Immersione con autorespiratore ARA
Indice
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*Immersione con autorespiratore ARA
*Standard HSA
*L'acquaticità
*La pianificazione
*L'assetto e la pressione
*Attrezzature subacquee
*Montaggio attrezzatura, vestizione e discesa in
acqua
*Problematiche che si possono incontrare in acqua
*La visione sott'acqua
*Le correnti
*Udito sott'acqua
*Perdita di calore in acqua
*Acqua dolce e acqua salata
*Navigazione subacquea
*L'immersione notturna
*Immersioni in altitudine.
*L'ipotermia
*Immersioni profonde
*Problematiche varie
*Mal di mare
*Principi di prevenzione in risalita
*Il volo dopo le immersioni
*La malattia da decompressione
*Statistiche degli incidenti
*Raccomandazioni mediche
*La "visita medica" e aspetti giuridici
Immersione con autorespiratore ARA
Da un po' di anni l'espansione della subacquea ed il suo renderla accessibile a tutti ha portato al conseguimento di nuovi margini di sicurezza, tali da far diventare sempre più serene e meno impegnative le immersioni; a questo ha contribuito sicuramente il perfezionamento delle tecniche e delle attrezzature.
I brevetti in circolazione oggi, (PADI, NAUI, FIPS, CMAS, etc. ed HSA per i disabili) consentono i 18 metri o poco più a chi si ferma al primo livello (Open Water Diver), mentre la quota dei 30-40 metri, un tempo vista come soglia fatidica che distingueva un'immersione normale da una profonda, è il massimo previsto dai livelli superiori (Advanced Open Water Diver , Master Instructor etc.).
L'applicazione di standard di insegnamento misurabili è di grande importanza per la sicurezza dei subacquei disabili. Ovviamente gli standard devono essere alterati per soddisfare i vari tipi di disabilità incontrate. Oggi, grazie agli studi fatti dall'HSA, è possibile fare questo in sicurezza, come pure la certificazione nei riguardi di una grande varietà di disabilità. E' chiaro quindi che l'addestramento e la certificazione dei disabili si evolverà ad un punto centrale: il grado di dipendenza dal compagno richiesto ad un disabile per immergersi in sicurezza. Gli standard di prestazione fisica, perciò, dovranno essere molto alti per diminuire al massimo la dipendenza, come pure l'abilità ad aiutare un altro subacqueo in pericolo. I due parametri su cui si misurano le attitudini del futuro subacqueo sono l'acquaticità e fino a quale punto la disabilità influisce sulla capacità del disabile di compiere le attività fisiche del corso. E' altresì importante notare che due persone affette dalla stessa disabilità possono avere capacità completamente diverse in acqua. Per aumentare l'acquaticità e la resistenza fisica, possono essere necessarie sedute addizionali in piscina o in acque libere, ed in casi estremi sono necessarie lezioni private di nuoto prima del corso di subacquea vero e proprio.
Nello standard HSA avremo quindi tre tipi di brevetti a seconda del tipo di esercizi superati in fase di esame:
Livello A |
L'allievo ha superato tutti gli standard di prestazione fisica HSA, dimostrando di essere in grado di prestare assistenza ad un compagno in caso di emergenze; è qualificato ad immergersi con un compagno brevettato, incluso un subacqueo HSA di Livello A. |
Livello B |
L'allievo ha dimostrato l'abilità di autosoccorso in caso di emergenza. Ha dimostrato le capacità essenziali di assistenza al compagno in caso di emergenza. E' qualificato ad immergersi con due subacquei brevettati che possono essere HSA Livello A. |
Livello C |
L'allievo ha dimostrato l'abilità di usare con sicurezza l'attrezzatura subacquea, ma non è in grado di fornire assistenza al compagno di immersione né di provvedere alla propria sicurezza in caso di emergenza. Deve pertanto immergersi con due subacquei brevettati, uno dei quali deve essere brevettato Rescue Diver ed avere esperienza di accompagnatore subacqueo con ARA. Nella maggior parte dei casi sarà un Istruttore, Assistente Istruttore o un Dive Master. |
Per ottenere invece il brevetto Avanzato HSA è necessario il Brevetto Open Water Dive di livello A, livello B o livello C. Sono validi anche altri brevetti che verranno poi equiparati all'HSA. Inoltre occorre avere un minimo di 20 immersioni registrate in acque libere, escluse le immersioni di addestramento. Sotto la supervisione di un istruttore HSA eseguire un totale di cinque immersioni che includano:
1)Immersione profonda ( 26-30 metri)
2)Immersione notturna
3)Immersione in parete
4)Immersione di navigazione
5)Immersione di identificazione della fauna marina (identificare almeno 6 specie di animali marini, pesci, crostacei, ecc. e una specie di pianta).
Per informazioni : HSA ITALIA Via F.lli Rosselli, 3 20139 Milano (02) 57408326 - Fax (02) 8463355
Nei mesi invernali, con il maltempo, le nevicate e il freddo, le immersioni si fanno più rare ma non per questo è il caso di riporre l'attrezzatura subacquea. È questo allora il periodo più idoneo per affinare l'arte di andare sott'acqua frequentando, una o due volte alla settimana, una piscina.
