La Storia della S. Sindone

La storia della sindone si perde nei secoli, ed ha come protagonisti numerosi uomini di ogni età ed estrazione sociale.

Ma quando si parlò per la prima volta di sindone?

Il racconto incomincia con una legenda, quella di re Abghar il quale gravemente malato manda a chiamare questo "guaritore" chiamato da tutti Gesù, ma il re non riceverà mai la visita del Nazareno, il quale però provvederà ad inviargli una sua icona Acheropita ovvero non fatta da mani d'uomo.

Il re guarirà... ma fin qui la legenda, che però finisce con l'intrecciarsi con la storia, nel 544 è infatti documentata la presenza a Edessa di un telo raffigurante il volto di Gesù che molti come lo storico Ian Wilson identificano come la Sindone piegata in modo da non mostrare il corpo seminudo e martirizzato del condannato.

Nei documenti questa "Sindone Piegata" viene chiamata Mandilion

Ma la Sindone lascerà presto Edessa dopo il saccheggio delle truppe bizantine nel  944, anno in cui il santo sudario verrà portato a Costantinopoli dove rimarrà fino al 1204 anno in cui un nuovo saccheggio farà perdere le tracce di questa preziosa reliquia per quasi due secoli...

Ma è proprio del 1203 la testimonianza di un crociato, Robert de Clary che scrive di aver visto la "Sindone del Signore" allora posta in "Verticale" e non in "Orizzontale" come noi siamo soliti vederla.

Esiste poi un documento che attesta la sindone presso Atene nel 1205. I templari verranno poi accusati di essere eretici per aver venerato uno strano volto che avevano misteriosamente ottenuto da un crociato. 

Esiste un capitolo della storia della Sindone che è spesso tralasciato, esiste un possibile "tappo" al buco temporale che ci è stato offerto da Sua Altezza Imperiale la Principessa Yasmin von Hohenstaufen und von Hohenzollern Aprilis di Lanslebourg Puoti, che prevede un passaggio della sindone alla corte di Federico II di Svevia, secondo le ricerche fatte in archivi di tutto il mondo  la Sindone fu nascosta ,nei secoli bui, dagli imperatori svevi, presso il Monastero benedettino di Lorche,costruito da Federico I di Buren, a circa dieci chilometri dal Castello Hohenstaufen,unitamente a tutte le reliquie del Tempio di Gerusalemme. 

D'altra parte la Principessa Kathryn , figlia di Lady Yarmin,trovava conferma di tali documenti, nei Monumenta Germaniae Historica, al Capitolo Historia Friderici.

Si dice anche che la sindone fosse stata custodita sempre dallo stesso Federico nel castello di Roseto Capo Spulico (CS) nel periodo tra il 1204 anno della scomparsa del lenzuolo fino al 1253, ma anche qui perdiamo le tracce del lenzuolo in un lungo silenzio che, seppur ristretto da alcune supposizioni, dura sempre un secolo...

Il Castello di Roseto Capo Spulico

La Sindone ricomparirà a Lirey in Francia nel 1353 nelle mani di Goffredo di Charny: esiste però un problema che non è stato ancora risolto.

Chi o come ha fatto la sindone ad arrivare sino in Francia?

Esistono molte ipotesi, la prima parla di un templare, governatore di Normandia di nome Goffredo di Charnay, che, nonostante la grafia simile nel cognome, non risulta essere parente o discendente del Goffredo di Lirey; secondo alcune tesi, la sindone sarebbe stata lasciata in eredità a agli Charny dopo che questo Cavaliere venne condannato sul rogo nel 1314.

Questa tesi però presenta molti lati oscuri, e gli studiosi e gli appassionati oggi propendono per una seconda ipotesi, quella che veda la sindone un lascito ereditario da parte femminile, tra gli avi di Giovanna di Vergy, mogli di Goffredo di Charny, troviamo anche Ottone la Roche primo duca di Atene ad essere di origine latina, e come sappiamo dai documenti la sindone si trovava ad proprio ad Atene nel 1204.  

Lasciamo un attimo il Casato degli Charny per spostarci in Inghilterra nei pressi del  castello di Temple Combe appartenuto ai templari, qui è stato trovato un dipinto raffigurante il volto di  un uomo del tutto simile a quello della sindone, ma la cosa più strabiliante è che questo quadro nasconde una serratura che dà dentro una piccola nicchia ove (probabilmente) è stata conservata per qualche tempo la preziosa  reliquia.

