Il Senso Religioso e la Fede

 

 

             

Il Senso Religioso ovvero la consapevolezza più o meno spiccata dell'esistenza di Dio, è innata nell’essere umano, in quanto egli è più di semplice materia organizzata in modo intelligente perché sia compatibile con la vita.

Nell’uomo è presente una componente spirituale che gli permette di riuscire a percepire l’esistenza di una Entità superiore. Entità chiamata Dio che ha creato lui ed ogni cosa.

E tale consapevolezza più o meno sentita, gli deriva dal fatto che il Padre Celeste quando lo ha chiamato all’esistenza, soffiando nelle sue narici, ha posto in lui un’anima spirituale.  (Genesi 2,7).

 

Ma una cosa è il Senso Religioso un’altra la Fede;

 

Il senso religioso da solo non permette all’uomo di arrivare a conoscere, seppure entro i limiti della sua intelligenza, Dio.

Tanto che sono esistite, esistono ed esisteranno, nella storia dell’umanità molte forme di spiritualità deformate che hanno portato, portano e porteranno, ad adorare Dio in modo sbagliato.

Ad esempio nelle culture primitive, si adoravano gli astri, gli animali, le piante, le pietre, i luoghi, i corsi d’acqua e cosi via.

Comunque pure l’uomo di oggi, più che in altri tempi, è vulnerabile a tale deformazione spirituale, a causa di un certo relativismo, del conseguente proliferare di molte false dottrine e di una accelerata quanto capillare, diffusione di informazioni non sempre attendibili.

Deformazione spirituale che risulta oltremodo deleteria poiché in molti casi diventa estremamente pericolosa per lui e per il suo prossimo.

Tale tipo di deformazione spirituale, si verifica ogni volta che l’essere umano, presuntuosamente si illude di riuscire ad arrivare attraverso la sua sola intelligenza, ad un certo livello di conoscenza di Dio.

 

L’uomo, infatti, con le sue sole forze, pur percependo l’esistenza di Dio, non è in grado di arrivare a conoscerLo, seppure parzialmente.

Dunque è Dio che si avvicina a lui, al fine di rivelarsi ed entrarci in relazione (non il contrario).

 

Egli si china sulla sua creatura (consideratone la piccolezza), nell’unico modo possibile alla Sua Natura Infinitamente Misericordiosa, ossia come fa un padre che desidera entrare in relazione con il proprio bimbo. Nel concreto, stabilendo un tipo di relazione compatibile con il suo grado di intelligenza, ovvero, potenzialmente alla sua portata.

Gli si relaziona con una modalità non esclusivamente empatica, ovvero, fine a sé stessa, ma amorevolmente educativa e di conseguenza costruttiva.

Una relazionalità che offre all’uomo la possibilità di crescere nella propria umanità e riacquistare, per grazia Divina, quella bellezza originaria deturpata dal peccato (ovvero dalla sua caduta).

 

Dunque, è Dio che chiama l’uomo perché questo entri in relazione con Egli.

Chiamata alla quale l’uomo è libero di rispondere affermativamente o meno.

Ma qualora risponda positivamente, inizia, fra lui ed il Padre Creatore un rapporto improntato sulla fiducia (ossia, sulla fede).

 

Si parla tanto di fede ma concretamente cosa è la fede e come nasce?

Con il temine fede in senso lato, si indica una relazione attraverso la quale qualcuno, credendo, in qualcun altro, decide di stabilire, con quest’ultimo, un patto improntato sulla fiducia.

Ma un patto improntato sulla fiducia, implica prima la conoscenza di colui al quale ci si decide di affidare e conseguenzialmente il suo accoglimento perché abbia inizio un rapporto (di qualsivoglia natura). Affidereste liberamente, senza esserne costretti, vostro figlio, la vostra salute, i vostri beni, a qualcuno del quale non vi fidate?

Penso proprio di no!

Queste sono le dinamiche attraverso le quali l’essere umano instaura delle relazioni improntate sulla fiducia.

Ne consegue che Dio da Padre Infinitamente Misericordioso, per instaurare una relazione con la sua creatura, debba non solo chiamarla attirando la sua attenzione ma pure rivelargli entro i limiti della sua intelligenza la Propria Natura perché questa possa decidere di fidarsi di Egli ed accoglierLo. Chiamata e rivelazione che come dicevo prima, hanno un significato più profondo della semplice relazione empatica.

Infatti Dio si rivela alla sua creatura perché amandola desidera il meglio per lei.

A tal fine la istruisce continuamente, affinché impari a vivere nel rispetto della sua natura, forma e dignità, cosicché possa raggiungere quella consapevolezza di sé, quell’equilibrio armonico che gli permetta di relazionarsi ottimamente con il suo Creatore e il Creato tutto.

