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Leone XIII
Militans Iesu
La Chiesa militante di Gesù Cristo, sovrana mallevatrice di salute e d’incolumità per l’umana famiglia nei calamitosi tempi che corrono, è talmente travagliata da vedersi esposta a sempre nuovi cimenti: simile in verità a quella navicella del lago di Genesaret, la quale, pur trasportando Cristo Signore e i suoi discepoli, era fieramente sbattuta dall’impeto degli agitati flutti. Infatti i nemici della religione cattolica, forti del loro numero, insolentiscono oltre misura con audaci programmi, e, paghi di rifiutare apertamente le dottrine rivelate, indirizzano ogni possibile sforzo contro la Chiesa, al fine di espellerla completamente dal civile consorzio, od almeno di renderne impossibile ogni influenza nella pubblica vita dei popoli. Conseguentemente, nel compiere la missione affidatale dal suo divino Fondatore, si trova ostacolata e contrastata ad ogni passo.
Gli acerbissimi effetti di questa rea congiura tornano massimamente in pregiudizio del Romano Pontefice al quale, spogliato dei suoi legittimi diritti e intralciato in tanti modi nell’esercizio del suo eccelso ministero, si lascia, come per ischerno, niente altro che una sembianza di regale maestà. Pertanto, posti come Noi siamo al sommo della gerarchia cattolica e stretti dall’obbligo di governare la Chiesa universale, già da lungo tempo andiamo sperimentando, come più volte abbiamo dichiarato, quanto sia malagevole e disastrosa questa condizione a cui le vicende Ci hanno forzatamente ridotto. Non intendiamo elencarne qui ad uno ad uno i danni, ma ciò che va da più anni succedendo in questa Nostra Città è noto a tutti. Qui infatti, nel centro stesso della verità cattolica, si va oltraggiando la santità della religione, si vilipende la dignità della Sede Apostolica, e sovente la maestà del Pontefice è ingiuriata da uomini malvagi. Sono stati sottratti alla Nostra direzione parecchi istituti che lo zelo e la munificenza dei Nostri Predecessori avevano fondato e che avevano raccomandato alle vigili cure dei loro Successori; non si sono lasciate intatte nemmeno le sacre ragioni dell’Istituto cristiano di Propaganda, altamente benemerito non soltanto della religione, ma altresì della civiltà dei popoli; un Istituto al quale nei tempi andati nessuna forza nemica aveva mai osato recare alcuna offesa. Sono state chiuse o profanate non poche chiese cattoliche; moltiplicati i templi di rito eretico; accordata l’impunità di diffondere perverse dottrine con scritti e opere. Coloro che si sono impadroniti dello Stato si danno spesso da fare per varare leggi nocive alla Chiesa e alla cattolicità, e ciò fanno sotto gli occhi Nostri, che abbiamo da Dio il mandato di usare ogni possibile vigilanza, al fine di conservare incolumi gli interessi della cristianità e intatti i diritti della Chiesa. Senza alcun riguardo alla potestà d’insegnare, che è propria del Romano Pontefice, Ci vietano ogni ingerenza perfino nell’educazione della gioventù, e se Ci è permesso – ciò che non è interdetto a qualsiasi privato cittadino – di aprire scuole per la gioventù a Nostre spese, esse vengono assoggettate all’imperio e al controllo della legislazione civile.
Il triste spettacolo di tali fatti Ci accora tanto maggiormente in quanto non abbiamo possibilità di rimedio, come ardentemente vorremmo. Infatti Noi Ci troviamo più in balia dei nemici che in Nostro potere, e l’uso stesso di quella libertà che Ci viene consentita non ha saldo fondamento di durata e di sicurezza in quanto può esserci tolta o ridotta a talento altrui.
