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Pio VI
Ad nostras manus


1. È giunto nelle Nostre mani un certo scritto recante il titolo "Manifeste de l’armée chrétienne et royale au peuple français à Clisson, ce premier Juin 1793". Ordunque, in questo manifesto pubblicato in nome dei generali dell’esercito cristiano, si dichiara, fra le altre cose, che volendo essi, in tutti i modi possibili, riportare la Religione Cattolica nelle condizioni di prima, renderla cioè di nuovo fiorente, invitano i curati e i vicari destituiti in forza delle facoltà generali dei loro legittimi Vescovi, ad indirizzarsi al Vescovo di Agra, Vicario Apostolico abitante in un certo paese chiamato Saint-Laurent sur Sèvre, per domandargli in che modo si devono comportare e come debbono impostare le loro azioni.

2. In verità ignoriamo se uno scritto di tal specie sia autentico o no. Del resto, chi lo ha pubblicato ha premesso un avvertimento: lascia la libertà ai francesi di accordare al testo quella fiducia che riterranno possa meritare.

Nondimeno, siccome il ristabilimento della Religione Cattolica, al quale sembrano mirare non senza la massima lode le intenzioni dei predetti generali, è sempre stato il principale e unico scopo delle Nostre apostoliche funzioni, poiché i ricordati comandanti, eleggendo in questo caso un certo individuo che si considera Vescovo di Agra e Vicario apostolico non solo non conseguono il fine che si prefiggono, ma aprono anche una più larga strada all’errore, non senza una gravissima mistificazione per i fedeli, dal momento che Ci risulta non esistere in alcun luogo un Vescovo di tal nome e che mai da Noi fu conferita la carica di vicario apostolico. Per togliere ogni dubbio alla vicenda in un momento tanto importante, abbiamo deciso di avvisarvi, diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, che se qualcuno ha avuto il coraggio di usare il titolo di Vescovo di Agra e di qualificarsi come vicario apostolico non deve essere ritenuto tale da nessuno; anzi tutti lo respingano e lo evitino come usurpatore di entrambe le dignità e considerino tutti i suoi atti come sacrilegi in quanto viziati dal marchio della nullità. Dallo scritto di cui sopra non si capisce quale sia il nome di questo pseudo-vescovo, ma da altra fonte abbiamo saputo che si chiama Guillot de Folleville.

3. Invitiamo quindi, in nome del Signore, ciascuno di voi, Venerabili Fratelli, a mettere in guardia contro questo inganno le singole popolazioni e in particolare i vostri diocesani. Siccome, come si dice per certo, codesto pseudo-vescovo e vicario apostolico protrae a lungo la sua permanenza nel ricordato paese di Saint-Laurent, nella diocesi di Poitiers, poco distante dalla diocesi di Saint-Pol de Léon, Ci rivolgiamo a voi, Venerabili Fratelli Vescovi di Poitiers e di Saint-Pol de Léon e anche a voi che avete le diocesi nelle province del Poitou e della Bretagna affinché abbiate cura di avvertire della cosa i vostri diocesani nel modo migliore possibile, ed è necessario che usiate quello zelo che è comune a voi e agli altri Vescovi francesi e che vi ci dedichiate con tutte le forze.

4. A questi fermi ammonimenti, Venerabili Fratelli, aggiungete anche i vostri contro lo pseudo-vescovo e vicario, ordinandogli, così come Noi gli ordiniamo con questa Nostra lettera, di astenersi da qualunque ufficio attinente alle dignità usurpate, abbandonando secondo coscienza l’empio crimine, e di soddisfare agli obblighi verso la Chiesa per ottenere il perdono e l’assoluzione dalle gravissime pene alle quali si è esposto in base alle regole dei sacri canoni, richiamate in altre nostre apostoliche lettere.

5. Non possiamo certamente dubitare, Venerabili Fratelli, che ognuno di voi, quando foste costretti ad abbandonare le vostre sedi, non abbia adeguatamente provveduto alle necessità spirituali dei fedeli e non si sia avvalso delle facoltà straordinarie di delegare ad altri, quei poteri che Noi vi avevamo concessi.

Nondimeno, se dovesse accadere che la persecuzione degli avversari rendesse inutili e vani i vostri provvedimenti, tanto da privare una qualsiasi località della legittima autorità ecclesiastica, coloro che hanno l’onore di difendere così lodevolmente la causa del Sacerdozio, ricorrano alla Sede Apostolica. Noi interverremo con un pronto e legittimo aiuto affinché possiate tutti di nuovo raggiungere, dirigere e amministrare le vostre diocesi.

Nel frattempo voglia il Signore che i Nostri comuni voti si compiano e che voi possiate ritornare entro breve tempo alle vostre sedi, esercitare liberamente il ministero pastorale e riportare nell’illustre regno di Francia la pace e la religione, così come Noi imploriamo e confidiamo che avvenga in avvenire.

Intanto impartiamo affettuosamente a voi, diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 31 luglio 1793, anno diciannovesimo del Nostro Pontificato.


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