Per stabilire questa relazione (rivolta ad ogni creatura umana, senza esclusione alcuna), Dio, sceglie pian piano di rivelarsi all’umanità. E inizia a chiamare alcuni esseri umani appartenenti a delle tribù di pastori (inizialmente nomadi), del medio oriente.  In modo particolare si fa conoscere da alcuni uomini (Abramo, Isacco, Giacobbe… Davide… Mosè e tutti gli altri che verranno dopo di loro). Sono tali uomini che accogliendoLo nella propria storia e in quella del loro popolo, diventeranno uomini di fede. Sono loro che attraverso la tradizione prima orale e poi scritta, inizieranno a trasmettere le rivelazioni ricevute, perché la conoscenza di Dio giunga ai loro posteri (e con la diffusione del cristianesimo a quanti furono, sono e saranno in ogni angolo del pianeta).

Soprattutto i Patriarchi grazie all’accoglimento di Dio nella propria vita, hanno permesso che venisse iniziata (stabilita), con il Creatore, un’alleanza, ossia una relazione, per mezzo della quale sono state gettate le basi per una storia di amore, evoluzione e salvezza.

Storia che trova il suo punto più bello ed alto, con il dono di Dio all’uomo, del Suo Unigenito Figlio, Gesù Cristo.

Con l’incarnazione di Cristo, ogni cosa prende la sua vera forma, viene definita assumendo il suo vero perché; ogni colore si fa estremamente nitido; tutte le tessere del pluzze trovano la loro giusta coordinata, per essere dagli uomini correttamente collocate.

Attraverso la Sua incarnazione e il dono della Terza Persona della Santissima Trinità, ovvero, lo Spirito Santo, cade quel velo che separava, l’uomo dal Suo Creatore e Dio Trino nella Sua Straordinaria Bellezza si mostra all’umanità miope, confusa e deformata dal peccato.

Con l’incarnazione di Cristo, l’uomo che già possedeva il soffio del Padre Celeste in lui, riceve Dio in forma Trinitaria, poiché gli vengono donati Cristo Eucaristico e lo Spirito Santo nella Sua Interezza.

Con Cristo nasce il Cristianesimo. E la Chiesa di cui Cristo stesso è il capo, diventa custode, fonte di grazia e annunciatrice, del Dio svelatosi all’umanità.

La Chiesa, ossia, questa Istituzione Sacramentale, voluta da Cristo e come tale definita il Suo Corpo Mistico, costituisce quell’unione sponsale fra Dio e le sue creature (a prescindere dalla propria vocazione e dal personale stato). Unione sponsale fra l’Incommensurabile, Onnipotente e Infinitamente Misericordioso, Padre Creatore e, il piccolo e fragile essere umano in divenire (in formazione).

Quindi non si ci può definire cristiani in cammino, senza attingere alla Chiesa, ossia al Corpo Mistico di Gesù Cristo, che custodisce, dona, alimenta e permette la diffusione e dunque il perpetuarsi della fede.

Nella individuale storia di ciascun uomo, la personale chiamata di Dio, può avvenire in vario modo, ma a tale chiamata non si può rispondere concretamente facendo un cammino disgiunto (separato), da quello che la Chiesa, in quanto Corpo Mistico e Vivo di Cristo, offre.

La Parola, i Sacramenti, l’aspetto comunitario (ossia le relazioni fra esseri umani, i confronti con i consacrati e i laici), l’agape, la risposta concreta alla propria personale chiamata, attraverso una determinata missionarietà, nel nome di Cristo, non possono avvenire fuori dalla Chiesa.

Purtroppo spesso si giustifica la propria poca propensione a volersi relazionarsi con Dio, adducendo il luogo comune che la Chiesa non è perfetta, in quanto i laici e/o i consacrati, in molte occasioni deludono le aspettative dei neofiti e dei fratelli cristiani in generale.

Non è sempre vero, soprattutto quando questi ragionamenti si fanno a priori, supponendo che in Chiesa si debbano incontrare necessariamente persone (secondo il proprio personale punto di vista) non sempre all’altezza della dottrina professata. Disporsi in queste posizioni di sicura perdita, chiude alla grazia che la Chiesa offre ed anche alla possibilità che potrebbe accadere il contrario, di quanto supponiamo, di quanto ipotizziamo.

E comunque l’uomo è imperfetto, perchè sotto molti aspetti immaturo, in qualsiasi ambito e contesto. Dunque in base a questa logica ci si dovrebbe isolare da ogni contesto (si dovrebbero troncare tutte le relazioni umane al fine di evitare rapporti non sempre facili).

Non dobbiamo illuderci di trovare esseri umani perfetti sulla terra, perché se guardassimo con occhi meno magnanimi e di parte noi stessi, ci accorgeremmo che neppure noi lo siamo. Non sono nemmeno i titoli e ruoli che fanno le belle persone, ma è Dio a rendere più belle le sue creature, per il loro e l’altrui bene.

E c’è poco da fare, con Dio si entra in completa relazione attraverso la Chiesa.

 

 

 

Concludendo:

La fede è più di un sentimento religioso. 

La fede è una virtù Teologale. 

Teologale perché viene donata da Dio. 

Virtù perché sta all’uomo esercitarla nel tempo, con partecipata costanza. 

La fede è una relazione di fiducia e di fedeltà con il Dio Trino. 

La fede in quanto relazione con Dio e virtù va esercitata sempre, nei momenti belli e brutti della nostra esistenza umana; esercizio che come dicevo prima, non può avvenire concretamente separati dalla Chiesa, cioè dal Corpo Mistico di Cristo.