Frattanto si vede ogni giorno per esperienza che il contagio dei mali serpeggia entro il corpo della cristianità, investendo un gran numero di fedeli. Infatti le nazioni divengono ogni giorno più infelici a misura che si allontanano dalla Chiesa; una volta spenta o indebolita la fede cattolica, è breve il passo al pervertimento delle idee e alla voglia dei rivolgimenti. Una volta disprezzata la massima e nobilissima autorità di colui che in terra fa le veci di Dio, è evidente che alla autorità umana non restano freni idonei a comprimere gl’indomiti istinti dei rivoltosi o ad assopire nelle moltitudini il desiderio di una folle libertà. Conseguentemente la società civile, anche se già colpita da gravi disastri, tuttavia è atterrita per il timore di pericoli maggiori.
Pertanto la Chiesa, per poter respingere gli assalti dei nemici e adempiere a beneficio di tutti la sua missione, è costretta ad operare e a combattere molto. In questa lotta gagliarda e molteplice in cui si tratta della gloria di Dio e si combatte per l’eterna salute delle anime, a nulla varrebbero il valore e l’accorgimento degli uomini se dall’alto non venissero aiuti proporzionati al bisogno. Perciò, nelle dure contingenze in cui ebbero a trovarsi le genti cristiane, il ricovero aperto alle preoccupazioni e alle sofferenze fu sempre questo: supplicare Dio con insistenti preghiere affinché soccorra la sua Chiesa travagliata, le fornisca la forza di combattere e le dia la possibilità di vincere. Seguendo dunque l’ottima consuetudine e disposizione degli antichi, e ben consapevoli che Dio suole ascoltare tanto più benignamente le preghiere quanto è maggiore negli uomini il pentimento dei propri peccati e più fermo il proposito di riconciliarsi con Lui, per questo motivo, al fine di impetrare il celeste aiuto e agevolare il bene spirituale delle anime, in forza della presente Nostra Lettera notifichiamo a tutto il mondo cattolico un sacro Giubileo straordinario.
Dunque per la misericordia di Dio Onnipotente, e con l’autorità dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, per quella potestà di legare e di sciogliere che a Noi, sebbene indegni, conferì il Signore, concediamo in forma di generale Giubileo la pienissima indulgenza di tutti i peccati a tutti e singoli i fedeli d’ambo i sessi, purché entro i limiti del prossimo 19 del corrente marzo, sacro alla memoria di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, e il primo novembre incluso, festa d’Ognissanti, coloro che dimorano in Europa –e coloro che vivono fuori di Europa dal medesimo prossimo 19 marzo fino all’ultimo giorno del corrente anno 1881 incluso – eseguano quanto segue: cioè quanti sono in Roma, cittadini o forestieri, visitino due volte le Basiliche di San Giovanni Laterano, di San Pietro in Vaticano e di Santa Maria Maggiore, ed ivi per un certo tempo piamente preghino Iddio per la prosperità e l’esaltazione della Chiesa cattolica e di questa Apostolica Sede, per l’estirpazione delle eresie e la conversione di tutti gli erranti, per la concordia dei Principi cristiani e per la pace e l’unità di tutto il popolo fedele, secondo la Nostra intenzione; i medesimi entro il tempo anzidetto digiunino per un giorno adoperando solo cibi di magro, fuori dei giorni non compresi nell’Indulto quaresimale o consacrato altrimenti al digiuno di stretto diritto per precetto della Chiesa; inoltre, dopo avere confessato debitamente i propri peccati ricevano il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, e facciano qualche elemosina a beneficio di qualche opera pia.
Al qual proposito ricordiamo nominativamente quegli istituti per il mantenimento dei quali facemmo appello recentemente alla carità dei popoli cristiani, cioè la Propagazione della Fede, la Sacra Infanzia di Gesù Cristo, e le Scuole d’Oriente, le quali è Nostro vivo desiderio e ferma intenzione di stabilire e promuovere anche in lontane e barbare contrade bisognose.
Tutti gli altri, poi, che dimorano fuori di Roma visitino nel detto periodo di tempo, per due volte, tre Chiese da designarsi dagli Ordinari o dai loro Vicari o Delegati, o per loro mandato o, mancando i medesimi, da coloro che ivi hanno cura di anime; se vi sono due sole chiese, le visitino tre volte; se ve n’è una sola sei volte. Analogamente pratichino le altre opere sopra ricordate. Vogliamo che tale indulgenza a titolo di suffragio possa essere applicata a quelle anime che uscirono da questa vita congiunte di carità a Dio. Inoltre accordiamo agli Ordinari dei luoghi il potere di ridurre secondo il loro prudente giudizio il numero delle visite ai Capitoli, alle Congregazioni regolari e secolari, ai sodalizi, alle Confraternite, alle Università e Collegi, quali che siano, che visitino processionalmente le dette chiese.
