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Gregorio XVI
Ubi novam
Non appena Ci desti notizia della nuova congrega di uomini empi sorta nella tua Diocesi, e inviasti a proposito di tale setta alcuni testi, sia a stampa, sia manoscritti, desideravamo ardentemente scriverti questa lettera. Ma a causa delle gravissime e molteplici preoccupazioni e inquietudini che costantemente Ci angustiano, non potemmo leggere subito e valutare a fondo quegli scritti, come era nei Nostri voti, per conoscere la perversa natura di questa società. Con grande dolore del Nostro animo Ci rendemmo conto dunque, da quegli stessi pestiferi scritti, come gli scellerati adepti di questa congrega, sotto false apparenze di pietà e con argomentazione massimamente capziosa, introducano i principi della perdizione nel gregge di Cristo. Con audacia assolutamente temeraria e sacrilega, attribuendosi il ruolo di apostoli di Cristo, si arrogano questa nuova missione che dicono voluta da Dio, annunziano il proprio falso e ingannevole compito misericordioso di far risorgere in qualche modo la Chiesa di Cristo. Osano anche raccontare al popolino di arcani colloqui con angeli ed altre creature celesti, e persino con Cristo; di visioni e miracoli; si attribuiscono un nuovo apostolato animato da laici; propongono per la Chiesa di Cristo un terzo regno che non hanno timore di chiamare regno dello Spirito Santo, affinché le verità contenute nel Vangelo e, come affermano con parole blasfeme, non ancora rettamente e adeguatamente spiegate dalla Chiesa, rifulgano di luce propria; ciò affinché si manifestino le nuove verità, e infine la Chiesa stessa risorga dall’attuale stato di depravazione. Le empie e deliranti proposizioni di codesta setta sono palesemente congruenti con il pensiero di quell’infame che si proclama ipocritamente capo della Normandia; che già si è ribellato alla Chiesa Cattolica e che, in spregio all’autorità di questa Sede Apostolica, aggirandosi fra le sue abominazioni e declamando perversità, trae il massimo profitto dagli stessi errori, propositi, giudizi di questa esecrabile setta, in modi e con linguaggi diversi, con i quali ordisce tenebrose insidie e peste per il gregge di Cristo. Quasi tutto ciò che è stato scritto e stampato da codesti propagandisti avevamo già acquisito e analizzato a fondo, giacché da tempo Ci era pervenuto.
Siamo prostrati da profonda afflizione, Venerabile Fratello, nel vedere come gli adepti di codesta diabolica congrega colpiscano con tanta malvagità e tanta impudenza la dottrina della vera Chiesa di Cristo, e come si avventino contro questa Cattedra di Pietro, e come ne disprezzino l’autorità al solo scopo di riuscire più facilmente e più liberamente a lacerare, annientare, distruggere le pecore del gregge del Signore. Per questo, Venerabile Fratello, tutto quanto reputasti utile operare contro tale setta Noi approviamo incondizionatamente, e seguiamo con meritate lodi nel nome del Signore la tua vigilanza e la tua mirabile sollecitudine. Infatti, svolgendo in modo egregio il tuo ministero, non appena fosti informato di quanto si insinuasse e vieppiù serpeggiasse, diffondendosi nella tua Diocesi, la detestabile congrega, senza indugio e con grande impegno la rigettasti e, studiandoti con singolare dedizione di tenere lontano da tali pascoli avvelenati il gregge affidato alla tua cura, spronasti con opportune lettere e moniti pastorali lo zelo del tuo clero, affinché meglio si potessero reprimere e ostacolare l’empietà, la licenza e i propositi degli scellerati. I quali sono lupi e cinghiali usciti dalla selva, pronti e risoluti a dilaniare le pecore del Signore, a distruggerne la vigna, degni di ogni esecrazione, censura e pena ecclesiastica. Prosegui dunque quanto hai intrapreso, Venerabile Fratello, e armato del tuo zelo, della tua prudenza e della tua esimia virtù, con tutte le tue forze combatti le battaglie del Signore, né lasciare alcunché d’intentato affinché i fedeli a te affidati rimangano saldi nella fede della Chiesa Cattolica ed evitino e rigettino gli errori, le menzogne, le illusioni di questa empia associazione.
Noi, per certo, nell’umiltà del Nostro cuore, affidandoci alle preghiere non cessiamo di supplicare Dio (della cui causa si tratta) perché Egli sostenga e fortifichi col suo celeste aiuto le tue determinazioni e le tue azioni. Frattanto ti rimandiamo gli scritti relativi a codesti mistificatori che ricevemmo da te, e quale pegno certissimo della Nostra speciale benevolenza verso di te impartiamo l’affettuosa Apostolica Benedizione, dal profondo del cuore, a te, Venerabile Fratello, e al tuo gregge.
Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 8 novembre 1843, anno tredicesimo del Nostro Pontificato.