Molti sub, finito il periodo del corso o le immersioni estive, rifiutano in modo categorico di trascorrere le serate a contare le piastrelle sul fondo della piscina. Si tratta in pratica di acquistare familiarità con l'elemento liquido ma soprattutto con le attrezzature in modo da non avere esitazioni quando ci si presenteranno momenti di difficoltà.Definire l'acquaticità non è facile. Forse potremmo dire che è acquatico chi si muove e si comporta come se fosse nel proprio habitat, con grazia, efficacia e fluidità. L'animale che più mi viene in mente quando si parla di acquaticità è l'otaria che forse qualche fortunato ha avuto l'avventura di incontrare in mare, ma che certamente quasi tutti hanno potuto ammirare nella vasca di qualche giardino zoologico. Guardandola si possono capire tante cose che tornano utili anche al subacqueo. Mentre i pesci utilizzano per la propulsione prevalentemente la coda, l'otaria impiega soprattutto le pinne anteriori che corrispondono alle nostre braccia. Non sto affermando che chi ha solo l'uso degli arti superiori deve nuotare come un'otaria, ma vorrei solo fare presente ai lettori che anche solo con l'ausilio delle braccia si possono fare grandi cose. Durante i corsi per sommozzatori si insegna che il subacqueo deve muoversi con le pinne, che sono l'unico efficace strumento propulsivo; verissimo. Meno spesso però si insegna che le variazioni di posizione, di assetto, le fermate, l'avvicinamento al fondo si fanno con le mani. Mi è capitato spesso di vedere sub che si posano sul fondo e poi ripartono pinneggiando e quindi alzando nuvole di sabbia o fango che rendono la visibilità precaria o nulla. Ecco invece il bravo subacqueo che inspira per bene e trattiene un attimo il fiato, intanto si aiuta con un corretto movimento delle mani, staccandosi verticalmente dal fondo e assumendo poi una posizione consona al nuoto. Chi ha la fortuna di poter usare le pinne, potrà iniziare a pinneggiare solo quando queste si saranno allontanate di almeno un metro dal fondo.
Per chi utilizza il movimento delle mani anche come spinta propulsiva raccomando di tenere le dita delle mani ben serrate, così facendo, si sposta più acqua durante la bracciata aumentando il rendimento di penetrazione nel liquido. Alcune persone utilizzano dei guanti palmati per aumentare ancora di più la superficie di contatto con l'acqua e quindi muoversi con più velocità e destrezza ma, attenzione, occorre avere un buon allenamento altrimenti ci si stanca subito andando facilmente in affanno. Inoltre avere i guanti palmati significa avere qualche difficoltà nell'aggrapparsi alle rocce, maneggiare l'attrezzatura, il GAV etc... La discesa avviene in genere in posizione eretta, con la testa in alto, per semplice espirazione.
Per divertirsi sott'acqua senza correre rischi, è indispensabile una mentalità responsabile e sportiva. Per evitare sorprese, possiamo parlare di una pianificazione "a lungo termine", "a medio termine", "a breve termine".
Con la prima espressione ci si riferisce, in generale, alle abitudini di vita sane e regolate; anche se la stragrande maggioranza dei sub pratica l'attività senza raggiungere limiti estremi, è intuitivo che la sregolatezza dei costumi non è di certo il migliore degli approcci. Dato che la subacquea è uno sport, occorre affrontarla con il fisico e la mentalità dello sportivo, lasciando da parte gli eccessi, gli abusi, le fresconate e la faciloneria.
La pianificazione a medio termine, invece, consiste innanzitutto nel sottoporsi a un'appropriata visita medica preliminare e poi nell'acquisire la preparazione tecnica di base frequentando scrupolosamente un buon corso. La visita dovrà essere ripetuta , con cadenza annuale e molti centri di immersione richiedono un certificato medico rilasciato da un centro di medicina dello sport prima di accettare il futuro sub. Nella pianificazione a medio termine c'è la scrupolosa manutenzione periodica dell'attrezzatura: i negozianti amano i subacquei che a fine stagione accartocciano erogatori con le fruste arrotolate, lasciano le batterie nelle torce e negli altri strumenti e così via.
La pianificazione a breve termine, infine, serve a definire tutti gli elementi di dettaglio dell'immersione che ci si accinge a compiere. Se la coscienziosità è importante nelle due fasi precedenti, in questa terza essa diventa indispensabile, in quanto trascuratezza e superficialità rischiano, nel caso migliore, di rovinare o impedire l'immersione; nel peggiore, possono generare situazioni imbarazzanti. E' infatti questa la fase in cui si sceglie la località nella quale immergersi, che deve avere tutte le caratteristiche generali consone al proprio livello di esperienza e di preparazione. Ancora, va sottolineata l'importanza della lista di controllo, da eseguire attentamente quando si prepara l'attrezzatura a casa. Il tocco finale include la programmazione "tecnica" dell'immersione (durata, profondità, percorso, obiettivi, modalità), il ripasso assieme al compagno dei segnali e delle procedure, come pure il controllo incrociato delle rispettive attrezzature.
Il principio dell'assetto può essere enunciato in questo modo: un oggetto posto in acqua è spinto verso l'alto da una forza uguale al peso della quantità di acqua che esso sposta. Se un oggetto galleggia, si dice che ha un assetto positivo se esso affonda, ha un assetto negativo e se non galleggia ne affonda, ha un assetto neutro.
Quando siamo sott'acqua, dovremo avere un assetto neutro per poter rimanere fermi nell'acqua oppure muoverci liberamente in tutte le direzioni con pochissimo sforzo (questo discorso vale in modo particolare per coloro che non hanno l'uso degli arti inferiori). L'assetto si controlla per mezzo di pesi di piombo e di un giubbetto ad assetto variabile (GAV).
Il GAV è un dispositivo che può essere gonfiato d'aria o sgonfiato parzialmente per risultare positivo o negativo nell'acqua. Un altro fattore che influenza l'assetto di un oggetto è la densità dell'acqua: l'acqua salata è più densa dell'acqua dolce, quindi si avrà più galleggiamento in acqua salata che in acqua dolce.