Concediamo poi che i naviganti e i viaggiatori, quando saranno giunti ai loro domicilii o in altra stazione permanente, possano conseguire la stessa indulgenza visitando sei volte la chiesa parrocchiale o la maggiore, ed eseguendo debitamente le cose sopra scritte. Ai regolari poi d’ambo i sessi, anche dimoranti in perpetuo nei chiostri, ed a tutti gli altri, tanto laici quanto ecclesiastici secolari o regolari, detenuti in carcere o trattenuti da qualche malattia corporale o da qualunque altro giusto impedimento, i quali non potranno in tutto o in parte eseguire le suddette opere, concediamo ed accordiamo che il confessore possa commutarle in altre opere di pietà, o prorogarne l’adempimento ad altro tempo successivo, con facoltà anche di dispensare dalla Comunione i fanciulli che non vi siano stati ancora ammessi.
Inoltre, a tutti e singoli i fedeli, tanto laici quanto ecclesiastici, secolari e regolari di qualunque Ordine ed Istituto, anche se siano specificatamente da citare, concediamo la facoltà di potere, a questo effetto, scegliere a Confessore qualsiasi sacerdote, tanto secolare quanto regolare fra gli approvati; della qual facoltà concediamo che possano servirsi anche le Monache, le Novizie e le altre donne dimoranti nei chiostri, purché il Confessore sia approvato per le Monache.
Ai Confessori poi, in questa occasione e limitatamente al periodo di questo Giubileo, concediamo tutte quelle estesissime facoltà che furono da Noi concesse nell’altro Giubileo accordato con la Nostra Lettera Apostolica del 15 febbraio 1879 che incomincia Pontifices Maximi, bensì sempre eccettuate tutte quelle cose che Noi nella medesima Lettera eccettuammo.
Ed affinché con più sicurezza ed in maggiore quantità si colgano da questo sacro Giubileo quei frutti salutari che Noi Ci siamo proposti, tutti si sforzino con ogni mezzo di meritarsi con atto di particolare ossequio e devozione il favore della gran Madre di Dio. Lo stesso sacro Giubileo Noi affidiamo e raccomandiamo alla benigna tutela di San Giuseppe, Sposo castissimo della Beata Vergine Maria, che da Pio IX, Pontefice di gloriosa memoria, fu dichiarato Patrono della Chiesa universale, e la cui protezione desideriamo che venga ogni giorno supplichevolmente invocata da tutti i fedeli. Inoltre esortiamo tutti a volere intraprendere pii pellegrinaggi ai più celebri e venerati Santuari dei diversi paesi, fra i quali va ricordata in Italia, prima degli altri, la Santa Casa di Maria Vergine di Loreto, consacrata dalla memoria dei più sublimi misteri.
Per la qual cosa, in virtù della santa obbedienza ordiniamo e comandiamo a tutti e ai singoli Ordinari dei luoghi, ed ai loro Vicari e Delegati, o in mancanza di essi a coloro che esercitano la cura delle anime, che ove abbiano ricevuto i transunti o le copie anche stampate di questa Lettera, ognuno nei luoghi di propria giurisdizione, procurino che siano pubblicati, e indichino alle popolazioni, preparate, se è possibile, con la predicazione della parola di Dio, secondo quanto sopra è stato detto, la Chiesa o le Chiese da visitare.
Affinché poi questa Nostra Lettera, che non può essere recapitata nei singoli luoghi, venga più facilmente a conoscenza di tutti, vogliamo che ai suoi transunti od alle copie anche stampate, firmate per mano di qualche pubblico notaio, e munite del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti ovunque la stessa fede che si presterebbe a questa stessa presente Lettera se fosse esibita e mostrata.
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 12 marzo 1881 anno quarto del Nostro Pontificato.