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Leone XIII
Noi rendiamo grazie
Maestà, Noi rendiamo grazie a V.M. della lettera che Ella ha voluto scriverci per interessarci alla Conferenza internazionale, la quale sta per radunarsi a Berlino, allo scopo di cercare i mezzi di migliorare le condizioni delle classi operaie. Ci è anzitutto gradito di felicitare V.M. per aver preso tanto a cuore una causa così nobile, così degna di seria attenzione e che interessa l’intero universo.
Questa causa d’altronde non ha cessato dal preoccupare Noi stessi, e l’opera intrapresa da V.M. risponde ad uno dei Nostri voti più cari. Già pel passato, come Ella si ricorda, Noi abbiamo manifestato i nostri pensieri sopra questo argomento, e colla Nostra parola abbiamo fatto valere in suo favore l’insegnamento della Chiesa cattolica, di cui Noi siamo il Capo. In una più recente circostanza Noi abbiamo di nuovo ricordato questo insegnamento; e perché questo difficile ed importante problema sia risoluto secondo tutte le regole della giustizia, ed i legittimi interessi della classe laboriosa sieno, come si conviene, tutelati, Noi abbiamo esposto a tutti ed a ciascuno, compreso i governi, i doveri e gli obblighi speciali che loro incombono.
Senza verun dubbio l’azione combinata dei governi contribuirà potentemente a raggiungere lo scopo tanto desiderato. La conformità di vedute e delle legislazioni, per quanto almeno lo consentano le condizioni diverse dei luoghi e dei paesi, sarà di natura da fare grandemente progredire la questione verso una equa soluzione.
Perciò Noi non potremo che appoggiare altamente tutte le deliberazioni della Conferenza, che tenderanno a rialzare le condizioni degli operai, come, per esempio, una distribuzione di lavoro più proporzionata alle forze, all’età ed al sesso di ciascuno, il riposo nel giorno del Signore ed in generale tutto ciò che impedirà che l’operaio sia sfruttato, come un vile strumento, senza riguardo per la dignità di uomo, per la sua moralità, pel suo focolare domestico.
Però non è sfuggito a V. M. che la felice soluzione di una questione così grave richiederebbe, oltreché il savio intervento dell’autorità civile, il possente concorso della religione e la benefica azione della Chiesa. Il sentimento religioso invero è solo capace d’assicurare alle leggi tutta la loro efficacia, ed il Vangelo è il solo codice ove si trovino consegnati i principi della vera giustizia, le massime della mutua carità che deve unire tutti gli uomini come figli dello stesso padre e membri della stessa famiglia.
La religione insegnerà quindi al padrone a rispettare nell’operaio la dignità umana ed a trattarlo con giustizia ed equità. Essa inculcherà nella coscienza dell’operaio il sentimento del dovere e della fedeltà, e lo renderà morale, sobrio ed onesto. È per aver perduto di vista, negletti e disconosciuti i principi religiosi, che la società si vede scossa fin dalle sue fondamenta. Richiamarli e rimetterli in vigore è l’unico mezzo di ristabilire la società sopra le sue basi e di garantirle la pace, l’ordine e la prosperità. Ora è questa la missione della Chiesa, di predicare e di diffondere nel mondo intero questi principi e queste dottrine.
Ad essa quindi appartiene di esercitare una larga e feconda influenza nella soluzione del problema sociale. Tale influenza Noi l’abbiamo esercitata e Noi la eserciteremo ancora, specialmente a profitto delle classi operaie. Dal canto loro i Vescovi ed i Pastori, aiutati dal loro clero, agiranno egualmente nelle loro rispettive diocesi, e Noi speriamo che questa salutare azione della Chiesa, lungi dal vedersi contrariata dai poteri civili, troverà d’ora in poi presso loro aiuto e protezione. Ce ne sta garante da un lato l’interesse che i governi annettono a questa grave questione e dall’altra il benevolo appello che V.M. Ci ha testé diretto. Intanto Noi facciamo i più ardenti voti affinché i lavori della Conferenza sieno fecondi di benèfici risultati e rispondano pienamente alla comune attesa.
E prima di terminare la presente, Noi vogliamo esprimere qui la soddisfazione che abbiamo provato, apprendendo che V.M. aveva invitato a prendere parte alla Conferenza, in qualità di Suo delegato, Monsignor Kopp, Principe Vescovo di Breslavia. Egli si terrà certo onoratissimo di questa prova di alta fiducia, che V.M. gli dà in tale occasione.
È infine colla più viva soddisfazione che Noi esprimiamo a V.M. i voti più sinceri che Noi facciamo per la Sua prosperità e per quella della Sua Imperiale Famiglia.
Dal Vaticano, 14 marzo 1890.