Gli spazi aerei del corpo (orecchie seni paranasali, polmoni) sono riempiti di aria alla stessa pressione dell'aria esterna, quando la pressione dell'acqua cambia in conseguenza al cambiamento della profondità, essa crea una differenza di pressione. Questi cambi di pressione sono avvertibili nelle orecchie, seni paranasali, denti, polmoni, aria presente nell'intestino e maschera. I sub aiutano, con la manovra di compensazione, ad equilibrare la pressione all'interno delle cavità nasali, para nasali e timpaniche con quella esterna. Se non si riesce a compensare, l'immersione deve essere interrotta.
La maschera consente di vedere chiaramente creando uno spazio d'aria di fronte agli occhi. Per la scelta è bene che risponda a queste caratteristiche di base:
1. |
Vetro temperato (se si rompe, è meno facilmente soggetto a frantumarsi in piccole e pericolose schegge) |
2. |
Bordo confortevole con una buona aderenza al viso ed una buona ermeticità |
3. |
Alloggiamento per il naso o le dita per compensare più facilmente. |
4. |
Volume ridotto. Più il volume interno è ridotto, più è facile compensarla e svuotarla se si allaga. |
5. |
Cinghiolo regolabile che può essere bloccato nella posizione voluta. |
6. |
Eventuale correzione visiva alle lenti se si hanno problemi di vista |
Lo snorkel è
un pezzo standard dell'attrezzatura subacquea che consente di respirare in
superficie senza dover alzare la testa dall'acqua. Tutti gli snorkel adatti
all'immersione con ARA sono dei semplici dispositivi, costituiti da un boccaglio
che si adatta comodamente alle bocca e da un tubo che si estende oltre la
superficie. Usare snorkel con valvola di spurgo, sono facili da svuotare
e ciò è importante per chi ha funzioni respiratorie ridotte.
Per quanto riguarda i guanti,
è necessario acquistarne di specifici per immersioni o quelli palmati usati
per il surf sono eccellenti per aumentare la potenza della bracciata.. Ne
esistono tipi particolari per persone para-tetraplegiche.
Le Pinne per chi ha la possibilità
di usarle, consentono di muoversi nell'acqua con pochissimo sforzo e maggior
efficienza rispetto al nuoto con le sole braccia. Le pinne moderne si distinguono
in due modelli base, con cinghiolo regolabile e a scarpetta chiusa. Le pinne
regolabili sono il modello più comunemente usato dai subacquei con ARA poiché
si possono indossare con i calzari. In alcuni casi le pinne non servono (vedi
ad esempio non funzionalità degli arti inferiori) o servono ad esempio come
equilibratori idrostatici in quei soggetti che hanno limitatissime attività
motorie.
Il giubbetto ad assetto variabile
IL G.A.V. é un sacco espandibile che può essere gonfiato e sgonfiato per regolare l'assetto. I GAV moderni possono essere gonfiati a bocca o meccanicamente con l'aria della bombola, per aumentare il galleggiamento del subacqueo. Il GAV è un pezzo obbligatorio dell'attrezzatura per tutte le immersioni, si usa per fornire assetto positivo, negativo, per riposarsi, nuotare o fornire assistenza ad altri. Esistono tre modelli base di GAV: a collare, a montaggio posteriore, o a jacket.
Le mute
Le mute sono praticamente necessarie in tutte le situazioni di immersione con acqua più o meno fredda e anche in mari tropicali . Infatti oltre a proteggere dal freddo, proteggono da graffi, punture e abrasioni minori.
L'ampia varietà di modelli e forme le rende utilizzabili praticamente a tutti i portatori di handicap con minime modifiche; la vestizione é impegnativa, i pezzi da indossare sono solitamente due (oltre a guanti, cappuccio e calzari). Le mute umide riducono la perdita di calore in due modi: la quantità di acqua fredda che circola sopra la pelle entra attraverso le zone dei polsi, delle caviglie e del collo nello spazio tra la pelle ed il materiale e rimane intrappolata. Poiché quest'acqua è più fredda della pelle, essa assorbirà il calore corporeo finché verrà raggiunto uno stato di equilibrio termico. Fino a che lo strato di acqua riscaldata rimane all'interno, sarà poca la quantità di calore corporeo necessaria per mantenerla calda. Se l'acqua, invece, circola liberamente dentro e fuori la muta, si perderà un'eccessiva quantità di calore per riscaldare la nuova acqua fredda entrata. Questo è il motivo per cui una buona aderenza è una caratteristica fondamentale per una muta umida. Ma una buona aderenza significa anche difficoltà di vestizione e, per un soggetto disabile, magari con flaccidità agli arti, l'impresa credetemi é molto faticosa.E' consolante il fatto che per tutti i subacquei del mondo l'operazione più odiosa da fare prima dell'immersione sia appunto la vestizione, operazione che può risultare meno tale se ci si fa aiutare dal proprio compagno d'immersione. Chi ha problemi ad infilarla può usare un lubrificante come acqua saponata, talco o silicone spray, oppure usare sotto-mute in lycra.
Una muta "su misura" o " modificata" è l'alternativa caldamente più consigliata per i disabili e per facilitarne l'indossatura si possono mettere chiusure lampo lungo le gambe e sulle braccia.
Le mute semistagne offrono un maggior riparo dal freddo delle mute umide ed hanno la caratteristica di avere nei punti di infiltrazione d'acqua (collo-polsi-caviglie) delle speciali guarnizioni in lattice che impediscono l'ingresso dell'acqua. Il subacqueo ha quindi tra la pelle ed il neoprene un sottile strato di aria. Queste mute sono generalmente in neoprene o materiale composito e sono dotate per la chiusura di una cerniera a tenuta posta longitudinalmente dietro la schiena; il cappuccio é solitamente parte integrante della muta.
