La Storia del Santuario

 

 

 

Distrutta Paestum nell’877 d.C. ad opera dei Saraceni, la gente sfuggita all’eccidio, insieme al suo vescovo, si salvò sul monte Calpazio, ove edificò un nuovo centro abitato che prese il nome di Capaccio (in latino CAPUT AQUAE) per la presenza alle sue falde di sorgenti d’acqua. 

Nel X secolo fu iniziata la costruzione del maestoso tempio che domina tutta la Piana del Sele ed avendovi il vescovo posto la sua residenza, divenne cattedrale della diocesi di PAESTUM-CAPACCIO. Per ver dato ospitalità alla congiura dei baroni contro l’imperatore, la Capaccio Vecchia fu distrutta dalle armate di Federico II nel 1247. Alcuni cittadini, rifugiatisi nella vicina terra di S. Pietro, diedero inizio al nuovo centro cittadino detto appunto Capaccio Nuova. 

L’interesse dell’antica cattedrale di S. Maria del Granato è dovuto sia alla sua splendida posizione sull’ampio golfo di Salerno, che alle antichissime origini. Infatti prima del tempio cristiano, vi sorgeva uno pagano (le cui origini affondano nella leggenda greco-romana) ed era dedicato a Giunone cui era sacro il melograno. 

Nella vetusta cattedrale, era venerata la Madre di Dio con il titolo di S. Maria Maggiore, dopo il XIV secolo subentrò il titolo di S. Maria del Granato (ne fanno testo alcuni sarcofagi episcopali conservati nella cripta della cattedrale di Salerno). Il grandioso tempio di stile roamanico è suddiviso in tre navate terminanti in altrettanti absidi: la ristrutturazione come appare oggi risale al grande restauro del 1708 ad opera del vescovo di Capaccio Mons. Francesco Nicolai. Vanno inoltre ricordati il bel pulpito marmoreo (XV secolo?), l’ampio finestrone dell’abside maggiore (XIII secolo) ed in ultimo un’urna marmorea in cui nel 954 furono riposte le relique di S. Matteo apostolo, ora conservate nel duomo di Salerno. 

Nel 1836 un altro vescovo di Capaccio Mons. Michele Barone diede inizio alla costruzione di un edificio annesso al tempio per accogliere il clero perché zelasse il culto del Santuario. Il 23 marzo 1991 Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Rocco Favale, Vescovo di Vallo della Lucania riconsacrava l’altare maggiore, dopo un ennesimo restauro dell’antico Santuario, durato circa un ventennio, tra il tripudio di una innumerevole folla di devoti, pervenuti da tutta la piana del Sele. 

Custodisce il Santuario un religioso carmelitano dell’Antica Osservanza, desideroso di fondarvi una comunità eremitica che viva nell’ossequio di Cristo sull’esempio di Maria e ardente di zelo per la causa di Dio ad imitazione del profeta Elia, secondo l’ideale del Carmelo.