiché nulla hanno considerato più importante del distogliere con sollecitudine e con animo pienamente concorde i popoli della nobile Irlanda dal contagio dell’errore, e tra essi proteggere, difendere, custodire con estrema diligenza il deposito della nostra santissima fede e della verità cattolica.
Mentre Ci compiacciamo di ricordare tutto ciò con grande gioia dell’animo Nostro e con onore insigne per il Vostro Ordine, Venerabili Fratelli, non poco siamo addolorati e preoccupati per il fatto che abbiamo appreso con quali insidie il nemico antico cerchi al presente di minare e indebolire la concordia dei Vostri animi e di suscitare il dissenso.
Perciò sebbene sia radicata in Noi una tale opinione della Vostra pietà, in forza della quale non dubitiamo minimamente che Voi, opponendovi con energia alle insidie del nemico con zelo sempre crescente, combatterete con fermezza e prudenza nel campo del Signore per la causa di Dio e della Santa Chiesa, tuttavia per dovere del Nostro ministero apostolico e per il grande amore che nutriamo per Voi e per codesti fedeli non possiamo non inculcare in Voi insistentemente sentimenti di vicendevole concordia.
"Sappiamo infatti ed è evidente – Per usare le medesime parole del Nostro Antecessore S. Gregorio Magno – che la linea dell’accampamento appare terribile per i nemici quando sia raccolta e chiusa in modo che in nessun punto appaia interrotta. Infatti, se è disposta in modo che si lasci un varco attraverso il quale il nemico possa penetrare certamente, non è più terribile per i suoi avversari. Anche noi dunque, quando schieriamo l’esercito per la battaglia spirituale contro gli spiriti maligni, dobbiamo assolutamente farci trovare sempre uniti e avvinti dalla carità e non divisi mai dalla discordia, poiché, qualunque opera buona ci sia stata in noi, se manca la carità, attraverso il male della discordia si apre nel nostro schieramento un varco dal quale l’avversario potrà entrare per colpirci"
Perciò, Venerabili Fratelli, la Nostra bocca si schiude davanti a Voi e con profondo affetto del Nostro cuore Vi confortiamo, ammoniamo, esortiamo e scongiuriamo perché uniti e vincolati sempre più da un saldissimo patto di reciproca carità nell’accrescere la gloria di Dio, nel difendere la dottrina della Chiesa Cattolica, nel propugnare i suoi diritti, nel proteggere l’integrità del gregge a Voi affidato, nello sconfiggere le insidie e gli errori degli avversari, nell’adempiere agli altri doveri del Vostro importantissimo ufficio episcopale siate sempre più unanimi, in perfetta identità di intenti e di opinioni e siate solleciti nel conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace.
E poiché nella vostra sapienza sapete benissimo quanto questa sacerdotale e fedele concordia degli animi, delle volontà e dei pensieri sia necessaria e giovi al bene della Chiesa e all’utilità dei fedeli, Noi siamo assolutamente sicuri per la Vostra esimia pietà e virtù che Voi non stimerete mai nulla più importante non solo dell’alimentare sempre più tale concordia tra di Voi, ma anche del difenderla maggiormente ed accrescerla specialmente con gli altri Venerabili Fratelli di Inghilterra e con i Presuli di Scozia.