Le mute stagne forniscono l'isolamento lasciando asciutto il subacqueo. Esse sono i più caldi sistemi di protezione termica usati dai subacquei sportivi e sono particolarmente utili per l'immersione in acque più fredde di 10 gradi centigradi. Il controllo dell'assetto é un po' difficoltoso, ma in acque fredde sono veramente eccezionali (si entra dentro vestiti normalmente in quelle tipo Viking). Le mute stagne in neoprene sono probabilmente le migliori poiché isolano anche senza sottomuta. Non hanno problemi di compressione quindi non pizzicano la pelle e non provocano fastidiosi segni nelle immersioni profonde (specie chi si ritrova con ridotte masse muscolari). Le mute stagne in tessuto gommato sono in realtà due indumenti: un "guscio" a tenuta d'acqua (l'indumento esterno) che ti mantiene asciutto, ed un sottomuta che fornisce la protezione termica. Si può scegliere tra molti diversi materiali sia per lo strato esterno che per il sottomuta. I materiali comunemente utilizzati per lo strato esterno comprendono tessuto cerato, neoprene pressato, gomma vulcanizzata e trilaminato. Le guarnizioni nelle mute stagne impediscono l'ingresso dell'acqua, e sono generalmente fatte di lattice di gomma o neoprene sottile. Le mute stagne sono più rapide da indossare nella vestizione poiché non aderiscono al corpo e potrebbero essere indicate per i disabili. Poiché le mute stagne vengono riempite d'aria, esse devono essere compensate quando si cambia profondità, proprio come gli spazi aerei del nostro corpo. Per questo motivo, sono attrezzate con un sistema di immissione e di scarico dell'aria. Alcune hanno i tubi corrugati tipo quelli di gonfiaggio-sgonfiaggio dei GAV, mentre altre hanno delle valvole speciali. Indipendentemente dal tipo di dispositivo di gonfiaggio, la maggior parte delle mute stagne prendono l'aria direttamente dalla bombola attraverso una frusta di bassa pressione.
Se non fosse per il complicato utilizzo e per il monitoraggio costante dell'assetto, sarebbero le mute ideali per i disabili.
La zavorra
La zavorra é fondamentale per mantenere, unitamente al G.A.V., un assetto costante. E' importante sottolineare che i pesi in piombo vanno posizionati sulla cintura in modo intelligente cioè tenendo conto di vari fattori: se il portatore di handicap non ha l'uso delle gambe ad esempio, saranno posizionati tutti o quasi sulla parte anteriore per controbilanciare il peso della bombola (posteriore) e favorire un miglior assetto orizzontale; inoltre non potendo avere l'effetto stabilizzatrice delle pinne, si previene la rotazione del busto come nel caso del posizionamento laterale dei pesi.
Se il sub é affetto da tetraplegia, a maggior ragione avrà un assetto ancora più critico per la rotazione. Se l'uso delle gambe é parziale o incompleto si potrà posizionare la zavorra anche sui fianchi, valutando poi il comportamento in acqua. Funzionano bene le cinture in neoprene con tasche per l'alloggiamento dei pesi, velcro, e fibbia a sgancio rapido. Se le gambe galleggiano troppo prova a mettere una piccola quantità di pesi all'altezza delle ginocchia o alle caviglie. I piombi da pesca vanno bene, da 100 a 300 grammi in sacchetti di plastica con velcro.
Per tutti i tipi di cinture occorre prevenire lo scivolamento verso il basso nel caso che il sub non abbia sensibilità dall'ombelicale trasversa in giù o più alta; a tale scopo si può mettere del velcro sotto la cintura e sulla muta ad altezza vita.
Se non si vuole mettere il velcro esistono in commercio delle cinture con spallacci a sgancio rapido (costose) che risolvono in modo brillante tutti i problemi prima esposti (le uso personalmente) ma che in casi di emergenza darebbero qualche problema di sgancio essendo sotto il GAV.....
Esistono per concludere dei GAV con pesi a sgancio rapido incorporati. Questi, sono ottimi e molto pratici a detta di molti, ma hanno i pesi messi quasi lateralmente e un costo molto elevato.
L'erogatore
Un erogatore ha lo scopo di ridurre ad un livello respirabile l'aria ad alta pressione della bombola e fornisce aria al subacqueo solo quando esso inspira. Essi hanno due stadi: un primo stadio che si attacca alla bombola ed un secondo stadio che ha un boccaglio da dove si respira.
La facilità di respirazione è la caratteristica più importante di un erogatore specialmente per un portatore di handicap. Esistono dei boccagli particolari disponibili separatamente e possono essere montati sulla maggior parte degli erogatori. Per quei subacquei con problemi di controllo delle labbra o delle mandibole, questo boccaglio aderisce al palato superiore e rimane alloggiato molto più comodamente. Dal primo stadio dell'erogatore sarà attaccato anche un manometro subacqueo che consente di stabilire quanta aria c'è nella bombola durante l'immersione in modo da pianificarla e ritornare con sicurezza in superficie.
Le bombole
L'aria che ci serve alla respirazione subacquea è compressa in una o più bombole cilindriche dotate di uno o più rubinetti per aprire e chiudere il flusso d'aria e un attacco standard dove potervi collegare gli erogatori. Le quattro dimensioni più comuni di una bombola sono 10, 12 15 e 18 litri per una capacità complessiva di 2000, 2400 3000 e 3600 litri, sebbene siano disponibili anche altre dimensioni, ed in genere le pressioni di carica sono di 200-250 atm. La scelta della bombola adeguata dipenderà, dalla taglia e dal tipo di attività subacquea che si andrà a fare, e talvolta anche dal consumo di aria che si ha durante un'immersione mediamente impegnativa. Chi nuota solo con le braccia ad esempio, consumerà più aria di individui che potranno usare le pinne le quali oltre ad essere idrodinamiche forniscono più spinta. Per la ricarica delle bombole ci sono dei centri specializzati che danno sicurezza e garanzia totale per poche migliaia di lire.
