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Pio VI
Ubi communis


1. Ove comuni sono gli errori, comuni egualmente debbono essere le ammonizioni che la carità dell’Apostolica Sede e della Chiesa fa precedere alle pene canoniche. Con recente lettera del 19 dello scorso mese, diretta ai diletti figli Nostri Cardinali della Santa Romana Chiesa, ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi, ed ai diletti figli del capitoli, al clero e al popolo del regno di Francia, Noi abbiamo di nuovo ammonito generalmente gli autori e tutti i fautori della civile Costituzione del clero di quel regno, e specialmente i vescovi consacranti e gli assistenti, i pseudo-vescovi consacrati ed intrusi e i loro vicari, i vescovi che hanno prestato il civico giuramento, i parroci intrusi, i vicari e gli altri preti approvati e delegati dai vescovi intrusi del medesimo regno, avendo prestabilito per coloro che si ammoniscono uno spazio di sessanta giorni per la seconda, e di altri sessanta giorni per la terza ammonizione.

2. Noi, soffrendo che questa civile Costituzione del clero di Francia sia stata introdotta in codesta isola, inviamo anche a voi, Venerabile Fratello, e ai vescovi vostri colleghi parecchi esemplari di questa lettera resa già pubblica con le stampe romane, come già inviammo a voi, e ai vostri colleghi gli altri esemplari della prima Nostra lettera monitoriale del 13 aprile dell’anno scorso 1791, acciocché ciascuno di voi, per quanto gli sarà possibile, procuri di diffondere questa seconda lettera, come diffuse la prima, ai capitoli, ai parroci, al clero e al popolo di ciascuna diocesi, ed acciocché unisca alle Nostre anche le proprie sollecitudini e cure.

3. Non ignoriamo invero che avutasi la notizia dell’arrivo della prima Nostra lettera in codesta isola, non si lasciò di usare costì ogni violenza ed ingiuria, affinché andassero a vuoto le Nostre paterne voci. Non ignoriamo altresì che nel principio del mese di maggio dello stesso anno 1791 si giunse ben oltre, tanto che sebbene fossero vivi tutti i Vescovi dell’isola, a norma della Costituzione predetta si elesse a Vescovo di tutta l’isola Ignazio Francesco Guasco della città di Bastìa, uomo già molto avanzato in età, e assai dissimile dal venerabile fratello Vescovo di Mariana, del quale e di altri vescovi fu anche lungamente vicario.

4. Né ignoriamo che questo eletto, con esecrabile attentato, procurò alla fine di giugno di farsi imporre sacrilegamente le mani nella città di Aix in Provenza dal vescovo intruso, calpestando tutte le leggi dell’antica e nuova disciplina ecclesiastica. Né parimenti ignoriamo la lettera pastorale che egli, essendo ritornato in patria ed essendosi intruso nel governo spirituale dell’isola, fece divulgare il 10 luglio dello stesso anno. Tale lettera non contiene parola che non deturpi e non disonori il sacro carattere, e che non corrisponda a quei finti e simulati sentimenti di zelo, di carità, e di comunione con questa Santa Sede, di cui si sono serviti tutti gl’intrusi nelle loro pastorali; sentimenti invero abbastanza contraddetti dai loro fatti, e abbastanza smascherati da Noi con la prima e con la seconda Nostra lettera.

5. A questi temerari attentati l’intruso ha aggiunto l’elezione dei vicari e la destinazione di qualche confessore e predicatore; ha accordato delle dispense matrimoniali, ed ha esercitato altri atti i quali, per mancanza di giurisdizione, erano già stati dichiarati nulli nella citata Nostra lettera del 13 aprile. Per niente atterrito dall’ammasso di tanti delitti, egli non esitò a celebrare una sacrilega ordinazione nel passato dicembre, e ad amministrare il sacramento della Cresima, quantunque non potesse ignorare che a norma dei canoni, e in forza della medesima Nostra lettera, rimaneva del tutto sospeso dall’esercizio dell’ordine vescovile.

6. Ma se l’intruso ha peccato tanto miseramente insieme con i suoi seguaci e fautori, quello che certamente Ci consola è che, dopo le Nostre prime ammonizioni, siano seguite delle ritrattazioni, particolarmente nella provincia di Balagna, e altresì che i buoni, in grandissimo numero, siano rimasti saldi nella loro fede, in modo che molti ecclesiastici dell’uno e dell’altro clero, e anche molti secolari hanno sopportato vittoriosamente ingiurie gravissime, e hanno anche sofferto il carcere, chi per più giorni e chi per più mesi.

7. Gloriosa del pari è stata la prova che hanno dato della loro fede i cinque egregi Vescovi, dei quali uno resta tuttavia nell’isola, fermo nel detestare le novità, mentre gli altri quattro partirono dalle loro diocesi e dall’isola stessa, costretti dalle violenze, come è accaduto dei venerabili fratelli Vescovi di Mariana e di Nebbio: il primo di questi è stato costretto a partire senz’alcun indugio, e l’altro dopo essere stato guardato a vista in casa sua da più soldati per lo spazio di diciassette giorni; gli altri poi partirono non per altra ragione, se non perché temettero maggiori mali e disavventure per i loro greggi, come di fatto è certamente accaduto al venerabile fratello Vescovo di Ajaccio, e a voi che sulla fine del passato anno non cessaste di protestare contro la civile costituzione del clero. Tutti i pastori poi, quanti sono, presenti o assenti, cercano nel miglior modo possibile di soccorrere i loro greggi, tanto che i buoni pastori e i buoni greggi sono degni dei maggiori elogi.

8. La nuova lettera che ora vi dirigiamo servirà agli uni e agli altri di incitamento, affinché ciascuno resti fermo nel suo proponimento, e dimostrerà contemporaneamente a tutti coloro che hanno traviato, e massime all’intruso, ai suoi vicari e agli altri preti da lui approvati e delegati, l’orrore dei propri delitti, la nullità degli atti, e la gravità dell’ultima pena, che sarà certamente dichiarata contro di loro, se seguiteranno ad abusare dei paterni tratti della Nostra clemenza.

9. E poiché la condizione degli ecclesiastici e dei popoli di codesta isola dev’essere del tutto uguale a quella degli ecclesiastici e dei popoli della Francia, perciò dichiariamo di accordare ai Venerabili Fratelli della Corsica, per le loro rispettive diocesi, quelle medesime facoltà che accordammo già agli Arcivescovi e Vescovi del regno della Francia; e per questo stesso motivo uniamo a questa lettera più esemplari delle facoltà di cui ciascuno di voi potrà servirsi per provvedere più speditamente al bene spirituale dei popoli in tale e tanta calamità di cose, che Dio Ottimo Massimo presto allontani, come Noi speriamo che farà, confidando nella sua misericordia. Intanto diamo amorevolmente a voi, Venerabile Fratello, e al gregge affidato alla vostra cura l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 4 aprile 1792, anno decimottavo del Nostro Pontificato.


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