Sapete bene infatti che Voi ed Essi, con unico e identico zelo religioso e sotto il presidio della mutua carità, dovete con ogni sforzo dedicarvi al perfezionamento dei fedeli nell’opera del ministero, per l’edificazione del corpo di Cristo, e che di nulla dovete maggiormente preoccuparvi quanto di compiere con energie congiunte, sotto la guida di questa Sede Apostolica, tutto ciò che serve a promuovere la gloria di Dio e la salvezza eterna degli uomini. Per parte Nostra, Venerabili Fratelli, tanto più confidiamo che sarete sempre solleciti di tale concordia perché ricordiamo certo con grande gioia dell’animo Nostro quale sia stata la Vostra unanimità nel sottoscrivere gli atti del Sinodo da Voi tutti celebrato a Thurles nel 1850 per la difesa degli interessi della Chiesa Cattolica in Irlanda. E volendo richiamare rapidamente un punto riguardante quel Sinodo, ricorderete, Venerabili Fratelli, la lettera a Noi inviata da dodici di Voi dopo la celebrazione del Sinodo l’11 settembre dello stesso anno 1850, e sottoscritta anche dal Venerabile Fratello Daniele Arcivescovo di Dublino, da poco scomparso con Nostro dolore: lettera nella quale si trattava specialmente di codesti cosiddetti Collegi della Regina, e non ignorate i Decreti da Noi emessi, dopo matura riflessione, attraverso la Nostra Congregazione preposta alla Propagazione della Fede. Peraltro, poiché riteniamo opportuno e ardentemente desideriamo che Voi tutti conosciate in quali termini abbiamo scritto al suddetto Arcivescovo di Dublino su questa importantissima questione nella Nostra lettera personale del 17 novembre dell’anno scorso, abbiamo ritenuto di rendervi note con questa Nostra lettera le stesse parole che abbiamo usato e che sono le seguenti: "Per quanto riguarda i Collegi della Regina, di cui parli nella tua ricordata lettera, sii certo che Ci è stato graditissimo sapere che Tu, Venerabile Fratello, dopo i decreti emessi da questa Sede Apostolica su una questione di tanta importanza, hai dichiarato con animo prontissimo di ubbidire a tali Decreti. E siamo convinti che non solo darai sollecita esecuzione ai Decreti stessi, ma provvederai anche con ogni azione, sollecitudine e zelo perché i medesimi Decreti siano onorati con l’ossequio dovuto e siano sollecitamente messi in pratica con ogni impegno da quei Presuli dai quali abbiamo ricevuto la lettera dell’11 settembre dell’anno scorso, da Te pure sottoscritta. Questi Decreti invero Ci sono stati sempre molto a cuore e ardentemente desideriamo e vogliamo che siano da tutti osservati con ogni diligenza e scrupolo poiché in essi si tratta della difesa della dottrina cattolica; cosa, questa, di cui nulla può e deve essere per Noi più importante".
Da ciò facilmente intendete come quel Venerabile Fratello sia stato da Noi esortato ed incitato ad applicare tutte le sue forze perché quei Decreti fossero sia da lui sia dagli altri rispettati con ogni diligenza. Ma poiché Egli, impedito dalla morte, forse non ha potuto portare a compimento ciò che era nei Nostri voti, Noi stessi con la maggiore possibile insistenza, più e più volte ripetutamente raccomandiamo e ripetiamo insistentemente a Voi tutti che, per la Vostra devozione, i Decreti sopra ricordati siano con ogni diligenza osservati da tutti.
Certo a nessuno di Voi, Venerabili Fratelli, è ignoto che gli Atti e Statuti del Sinodo da Voi celebrato a Thurles, dopo maturo esame, sono stati da Noi approvati con alcuni emendamenti fin dal giorno 23 maggio dell’anno scorso, con un Decreto emesso dalla richiamata Nostra Congregazione preposta alla Propagazione della Fede e confermato dalla Nostra suprema Autorità. Poiché dunque abbiamo deciso di approvare, confermare e sancire nuovamente i medesimi Atti e Statuti con i menzionati emendamenti, in forma più solenne per mezzo di Nostra Lettera Apostolica con il sigillo dell’Anello del Pescatore in data 23 di questo mese, sarà compito della Vostra sollecitudine episcopale vegliare con ogni cura e zelo che essi siano considerati definiti e perfetti e da tutti osservati con la massima diligenza. Mentre dunque Vi tributiamo il meritato elogio per il fatto che nel ricordato Concilio di Thurles, solleciti, tra l’altro, per la sana educazione cattolica della gioventù, avete deciso con provvida saggezza di concordare i Vostri propositi e di istituire quanto prima una Università Cattolica irlandese nella quale i giovani, senza pericolo per la fede cattolica, vengano istruiti nelle umane lettere e nelle più severe discipline, Vi incitiamo, Venerabili Fratelli, a non volere risparmiare cure e zelo affinché questa opera utilissima sia condotta alla realizzazione desiderata con la maggiore rapidità possibile. Per questa ragione, assecondando molto volentieri le Vostre richieste, con la Nostra predetta Lettera Apostolica abbiamo approvato con grande gioia dell’animo Nostro l’istituzione della Università Cattolica di cui trattasi. E molto Ci siamo rallegrati quando abbiamo saputo che i fedeli d’Irlanda con tanta alacre pietà e liberalità sono venuti incontro a questi Vostri eccellenti progetti, in modo che già si sono procurati consistenti aiuti per questo fine. Perciò, mentre calorosamente Ci congratuliamo con Voi e con i fedeli stessi, concepiamo rinnovata speranza che questa Università Cattolica, con l’aiuto di Dio, sia quanto prima eretta con esito prospero e felice secondo i Nostri e Vostri desideri.