La Strumentazione di controllo
Gli strumenti subacquei ti danno le informazioni e i riferimenti di cui hai bisogno per pianificare le tue immersioni e la tua sicurezza in immersione. Senza di essi il subacqueo può disorientarsi e andare oltre i limiti sicuri di tempo e di profondità. La maggior parte degli strumenti è considerata attrezzatura standard per le condizioni generali d'immersione e in alcune circostanze essi sono considerati obbligatori.
Gli orologi subacquei indicano il tempo trascorso dall'inizio dell'immersione, un profondimetro mostra a quale profondità sei e la bussola ti aiuta a sapere dove ti trovi e dove stai andando; Il termometro, sebbene non sia uno strumento subacqueo indispensabile, ti fornisce informazioni sulla temperatura dell'acqua, infine il manometro indica la quantità di aria disponibile nella bombola. Questo é di solito collegato al primo stadio con una frusta ad alta pressione, usatene uno con avvisatore sonoro se avete problemi di vista. Anche i computer subacquei sono un'evoluzione della strumentazione subacquea. La maggior parte dei computer sul mercato fornisce le informazioni di profondità, tempo, temperatura dell'acqua e vanno ancora oltre calcolando i limiti di profondità-tempo e dicendoti quando devi risalire. Non solo, ma alcuni modelli sono dotati di un avvisatore acustico e visivo se si supera la velocità di risalita standard.
Montaggio attrezzatura, vestizione e discesa in acqua
Montaggio dell'attrezzatura
E' sempre opportuno quando si ha a che fare con le disabilità più disparate spiegare cosa intendete fare e quali sono i vostri problemi. Alcune persone hanno speciali necessità ed è bene tenere conto anche di queste. Se una persona ha facilità di formazione di piaghe da decubito è importante non farla sedere su superfici dure o rugose ma eventualmente su cuscini gonfiabili antisdrucciolo o tavolette in gommapiuma compressa di cui le piscine sono ben fornite.
La vestizione
per un soggetto disabile può essere lunga, quindi é bene tenerne conto se
ci si immerge insieme a normodotati che invece sono più veloci. Per indossare
più facilmente la muta, alcuni se la fanno modificare mettendo delle cerniere
sulla parte interna o esterna delle gambe e sulle braccia a scapito però
delle infiltrazioni d'acqua, che se è fredda... Altri, invece di usare mute
umide (2 pezzi) acquistano delle semistagne che sono molto calde ma hanno
qualche problema in più per indossarle. Personalmente
uso una semistagna da 6 mm a cui ho fatto tagliare i calzari ; ho quindi
acquistato un tipo di calzari particolarmente imbottiti con cerniera posteriore.
Così facendo ho risolto la facilità di vestizione ed il problema del freddo
anche se devo confessare che un po' di acqua entra dai calzari e i movimenti
delle braccia sono leggermente impacciati (6 mm di spessore sono forse troppi). Per quanto
riguarda la cintura di zavorra si può optare per diverse soluzioni già anticipate,
quali cintura con bretelle a sgancio rapido, cintura con dei vani dove riporre
pesi o cintura classica per chi non ha problemi di sensibilità dalla pancia
in giù. In ogni caso ribadisco che i pesi vanno posti in modo centrale sul
davanti (praticamente sulla pancia) in modo da controbilanciare il peso della
bombola, migliorare l'assetto e prevenire la rotazione laterale.
La muta viene
solitamente indossata in barca o sul posto d'immersione sdraiandosi o restando
seduti (dipende da come si è abituati) da soli o con assistenza; la parte
superiore della muta verrà indossata poco prima dell'immersione per evitare
colpi di caldo.
Se portate
protesi per incontinenza svuotate il sacchetto da gamba. E infilatelo poi
sotto la muta, oppure togliete addirittura il sacchetto. Non succederà niente
di irreparabile, a meno che siate soggetti a eventuali reflussi, in questo
caso vi ritrovereste acqua di mare nella vescica ed è consigliabile che ciò
non accada.
Se fate scivolare
i piedi nei gambali con un po' di borotalco questo vi faciliterà l'operazione.
Se l'operazione viene fatta su superficie dura, come il bordo della piscina,
un pontile, il ponte di una barca, fare attenzione che i piedi siano protetti
da abrasioni. Conviene indossare subito i calzari che offrono comunque una
buona protezione tenendo conto che poi ci si dovrà spostare strisciando...
Fate molta attenzione quando infilate i calzari che le dita dei piedi non rimangano piegate all'indietro; per i soggetti senza sensibilità possono persino fratturarsi senza che la persona se ne accorga.
E' importante indossare sempre l'attrezzatura al punto di entrata (sul bordo o direttamente in acqua), per evitare disagio. A questo punto dobbiamo indossare la cintura di zavorra. Chi ha problemi di mobilità deve necessariamente stendersi poiché la vita è più larga in diametro quando si sta seduti di quando il corpo e disteso. Se si indossa la cintura da seduti, all'entrata, in acqua (quando il corpo si distende) la cintura rimane larga e vi sono buone probabilità che si sfili.
