Quando, alla metà degli anni ’80, l’Università della California conferì la laurea honoris causa al giornalista scientifico Norman Cousins, (guarito da una tremenda malattia articolare, la spondilite anchilosante, a suon di risate e con l’impiego di massicce dosi di vitamina C) si sancì di fatto la nascita della gelotologia, la disciplina che studia l’utilizzo della risata, del buonumore e del pensiero positivo in funzione terapeutica.
La gelotologia getta le sue basi sugli studi di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), che hanno sostanziato la diretta influenza degli stati mentali, delle emozioni, sul sistema immunitario e viceversa, in una circolarità di interazioni che fanno tramontare, di fatto, sia le ipotesi organicistiche (e cioè la prevalenza dei fattori organici nello scatenamento di una malattia,) sia l’ipotesi psicosomatica, che ne privilegia la prevalenza psicologica: le emozioni "parlano" direttamente al sistema immunitario, attraverso canali neuro-endocrini, ed il sistema immunitario (unico garante della nostra salute) riflette il suo stato direttamente sulle emozioni.
Questa verità, sperimentata clinicamente, fino ad oggi veniva assunta solo nella sua accezione negativa: lo stress, la tristezza, la rabbia ecc…possono, alla lunga, portare alla malattia.
Ma se è vero questo percorso, sarà anche vero il percorso inverso, e cioè che le emozioni positive, (amore, gioia, fede, speranza, risata…) possono portare alla guarigione.
Sotto questa angolazione, assume una fondamentale importanza l’effetto placebo, che andrebbe studiato con estrema attenzione e non considerato variabile di disturbo negli esperimenti clinici.
Anche le cosiddete guarigioni inspiegabili e/o miracolose e le remissioni spontanee hanno molto a che fare con questo strettissimo dialogo interiore tra immunità e stato mentale.
La PNEI sostanzia scientificamente quello che gli orientali sanno da sempre, che cioè psiche, corpo (e anima) rappresentano un’inscindibile unità.
Tra tutte le emozioni positive, il ridere è quella più facilmente reperibile. Se, infatti, innamorarsi non è cosa di tutti i giorni, è piuttosto facile procurarsi qualche sana risata.
Eppure, nel momento susseguente ad una sonora risata avviene, nel nostro organismo, una piccola resurrezione: tralasciando gli aspetti salutari su tutti gli organi ed apparati, attraverso il rilascio delle beta endorfine, (neurotrasmettitori con funzioni analgesiche ed euforizzanti ) si ha una potente attivazione del sistema immunitario: ecco perché, in ultima analisi il ridere può essere un potente alleato di qualsiasi tipo di cura.
Presupposti antropologici:
"Un cuore giocoso fa bene come un farmaco" (Bibbia Proverbi 17:22).
La saggezza popolare asserisce che "il riso fa buon sangue". Da cosa deriva questa certezza, visto che gli studi di PNEI sono iniziati alla metà degli anni ’70 ?
In effetti, che ridere faccia bene è la scoperta dell’acqua calda. Chiunque, dopo una sonora risata sente di stare un po’ meglio di prima.
Anche gli antichi lo sapevano perfettamente e ce lo hanno tramandato alla loro maniera, sottoforma di miti. Anzi, a ben vedere il mito è uno solo, ma, incredibilmente, lo raccontano popolazioni diversissime tra loro, per posizione geografica, temporale, rituale.
La storia narra di un Dio (cruciale per la Vita, quindi in genere il Sole, oppure la Madre Terra) che, offeso tremendamente, condanna a morte il creato.
Sarà una schiava (altrove un ometto insignificante) con l’esposizione repentina del proprio corpo nudo a far scoppiare la divinità offesa in una galattica risata, facendo così stemperare l’ira divina e restituendo il cosmo alla vita.
In Egitto, Grecia, Giappone, Islanda, Arizona si trovano tracce di questa storia (diverse solo nei particolari), il che pone come irrinunciabile la seguente "equazione": Morte + Risata = Resurrezione della vita. Il riso, cioè, in funzione di scintilla del cambiamento.
Questo assunto si trova nella Bibbia (l’episodio del riso di Sara), nei Vangeli apocrifi e canonici (il miracolo delle nozze di Cana), nella tradizione gnostica ecc…
Tutta l’idea greca della catarsi (purificazione) attraverso la tragedia è una mistificazione degli studiosi (ansiosi di conferire valore al dolore per sminuire il piacere ed il godere ) e la vera catarsi avveniva solo alla fine del ciclo di rappresentazioni (tre tragedie ed una commedia ), mediante le quali lo spettatore, messo dapprima inerme davanti alla fragilità ed assurdità della condizione umana veniva poi riportato a considerare la vita vera (la carne, il sangue, il sesso) mediante un sano scoppio di riso collettivo.
Cos’è la risoterapia?
"Chi ha il coraggio di ridere e’ padrone del mondo". (Giacomo Leopardi, Lo Zibaldone)
Per risoterapia intendiamo la possibilità di usare il riso, la comicità, l’umorismo, l’ironia, la satira, il pensiero positivo in funzione terapeutica, sia in senso sociale che in senso clinico.
La risoterapia si divide in attiva e passiva.
Quest’ultima si ha quando ci abbandoniamo passivamente al ridere con uno stimolo esterno (spettacolo, amico simpatico, film ecc…).
La risoterpia attiva, invece, mediante alcune fasi teorico-pratiche, punta a svelare la vena comico-umoristica che tutti possiedono, a riconoscerla e rafforzarla con opportune metodologie, affinchè le persone assumano, nel proprio modo di considerare la propria vita ed il mondo, anche il punto di vista umoristico, quello che, spesso, più si avvicina alla verità.