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Pio XII
Redemptoris nostri
I luoghi santi della Palestina
15 aprile 1949(1)
La passione del nostro divin Redentore, che nei giorni di questa settimana santa si ripresenta come in una viva scena al nostro sguardo, richiama con intensa commozione la mente dei cristiani a quella terra che, prescelta per divino consiglio a essere la patria terrena del Verbo incarnato, e testimone della sua vita e della sua morte, fu bagnata del suo sangue preziosissimo.
Ma quest'anno, al pio ricordo di quei luoghi santi, il Nostro animo è profondamente addolorato, per la loro critica e incerta situazione.
Già nello scorso anno con due Nostre lettere encicliche, vi abbiamo caldamente esortato, venerabili fratelli, a indire pubbliche e solenni preghiere, per affrettare la cessazione del conflitto che insanguinava la terra santa, e ottenere una sua giusta sistemazione, che assicurasse piena libertà ai cattolici, e la conservazione e tutela di quei sacri luoghi.
Poiché oggi le ostilità sono cessate, o per lo meno sono sospese, in seguito agli armistizi recentemente conclusi, Noi rendiamo ardentissime grazie all'Altissimo ed esprimiamo il Nostro sentito apprezzamento per l'opera di coloro che si sono nobilmente adoperati per la causa della pace.
Ma, con la sospensione delle ostilità, si è ancora lungi dallo stabilire effettivamente in Palestina la tranquillità e l'ordine. Infatti, giungono ancora a Noi i lamenti di chi giustamente deplora danni e profanazione di santuari e di sacre immagini, e distruzione di pacifiche dimore di comunità religiose. Ci giungono ancora le implorazioni di tanti e tanti profughi, di ogni età e condizione, costretti dalla recente guerra a vivere in esilio, sparsi in campi di concentramento, esposti alla fame, alle epidemie e ai pericoli di ogni genere.
Noi non ignoriamo quanto è stato generosamente compiuto da pubblici organismi e da iniziative private per alleviare la sorte di questa provatissima moltitudine; e Noi stessi, continuando l'opera di carità, intrapresa sin dall'inizio del Nostro pontificato, abbiamo fatto e facciamo quanto è possibile per sovvenire ai loro più urgenti bisogni.
Ma la situazione di questi profughi è così incerta e precaria, che non potrebbe protrarsi più a lungo. Mentre perciò esortiamo tutte le persone nobili e generose a soccorrere secondo le loro possibilità questi esuli, sofferenti e privi di tutto, rivolgiamo un caldo appello a coloro cui spetta provvedere, perché sia resa giustizia a quanti, costretti dal turbine della guerra a lasciare le loro case, non bramano che ricostituire in pace la loro vita.
Ciò che più ardentemente desidera il Nostro cuore e quello di tutti i cattolici, specialmente in questi santi giorni, è che finalmente la pace torni a splendere su quella terra, dove visse e versò il suo sangue Colui che dai profeti fu annunziato come "il Principe della pace" (Is 9,6) e dall'apostolo Paolo proclamato "la Pace" (cf. Ef 2,14).
Questa pace, vera e duratura, Noi abbiamo ripetutamente invocato; e, per affrettarla e consolidarla, già dichiarammo nella Nostra lettera enciclica In multiplicibus "essere assai opportuno che per Gerusalemme e per i suoi dintorni - là dove si trovano i venerandi monumenti della vita e della morte del divin Redentore - sia stabilito un regime internazionale, che nelle attuali circostanze sembra il più adatto per la tutela di questi sacri monumenti".(2)
Ora non possiamo che rinnovare quella Nostra dichiarazione, che vuole essere anche invito ai fedeli di qualsiasi parte del mondo ad adoperarsi con ogni mezzo legale, affinché i loro governanti e tutti coloro ai quali spetta la decisione di così importante problema si persuadano a dare alla città santa e ai suoi dintorni una conveniente situazione giuridica, la cui stabilità, nelle presenti circostanze, può essere assicurata e garantita soltanto da una comune intesa delle nazioni amanti della pace e rispettose dei diritti altrui.
Ma è inoltre necessario provvedere alla tutela di tutti i luoghi santi, che si trovano non solo in Gerusalemme e nelle sue vicinanze, ma anche in altre città e villaggi della Palestina.
Poiché non pochi di essi, in seguito alle vicende della recente guerra, sono stati esposti a gravi pericoli e hanno subìto danni notevoli, è necessario che quei luoghi, depositari di così grandi e venerabili memorie, fonte e nutrimento di pietà per ogni cristiano, siano convenientemente protetti da uno statuto giuridico, garantito da una forma di accordo o di impegno internazionale.
Sappiamo quanto i Nostri figli desiderino di riprendere verso quella terra i tradizionali pellegrinaggi, che i quasi universali sconvolgimenti hanno da lungo tempo sospeso. E il desiderio dei Nostri figli si fa più ardente ora, nell'imminenza dell'anno santo; perché è naturale che in quel tempo i cristiani sospirino di visitare quella regione, che fu spettatrice dei misteri della divina redenzione. Volesse il cielo che questo ardentissimo desiderio fosse presto esaudito!
Ma perché ciò si verifichi, bisogna che siano adottate tutte quelle misure che rendano possibile ai pellegrini di accedere liberamente ai vari santuari; compiervi senza alcun ostacolo pubbliche manifestazioni di pietà; soggiornarvi senza pericoli e senza preoccupazioni. Né vorremmo che i pellegrini dovessero provare il dolore di vedere quella terra profanata da luoghi di divertimento mondani e peccaminosi: il che recherebbe ingiuria al divin Redentore e offesa al sentimento cristiano.
Anche le molte istituzioni cattoliche, di cui è ricca la Palestina per la beneficenza, l'insegnamento e l'ospitalità dei pellegrini, dovranno, com'è loro diritto, poter continuare a svolgere, senza restrizioni, quella loro attività, con cui in passato si sono acquistate tante benemerenze.
Non possiamo, infine, non far presente la necessità che siano garantiti tutti quei diritti sui luoghi santi, che i cattolici già da molti secoli hanno acquistato, che hanno sempre decisamente e ripetutamente difeso, e che i Nostri predecessori hanno solennemente ed efficacemente affermato.
Queste sono, o venerabili fratelli, le cose sulle quali abbiamo creduto opportuno richiamare la vostra attenzione.
Esortate perciò i vostri fedeli a prendere sempre più a cuore le sorti della Palestina e a far presenti alle Autorità competenti i loro desideri e i loro diritti. Ma specialmente con una insistente preghiera implorino l'aiuto di Colui che guida gli uomini e le nazioni. Dio guardi benigno il mondo intero, ma specialmente quella terra, bagnata dal sangue del divin Redentore, affinché sopra gli odi e i rancori trionfi la carità di Cristo, che sola può essere apportatrice di tranquillità e di pace.
Intanto, in auspicio dei celesti favori e in attestato della Nostra benevolenza, impartiamo di tutto cuore a voi, venerabili fratelli, e ai vostri fedeli l'apostolica benedizione.
Roma, presso San Pietro, il 15 aprile, venerdì santo, dell'anno 1949, XI del Nostro pontificato.
Note
(1) PIUS PP. XII, Epist. enc. Redemptoris nostri de sacris Palaestinae locis, (Ad venerabiles Fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes), 15 aprilis 1949: AAS 41(1949), pp. 161-164.
(2) AAS 40(1948), p. 435; EE 6/662.