Per indossare l'A.R.A. ci si deve sedere al punto di entrata, il compagno provvederà a portarci l'unità A.R.A. (bombola, erogatore e G.A.V. ) e ci aiuterà ad indossarla. L'alternativa, a parer mio migliore, consiste nell'andare in acqua con già la cintura dei piombi indossata, maschera e snorkel e infilarsi l'attrezzatura in modo autonomo sotto la supervisione del compagno. Si procederà poi alla regolazione dei cinghiaggi del G.A.V. Attenzione a non essere troppo negativi quando vi calate in acqua senza l'attrezzatura perché rischiereste di andare sul fondo senza bombola...
Nel caso di una persona con una disabilità che coinvolge anche le mani (es. un tetraplegico) la vestizione diventa molto personale nel senso che dipende molto dalla capacità residue degli arti superiori e può essere fatta come descritto prima.
Ingresso in acqua
Si useranno
metodi diversi a seconda delle circostanze e del livello di disabilità. Chi
ha problemi di vista userà un'entrata col passo del gigante, una capovolta
all'indietro o in avanti. Chi ha problemi di mobilità userà generalmente
una capovolta in avanti stando attento a non colpire l'acqua con il viso.
Per evitare questa situazione scomoda e potenzialmente pericolosa, si deve
piegare la testa in avanti sul torace, tenere la maschera con una mano e
l'erogatore con l'altra; poi rotolare sulla spalla, questo sempre da una
posizione vicina all'acqua (es. in una piscina o da una piattaforma di una
barca).
Se si entra
da una posizione più alta di 40 centimetri dal pelo dell'acqua, è necessaria
la vestizione in acqua del GAV più bombola o l'uso di un argano se è a disposizione.
Se l'ingresso è dalla spiaggia, si può anche autonomamente raggiungere la
battigia strisciando sulla spiaggia e quindi entrare in acqua per poi indossare
il GAV e il resto della attrezzatura. Con l'ingresso da una barca come un
gozzo ci sono notevoli problemi perché il bordo alto rispetto alla superficie
dell'acqua ci crea impedimenti per scendere ma soprattutto per salire quando
tutta l'attrezzatura e la muta sono bagnati. L'ingresso da un battello pneumatico
è il più facile e il più consigliabile per un disabile poiché il battello
è basso rispetto alla superficie dell'acqua e quindi la discesa e la risalita
si possono fare anche in modo autonomo. E' raccomandabile l'utilizzo di grossi
gommoni (da 6 a 10 metri) per avere la possibilità di salirci con la carrozzina
e, ovviamente, con tutta l'attrezzatura.
Le imbarcazioni da sub con poppa bassa usate per turisti subacquei sono fruibilissime a patto che la pedana sia realmente a pelo d'acqua e che il dislivello tra quest'ultima e il piano barca sia minimo.
Ormai dovrebbe essere chiaro che le procedure di immersione dalle barche variano molto da una barca all'altra. Quando sei pronto per entrare in acqua assicurati che sia pronto anche il tuo compagno. Quando sei in acqua, dopo aver effettuato una controllata generale, segnala "O.K.", quindi spostati dal punto per permettere ad altri di entrare.
Controlli di superficie per un soggetto disabile
L'equilibrio in superficie può essere difficoltoso perché la bombola sbilancia il subacqueo all'indietro e la posizione che si tenderà a ottenere sarà quella a pancia all'aria o comunque a 45 gradi rispetto al pelo dell'acqua. Come primo consiglio occorre posizionare il monobombola sul G.A.V. in modo che non sia troppo alta per evitare di battere la nuca sulla rubinetteria né troppo bassa per non avere il peso della bombola in basso e quindi avere l'assetto descritto prima. Solo dopo numerose immersioni troverete l'altezza giusta del G.A.V. e vedrete che il vostro assetto in superficie migliorerà sensibilmente. Ricordate che se avrete un buon assetto in superficie, quasi sicuramente lo avrete anche in profondità. Va fatto un notevole sforzo per restare verticali nell'acqua con la testa fuori pur avendo posizionato bene la bombola, ma per migliorare la situazione occorre come già descritto controbilanciare il peso della bombola posizionando i pesi nella cintura all'altezza della pancia.
Se vi trovate a galla a pancia all'aria o state guardando il fondo, usate questa tecnica per girarvi: portare una mano nell'acqua verso il fondo ed "afferrare una manciata d'acqua", poi sollevarla con forza facendo rotolare il corpo e, nello stesso momento, far ruotare l'altro braccio per completare l'azione di rotolamento; diventa poi un fattore di equilibrio il mantenere la bombola fuori dall'acqua sulla schiena e richiede parecchia pratica.
Assetto sott'acqua di un subacqueo disabile
Dato che sia i polmoni che il G.A.V. sono al di sopra della vita, e quindi della cintura, se noi avanziamo senza pinneggiare, finiremo in posizione diagonale sott'acqua, e non in posizione orizzontale come vorremmo. Per chi ha problemi di movimento degli arti inferiori assumere questa posizione sott'acqua significa non essere idrodinamici e quindi sprecare un sacco di energie per l'avanzamento. Usare pesi aggiuntivi sulle caviglie è l'ultima risorsa perché in profondità fanno strisciare sul fondo i piedi del subacqueo, creando difficoltà nel nuoto e pericolo di rimanere intrappolati tra le sporgenze del fondale. Si rende necessario quindi distribuire la zavorra in modo "intelligente" e non controproducente all'avanzamento e all'assetto.
Per il subacqueo disabile è essenziale l'assoluto controllo della galleggiabilità per un'immersione sicura, inoltre l'assetto perfetto è fondamentale per un'immersione comoda, divertente, e poco faticosa.