Il volto di Goffredo di Charny

Anche in virtù di questa scoperta fatta da Molly Drew nel 1945, ha preso piede una nuova e altrettanto valida teoria a proposito dell'arrivo in Europa della Sindone, è infatti possibile che essa sia stata trasportata in Inghilterra da un templare di ritorno dalle crociate, custodita al sicuro in quella posizione e poi consegnata tempo dopo, quando la posizione dei templare si era fatta pericolosa, da uno di loro, (forse Gautier VI de Brienne), a Goffredo, uomo fidato che la portò al sicuro in Francia.

Cosa successe dopo?

Venne costruita una cappella adatta a contenere la reliquia che venne fatta venerare non senza difficoltà causate dalle autorità ecclesiastiche che comunque alla fine, aconsentirono la venerazione della "riproduzione" della sindone di N.S. Gesù Cristo.

Morto Goffredo la figlia  Margherita nel 1453 decide di donare la Sindone a casa Savoia, alla moglie di Ludovico, Anna di Lusignano,  la sindone verrà poi sistemata  nella sainte chapelle di Chambery .

Il 1506 è una data importante dal punto di vista religioso; in questo anno infatti Papa Giulio II concede il culto liturgico e pubblico della Santa Sindone. 

E qui nella notte tra il quattro e il cinque dicembre dell'anno 1532 scoppierà un incendio che distruggerà la cappella e raggiungerà la teca d'argento che contiene il telo piegato in 48 parti , una colata di piombo fuso dall'enorme calore raggiungerà un angolo del telo e lo brucerà.

Dopo due anni le suore clarisse di Chambery provvederanno a riparare con della nuova stoffa i numerosi "buchi" triangolari che si sono prodotti in serie come i ritagli  fatti sulla carta che danno luogo alla fila di omini che "si tengono per mano"; lavoreranno per molto tempo ma riescono comunque a riparare il telo che però porterà per sempre il segno di quella notte.

La sindone rimarrà a Chambery fino al 1578 quando Emanuele Filiberto con il pretesto di "accorciare" il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo la trasferirà a (provvisoriamente) Torino... un provvisoriamente che dura da più di 400 anni.

Più avanti, nel  1694, la Sindone verrà posta nella cappella fatta costruire dai duchi di Savoia tra il palazzo e il duomo, su progetto dell'architetto Guarino Guarini dove resterà fino al 1995  anno in cui inizieranno i restauri alla cappella che la porteranno nell'aprile di due anni più tardi alla totale distruzione a causa di un incendio  dalle cause inspiegate.

Col passare degli anni le ostensioni si susseguiranno annualmente per i motivi più disparati (Matrimoni, battesimi, liti riappacificate...) ci sarà comunque una ostensione pubblica ogni anno il 4 Maggio.

Nel 1898 un avvocato con la passione della fotografia chiede ai Savoia il permesso di fotografarla; a permesso accordato Secondo Pia, otterrà dalla sindone alcune lastre che segneranno, nella storia del sacro telo, una svolta: la Sindone è in realtà un negativo "fotografico" e perciò il negativo ottenuto dal Pia non è altro che un positivo.

Il duomo di Torino con la Cappella

Ma questa affermazione non sazia gli scienziati i quali vogliono andare più a fondo nella questione...

Anno 1983 alla morte del re Umberto la Sindone viene donata per testamento al papa, il quale comunque la lascerà a Torino nelle mani del Cardinale Anastasio Ballestrero nominato "Custode Pontificio" del telo Sindonico. 

Gli studi scientifici sul telo continuano e C14 è la sigla della discordia: anno 1986/88 , vengono autorizzati i prelievi di campioni di telo dalla sindone,i campioni verranno poi inviati a laboratori sparsi per il mondo, ma ecco poco dopo la risposta... La sindone è medievale.

C'è chi perde tutta la fede in questa immagine c'è chi invece non si dà per vinto ed elabora una tesi che all'atto pratico ha dato i risultati sperati, viene preso un pezzo di stoffa risalente all'anno 0 circa, lo si divide in due parti: una prima la si data... risultato " anno  0" il secondo pezzo viene trattato come è stata trattata la Sindone (fuoco, acqua, aria..). La datazione di questo lembo di stoffa "maltrattato" è una conferma ulteriore: "Anno 1500" un ringiovanimento di ben 1500 anni!!

