TORTA CON PANNA E FRAGOLE
Questa ricetta la devo alla mia “tutor”, Maria, che
quando entrai in ruolo mi seguì nel cammino iniziale della lunga e
perigliosa carriera che avrebbe portato fino a questa impresa telematica
(ancora poco convinta).
Essendo una signora forse d’altri
tempi, mi invitò con alcune amiche ad un tè
all’inglese, proprio quello delle cinque, e tra dolci e dolcetti, salatini,
crostini burro e acciuga, una torta al cioccolato americana di cui non seppi
mai gli ingredienti (solo citata la maionese… al posto di uova e burro… mah!),
a un certo punto si presentò con questa torta, che è l’apoteosi del gusto. Dopo
tanti anni la portai a una festa per bambini al campo
da rugby e qui venne ribattezzata “torta afrodisiaca”. Che
dire… provate….
Ingredienti per la base (è la
tipica torta allo yogurth)
1 vasetto di yogurth
bianco
3 vasetti dello stesso yogurth di farina
2 vasetti di zucchero
1 vasetto d’olio di oliva
½ bustina di lievito
4 tuorli d’uovo
le
chiare dei 4 montate a neve
- Amalgamare il tutto in sequenza e
unire alla fine le chiare montate a neve seguendo il suggerimento dato nel
tiramisù alle fragole.
- Versare in una teglia per torte
di cm 24 e porre in forno per circa 40 minuti a 180°
- Prima di togliere dal forno controllare la cottura
con uno stuzzicadenti al centro della torta, se esce asciutto la torta è cotta.
- Sfornare la torta e farla raffreddare
- Quando è fredda tagliarla
a metà con un filo resistente, formando due dischi.
Ingredienti per la farcia e la decorazione
Una confezione da 250 g di fragole
Zucchero q.b.
Liquore alla fragola se gradito
500 mL di panna da montare
- Lasciare da parte qualche fragola tra le più belle
per la decorazione finale (4 o 5) e tagliare le restanti in 4 parti, a tocchettini, metterle in una zuppiera con lo zucchero
e un po’ di liquore, se piace e se non ci sono bambini di mezzo.
- Montare la panna con un cucchiaio di zucchero
- Quando le fragole hanno fatto il sughetto, bagnare con questo i due dischi, in modo che
si impregnino un po’ (non in modo esagerato sennò
si rammollisce troppo la pasta)
- Sopra il primo disco disporre le
fragole a pezzettini e fare uno strato di panna.
- Sovrapporre il secondo disco
- Se è avanzato del sughetto si può finirlo bagnando l’insieme.
- Con la panna rimanente foderare
completamente la torta e decorare infine con le fragole intere o tagliate
a metà, secondo la fantasia dell’artista.
Buon appetito!
Curiosità scientifiche:
I segreti della lievitazione: come mai la pasta delle torte, della
pizza, del pane, gonfia?
Bisogna distinguere tre tipi di
lievitazione: chimica, fisica e biologica.
- Lievitazione
chimica: La prima è dovuta al lievito chimico
chiamato comunemente lievito istantaneo. Questo è un composto inorganico
che col calore si decompone producendo sostanze gassose che formano nella
pasta delle bolle che si espandono durante la cottura. Ciò permette il
rigonfiamento della pasta e la sua sofficità
finale. Esso deve essere aggiunto alla fine della manipolazione degli
ingredienti, poco prima di infornare in modo che non vi sia la possibilità
di inizio della reazione di decomposizione finchè non è necessario. Le sostanze più comunemente
usate nei lieviti chimici e le reazioni relative sono:
bicarbonato
di sodio (o carbonato acido di sodio) che si decompone in anidride
carbonica, acqua, sotto forma di gas, e
carbonato di sodio.
2 NaHCO3
→ Na2CO3 + H2O + CO2
bicarbonato
d’ammonio che si decompone in ammoniaca
anidride carbonica e acqua tutte sostanze gassose
NH4(HCO3) → NH3 + CO2 + H2O
- Lievitazione
fisica: E’ dovuta all’aggiunta delle chiare
montate a neve (vedi “tiramisu alla fragola”).
Aggiunte alla pasta con cautela, per non smontarle, determinano anche queste lievitazione durante la cottura. Infatti le bolle
d’aria presenti tra le maglie delle proteine della chiara d’uovo denaturate,
col calore si espandono (per la nota equazione di stato dei gas perfetti)
e gonfiano l’impasto mentre cuoce. Tra tutti i metodi di lievitazione è
quello di riuscita più incerta, perché le chiare devono essere montate a
neve ferma, devono essere ottimamente amalgamate
all’impasto, senza disomogeneità, e lentamente, in modo che non si
acquattino.
- Lievitazione
biologica: E’ dovuta alla fermentazione
alcolica dei lieviti, funghi unicellulari che sfruttano questo
metabolismo per procurarsi energia in condizioni anaerobie,
cioè senza la presenza di ossigeno nell’ambiente. Questi organismi
ossidano il glucosio proveniente dall’idrolisi dell’amido della farina per
produrre acido piruvico ed ATP e quindi energia
utile (2 molecole per ogni molecola di glucosio).
Per poter continuare la reazione di ossidazione,
tuttavia, l’acido piruvico deve essere
ulteriormente elaborato, cioè ridotto ad etanolo, o alcool etilico, e
anidride carbonica. In questo modo viene
ripristinato il cosiddetto potere riducente o NAD+ necessario per la successiva ossidazione
del glucosio. Senza questo ultimo passaggio
l’ossidazione dello zucchero si arresterebbe quasi subito come la
produzione di energia per la sopravvivenza dei lieviti.
Il processo avviene nella
lievitazione naturale preliminare delle paste lievitate, per pane, dolci e
pizza. E infatti che cosa si mette tra ingredienti?
Farina, che fornisce l’amido, acqua che fornisce l’ambiente per lo sviluppo dei
lieviti (aggiunti in cubetto o polvere essiccata), e zucchero, per innescare la reazione.
La temperatura deve essere più elevata rispetto a quella ambientale,
sui 45°, per velocizzare la reazione dei lieviti e dare l’ambiente ottimale
alla loro sopravvivenza. Quindi è chiaro perché la
pasta della pizza deve essere lasciata riposare al caldo per almeno un’ora, per
dar tempo agli organismi di produrre sufficiente CO2 che gonfierà la
pasta medesima. L’odore pungente della pasta in lievitazione è
dovuta all’alcol etilico che si produce insieme all’anidride carbonica.
Questa fermentazione si realizza
anche nei mosti d’uva e dei cereali maltati per la
produzione di vino e birra. La pericolosità nel maneggiare i mosti in
fermentazione è dovuta proprio all’alta percentuale di
anidride carbonica prodotta, che rende
l’aria satura di questo gas determinando possibilità di soffocamento. La
gradazione alcolica che può essere raggiunta dai mosti, quindi la quantità
d’alcol in percentuale di volume, nei vini e nelle birre, non è elevatissima,
perché l’alcol è un inibitore della reazione, tanto che dopo un po’ quindi si
arresta (meccanismo di feed back
negativo). Per ottenere le bevande superalcoliche o l’alcol assoluto si deve
quindi procedere alla distillazione.