La risalita in barca
Al termine dell'immersione fai una risalita controllata, seguendo le indicazioni: non più velocemente di 18 metri al minuto e fai una sosta di sicurezza di 3 minuti a 5 metri. Risali lungo una cima, specialmente se c'è corrente, per aiutarti a controllare la velocità di risalita ed a mantenere l'esatta profondità durante la tappa di sicurezza. Una volta in superficie, raggiungi la barca e attendi il tuo turno per uscire dall'acqua. Per prima cosa, consegna tutto il materiale fotografico e l'attrezzatura accessoria passandola a qualcuno in barca, poi la cintura dei piombi ed eventualmente il GAV e bombola ed infine inizia la procedura per risalire in barca.
La risalita in barca si svolge con le stesse raccomandazioni della discesa tenendo presente che la prima cosa da fare è liberarsi dell'attrezzatura accessoria, quindi in ordine la zavorra, il G.A.V. con la bombola ed infine si può procedere alla risalita.
Problematiche che si possono incontrare in acqua
Quando la luce entra nell'aria della maschera provenendo dall'acqua, il cambio di velocità provoca una leggera deviazione del suo angolo. Questo causa un effetto di ingrandimento che fa apparire gli oggetti sott'acqua più grandi e più vicini del 25%. Inoltre, con l'aumentare della profondità, diminuisce la luce a causa di diversi fattori: un po' di luce si perde con le particelle in sospensione nell'acqua ed altra ancora viene assorbita dall'acqua stessa. Man mano che la profondità aumenta incomincia a sparire il rosso poi l'arancio ed il giallo. Per queste ragioni, l'acqua più è profonda, più é buia e meno colorata. Per vedere i veri colori, è necessario utilizzare delle torce subacquee. La visibilità può essere alterata inoltre dalle correnti, dal tempo atmosferico, dalle particelle in sospensione e dalla composizione del fondo. Anche l'immersione in acqua estremamente limpida, tuttavia, può causare problemi. A causa dell'effetto di ingrandimento dell'acqua, il fondo sembrerà più vicino della realtà. Il disorientamento (vertigini) durante le discese e le risalite senza riferimenti può essere un problema sia in acqua limpida che in acqua torbida, quindi si suggerisce di usare una cima per scendere e risalire dal fondo e di seguire le bolle che escono dall'erogatore.
Tentare di nuotare anche contro una lieve corrente può stancarti e spossarti rapidamente specialmente se hai l'uso delle sole braccia, facendoti consumare moltissima aria e mandandoti in affanno. Evita di fare lunghe nuotate in superficie contro correnti anche lievi, perché è più facile nuotare contro una lieve corrente stando sul fondo, dove in genere è più debole, che in superficie. Inoltre sul fondo troverai anche appigli per riposarti ogni tanto. Se per caso vieni catturato accidentalmente da una corrente e trascinato lontano dalla tua destinazione o dal punto di uscita, nuota perpendicolarmente alla corrente, non tentare di contrastarla nuotando direttamente contro di essa perché ti affaticheresti rapidamente.
Il mondo subacqueo è un mondo silenzioso tuttavia eliche, erogatore e alcuni tipi di pesci producono onde sonore; il suono in acqua viaggia circa quattro volte più velocemente che in aria. A causa di ciò, puoi avere difficoltà a stabilire la direzione da cui proviene un suono poiché sembra provenire da tutte le direzioni. Parlare sott'acqua è praticamente impossibile in quanto le corde vocali non funzionano in ambiente liquido. Si può richiamare l'attenzione del compagno battendo sulla bombola con un oggetto solido come il coltello; il subacqueo sentirà un suono ma non sarà in grado di dire da dove arriva. Esistono dei particolari apparati che servono per comunicare vocalmente sott'acqua, si chiamano idrofoni ed hanno costi elevatissimi.
La naturale temperatura dell'acqua varia dai -2 gradi centigradi delle regioni artiche ai 30 gradi dei tropici. All'interno di una data regione, comunque, la temperatura dell'acqua in genere varia più o meno di 10 gradi centigradi durante l'anno. La temperatura dell'acqua cambia anche con la profondità, diventando in genere più fredda. L'acqua trasporta via il calore dal corpo 20 volte più velocemente dell'aria, il che significa che per una data temperatura l'acqua ha un maggior effetto di raffreddamento. I brividi continui sono un segnale di avvertimento che ti dice che la tua perdita di calore ha raggiunto un livello critico e che quindi devi uscire subito.
I problemi generali da considerare nell'ambiente di acqua dolce sono legati all'ambiente specifico poiché un'immersione può aver luogo anche in altitudine, al di sopra del livello del mare e ciò richiederà tecniche ed addestramento speciali per la variazione di pressione barometrica. Inoltre l'acqua dolce è meno densa dell'acqua salata quindi se fai un'immersione in acque dolci dopo esserti immerso in acqua salata, assicurati di regolare l'assetto controllando "la pesata".
Sia che tu sfrutti caratteristiche particolari dell'ambiente naturale, sia che tu segua le indicazioni di una bussola, tutta la navigazione subacquea si basa sulla capacità di stimare le distanze. Per sapere a che distanza si trova la barca o la riva, devi sapere che distanza hai percorso allontanandotene. Uno dei metodi più semplici per misurare le distanze è di contare i cicli di pinneggiata. Un ciclo di pinneggiata (subacquea) si può meglio descrivere come due movimenti di spinta delle pinne, uno per ciascuna gamba, o come un ciclo nel quale entrambe le gambe completano una spinta. Per chi é impossibilitato ad usare le gambe, un buon metodo per misurare le distanze é quello di usare le braccia. Le braccia si muoveranno a rana, il ritmo dovrà essere il più possibile costante come anche la potenza della bracciata in modo da non falsare la stima della distanza coperta. E' inutile aggiungere che questo metodo é abbastanza preciso per le piccole o medie distanze anche perché basta una piccola variazione nella potenza della bracciata o un cambio di ritmo per allungare o diminuire di molto la stima; analogamente é molto sensibile alle correnti e all'affaticamento del subacqueo.