Ora dunque, siccome non vi è nulla, come Voi, Venerabili Fratelli, avete accertato e verificato, che maggiormente educhi gli altri alla pietà e al culto assiduo di Dio quanto la vita e l’esempio di coloro che si sono dedicati al ministero divino, non tralasciate mai di impegnare ogni Vostra iniziativa e attività perché tutti i chiamati al servizio del Signore, memori della loro vocazione e del loro ufficio rifuggano assolutamente da ciò che è vietato ai Chierici e che ad essi non si addice affatto, e siano di esempio ai fedeli nella parola, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella castità affinché dimostrino un decoroso atteggiamento sacerdotale coerente con il loro ordine e la loro dignità, e assolvano con pietà e convenienza i compiti del loro ministero, affinché amministrino ai fedeli con lo scrupolo, il decoro e la cura adeguata i Santissimi Sacramenti della Chiesa, per mezzo dei quali ogni vera giustizia ha inizio, e se iniziata viene accresciuta, e se perduta viene riacquistata; affinché attendano assiduamente alla preghiera e coltivino con diligenza lo studio, specialmente delle sacre discipline, e sotto la Vostra guida si dedichino con grande zelo alla salvezza delle anime.
Ognuno di Voi sa benissimo quanto sia importante per la Chiesa, soprattutto in tempi tanto avversi, avere Ministri idonei, che non possono derivare se non da Chierici ottimamente formati. Perciò, Venerabili Fratelli, non desistete mai dal dedicare tutte le vostre cure e i vostri pensieri con indefesso zelo a questo fine, che cioè i giovani Chierici fin dai primi anni siano tempestivamente educati ad ogni pietà, virtù e spirito ecclesiastico, e siano accuratamente istruiti sia nelle umane lettere, sia nelle più severe discipline, specialmente quelle sacre, lontano da ogni pericolo di novità profana e di errore, in modo che rifulgano dell’ornamento di tutte le virtù, e protetti dal presidio di salutare e solida dottrina siano in grado a tempo opportuno di ammaestrare con la parola e con l’esempio il popolo cristiano e confutare i contradditori.
Ecco, Venerabili Fratelli, ciò che per l’intenso affetto verso di Voi e codesti fedeli abbiamo ritenuto di dovere indicarvi con questa lettera, e certo non dubitiamo Vi onoriate di corrispondere pienamente ai Nostri desideri. La Vostra fedeltà, la Vostra pietà e la Vostra venerazione verso di Noi e questa Sede Apostolica e la Vostra virtù episcopale e sollecitudine sono tali che confidiamo senza riserve che Voi, uniti da un sempre più stretto vincolo di carità e con identico sentimento reciproco, non lascerete mai nulla di intentato perché, con l’aiuto della grazia divina, continuiate con zelo sempre crescente ed ogni costanza e prudenza a opporre un muro a difesa della casa di Israele e a tenere lontano da pascoli avvelenati il gregge affidato alla Vostra cura, e a indirizzarlo verso pascoli salutari, e a ricondurre su sentieri di verità e giustizia i miseri erranti, e a tentare ogni mezzo perché tutti crescano nella scienza di Dio e nella conoscenza del Nostro Signore Gesù Cristo. Noi, frattanto, in umiltà di cuore non tralasciamo in ogni preghiera e supplica, unite al ringraziamento, di implorare il Padre clementissimo delle misericordie perché sempre effonda propizio su di Voi i più fecondi doni della sua Bontà, nella preghiera che tali doni discendano copiosamente anche sulle dilette pecore a Voi affidate.
E come auspicio di questo celeste presidio e pegno del Nostro ardentissimo affetto verso di Voi, ricevete la Benedizione Apostolica che dall’intimo del cuore e unita al voto di ogni vera felicità impartiamo molto amorevolmente a Voi, Venerabili Fratelli, e a tutti i Chierici e Laici fedeli affidati alla Vostra fede.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 marzo 1852, anno sesto del Nostro Pontificato.