Inoltre hanno fatto notare alcuni studiosi un fatto estremamente ovvio: l'oscuro falsario medievale che nell'intento di ingannare l'umanità avrebbe prodotto la Sindone come poteva conoscere la tecnica  del negativo se la fotografia venne scoperta 600 anni dopo? E inoltre come avrebbe potuto apporre sulle palpebre dell'uomo due monete di quell'epoca (33 d.C.) se di queste stesse se ne parlò solo a metà del 1850? (Attenzione: parlo dell'esistenza per i numismatici , perché sulla Sindone queste monete vennero scoperte solo molto dopo e identificate grazie ai computer e al Prof. Nello Balossino)

E' con queste prove che la storia della Sindone viene riaperta...

1995 iniziano i restauri alla cappella che faranno spostare la sindone in duomo in una teca che nell'aprile del 1997 dovrà essere distrutta a colpi di mazza dai vigili del fuoco che salveranno all'ultimo minuto il telo dalle fiamme.

Cappella del Guarini in fiamme

E finalmente siamo al '98 anno in cui si celebrano numerose ricorrenze tra cui il ventennio dall'ultima ostensione e il centenario di Secondo Pia... Ostensione che sarà seguita da quella del 2000 in occasione del Giubileo.

Per quanto riguarda la cappella del Guarini, le autorità competenti hanno rilasciato poco tempo fa una promessa; verrà restituita a Torino e al mondo intero nel 2006 in occasione dei Giochi Olimpici Invernali 

L'ostensione del 2000 trascorre senza avvenimenti di rilievo, bisogna però sottolineare che il nuovo custode pontificio della sindone che ha preso il posto del Cardinale Saldarini e il nuovo arcivescovo di Torino il Card. Severino Poletto, sotto la cui guida si è svolta l'ostensione del 2000 di cui ho appena parlato.

In occasione sempre del termine dell'ostensione è stata sostituita la teca che contiene la sindone con un'altra ancora più avanzata destinata a conservare la sindone per altri anni, in attesa della prossima ostensione, in attesa di aggiungere al sacro lenzuolo un'altra pagina di storia.

 


I Numeri della sindone

2000       Sono gli anni che ha la Sindone

Circa 100       Sono i colpi di Flagrum ricevuti dal condannato

34 /36       Sono le ore passate da Gesù nel Sepolcro

3        Sono i chiodi utilizzati dai Boia per fissare il condannato alla croce 

2      Sono invece le monetine rilevate sul volto della sindone

120         Le ore di lavoro di degli studiosi della sindone dopo l'ostensione del '78

48      I rettangoli in cui era piegata la sindone al momento dell'incendio

436 sono i centimetri di lunghezza del telo

110 sono i centimetri di larghezza



Il Lenzuolo

Nessuno ha potuto appurare con sicurezza come questi segni si siano formati, i più religiosi affermano che con assoluta certezza si tratta dell'aura di luce sprigionatasi dal corpo di N.S. Gesù nel momento della sua risurrezione.

Altri affermano invece con certezza che si tratta della traccia lasciata dagli oli che furono posti dai seppellitori di Gesù, Aloe e Mirra i quali grazie ai vapori di ammoniaca sprigionati dal corpo ormai morto dell'uomo della Sindone.

Questa ipotesi è per il primo momento la più sicura perchè alla luce degli esperimenti condotti, numerosi scienziati hanno provato, con ottimi risultati che l'immagine è realmente riproducibile tramite un semplice esperimento (per la cronaca gli ingredienti sono: una persona molto paziente e ferma e un po' d'aloe). Perché è proprio quest'olio  a produrre l'imbrunimento delle fibre vegetali del lino formando così l'immagine.

La traccia del corpo vista in negativo

Recenti studi hanno però opposto a questa teoria la famosa ipotesi "radiante" che prevede che il corpo dell'uomo della sindone abbia emesso un fascio di luce, una radiazione appunto, capace di impressionare il telo e creare così l'impronta sindonica.

Innanzi tutto quello che si vede sulla Sindone è sangue appartenente al gruppo AB,  e quindi umano, e inoltre studi sulla forza di gravità applicata alla Sindone e alle colature del suo sangue  hanno dato ulteriori conferme al fatto che l'uomo della sindone sia stato ucciso tramite crocifissione.

Ulteriori studi sul sangue hanno inoltra "stabilito" i tempi della deposizione e quelli di permanenza nel sepolcro.

Gesù morì dopo 3 ore di agonia la morte secondo i medici fu una tra le più dolorose, dopo la sua morte ma non molto tempo dopo,  venne deposto e passatogli probabilmente un mantello sotto i reni, fu portato al sepolcro,dove venne sollevato e posto sulla sindone,la quale porta sulla zona del piede i segni delle impronte digitali di uno dei barellieri.

Una macchia di sangue in una macrofotografia del telo

Gli studiosi però vanno oltre (è da precisare che le date e le ore sono state calcolate in base a regole astronomiche che possono essere soggette ad errori seppur minimi); secondo alcuni calcoli, Gesù rimase nel sepolcro per sole 40 ore dopodiché è avvenuta la risurrezione (entro le 5-6 del mattino) dopodiché sarebbe iniziata la decomposizione del corpo che come affermano le scritture ed evincono gli osservatori non ci fu.

 

La crocifissione dell'uomo è una crocifissione di tipo romano, che si avvale dell'uso di una croce "smontabile composta da un lungo palo verticale detto "Stipes" che veniva piantato fuori dalla città (nel nostro caso... "nel luogo detto "cranio" il monte calvario). La seconda parte della "croce" il "Patibolo" veniva applicato al condannato molto tempo prima dell'arrivo al luogo del supplizio, già in città al momento della condanna, in un primo tempo però il condannato non era inchiodato al questo palo ma vi era solo legato.

Come tutti sanno, Gesù non venne direttamente inchiodato alla croce, prima ci fu un "regolare"processo, dopodichè l'uomo della sindone venne frustato.

Raggi X di una mano: in evidenza, il chiodo, infisso nello spazio di Destot

Sul capo dell'uomo della sindone fu veramente posto un casco di spine , e ciò è testimoniato dalla presenza di numerose colature che appaiono appena sopra del volto, sulla parte della sindone che avvolse la nuca di nostro signore. Tutte queste colature mostrano senza ombra di dubbio che il condannato ricevette molte percosse, soprattutto sull'emisfero destro (che appare più rigonfio dell'altro) tali da indurlo a piegare il volto dall'altra parte facendo colare il sangue dall'altra parte...dalla direzione della colate si deduce anche la posizione tenuta dal condannato durante la crocifissione.

Come venne crocefisso l'uomo della sindone? Sicuramente a terra venne crocifisso mediante l'utilizzo di due chiodi, di ferro, quadrati i quali penetrarono nel polso e non nella mano come molti erroneamente pensano, il chiodo penetrò nel cosiddetto spazio di Destot, dove la conformazione del corpo permette di mantenere un così gravoso peso per così tanto tempo. Se l'uomo fosse stato inchiodato sulle mani sarebbe caduto in pochi minuti. I piedi invece vennero fissati alla parte inferiore della croce con un solo chiodo: e quello fu l'unico appoggio che ebbe, per i 75 chili di peso di quell'uomo.

Osservando la sindone, è possibile notare con sorpresa che i pollici mancano, non bisogna assolutamente pensare a una malformazione o altro, i pollici ci sono solo che non è possibile vederli, perché, lo spazio di Destot contiene un nervo che se toccato, e in questo caso strappato e lacerato, provoca la ritrazione del pollice all'interno come se fosse stato incollato al palmo e ovviamente un dolore disumano e lacerante.

Come avvenne la morte dell'uomo della sindone? Secondo quanto affermano i medici la morte dell'uomo della sindone avvenne a causa dei gravi disturbi alla respirazione dovuti alla posizione tenuta dal condannato durante le ore in cui rimase crocifisso.

La morte, fu dovuta a crampi tetanici, per cui i muscoli respiratori provocano l'asfissia, perché sempre tesi in espirazione, ma questa non è la sola alternativa, alcuni parlano del cosiddetto collasso ortostatico per cui tutto il sangue presente nel corpo cadde verso il basso, non affluendo al cuore e al cervello e provocando la morte quasi istantanea.

Vi è una terza tesi, la morte per emopericardio, ovvero la rottura del cuore, tesi difesa da coloro che giustificano così l'acutissimo grido di Gesù "Imma": "Mamma".