Un altro metodo per valutare le distanze sott'acqua è di misurare il tempo richiesto per percorrere una distanza nota. Se sai che impieghi 30 secondi per percorrere 30 metri, puoi stimare le distanze che percorri misurando la durata del tuo nuoto con l'orologio. Il principale svantaggio della misurazione delle distanze mediante il tempo trascorso è che se ti fermi o fai una pausa, invalidi la misurazione.
Una volta raggiunto il fondo, inizierai ad orientarti grazie ad una varietà di riferimenti naturali che ti forniranno la posizione. Tra i riferimenti più comunemente utilizzati vi sono: luce ed ombre, movimento dell'acqua, composizione e struttura del fondale, profilo del fondale, piante ed animali.
Nemmeno la miglior bussola subacquea del mondo potrà aiutare la tua navigazione se non la tieni nel modo corretto. Le bussole possono essere indossate sul polso o venire montate nella consolle degli strumenti, ma devi comunque essere sicuro di allineare la linea di fede con l'asse verticale del tuo corpo. Per chi non ha l'utilizzo degli arti inferiori è impossibile continuare a nuotare e contemporaneamente leggere la posizione della bussola, quindi consiglio di fare una sosta di qualche secondo, eseguire la lettura e proseguire. Le soste dovranno essere più numerose quanto più l'incertezza di proseguire su una rotta errata è reale. È molto importante quando si usa la bussola concentrarsi sull'allineamento della linea di fede con l'asse del tuo corpo, diversamente la navigazione sarà imprecisa anche se usi correttamente la bussola.
La bussola ti aiuta a nuotare lungo una linea retta, ma tieni presente che i movimenti dell'acqua (quali le correnti o le onde) ti possono mandare fuori rotta, da qui l'utilità di fidarsi dei riferimenti visivi sul fondale.
Al calare del sole, gli animali notturni, come le aragoste in mare o i pesci gatto nelle acque dolci, iniziano le loro attività; altri animali difficili da raggiungere durante il giorno, compresi molti piccoli pesci, si lasceranno avvicinare durante la notte. Potresti incontrare la bioluminescenza cioè lampi di luce chimica che vengono emessi dal plancton microscopico quando viene disturbato da un subacqueo. Se è presente la bioluminescenza, copri o spegni la torcia e muovi la mano nell'acqua: così facendo vedrai delle "scintille" accendersi lungo il suo movimento.
A parte la torcia, l'attrezzatura per l'immersione notturna non sarà molto diversa da quella per il giorno, ma ci sono alcuni punti che meritano una specifica attenzione. Per cominciare, la fonte d'aria alternativa dovrebbe essere facilmente individuabile, poiché sarà più difficile vederla al buio, se diventasse necessaria.
Per chi non ha l'uso degli arti inferiori é raccomandabile acquistare una di quelle torce che usano gli speleologi montata su un caschetto in plastica o con cinghiaggi da posizionare sulla fronte. Questa é l'unica soluzione possibile visto che le braccia servono alla propulsione e al controllo degli strumenti. Possedere una sorgente luminosa è un'ovvia priorità durante un'immersione notturna. Senza di essa, sarebbe molto difficile leggere gli strumenti, trovare la via da seguire, o far conoscere la tua posizione al compagno.
Poiché anche le migliori torce subacquee possono guastarsi, ognuno dei subacquei che partecipa all'immersione notturna dovrebbe avere con sé anche una luce di scorta. Questo è talmente importante che alcuni subacquei si portano tre o anche quattro luci, per essere certi che non gli accada di finire l'immersione senza una luce funzionante. Solitamente si usa una luce chimica attaccata alla rubinetteria della bombola per segnalare la posizione; legala in anticipo e attivala appena prima di scendere.
I laghi montani di acqua dolce sono spesso freschi, puliti e limpidi, popolati da un'interessante vita acquatica. L'immersione in altitudine è la porta verso l'opportunità di immersione nell'entroterra, lontano dalla costa, in alcuni tra i paesaggi più belli della terra. In montagna c'è una minore pressione dell'aria rispetto a quella a livello del mare tale da rendere inaccurate le tabelle di immersione. Quindi, un'immersione in altitudine e qualsiasi immersione fatta a 300 o più metri al di sopra del livello del mare, richiede speciali procedure relative alle tabelle di immersione. Proprio come le tabelle sono progettate per essere principalmente utilizzate a livello del mare, così lo sono anche i profondimetri.
L'ipotermia si sviluppa quando un subacqueo sia stato esposto ad acqua o aria fredda (entrambe comuni in altitudine) abbastanza a lungo perché la temperatura critica all'interno del corpo scenda sotto quella normale. Questo può avvenire anche indossando una muta umida o anche stagna, con condizioni sufficientemente fredde di temperatura esterna. L'ipotermia è una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, ed i suoi segni e sintomi comprendono tremori, insensibilità e colore bluastro della pelle. Mentre la temperatura interna si abbassa la vittima può perdere il coordinamento e soffrire di debolezza, confusione, perdita di conoscenza e, se la situazione non viene risolta, può anche seguire la morte. E' opportuno lasciare sempre un tempo sufficientemente ampio tra le immersioni per potersi riscaldare. Avere i brividi è un avvertimento fisiologico che non dovrebbe mai venire ignorato anzi, sott'acqua avere brividi significa risalire.
Le immersioni profonde consentono di raggiungere profondità maggiore di 18 metri; per esempio, grazie alle immersioni profonde si possono osservare forme di vita che non vivono alle profondità minori, relitti o fare fotografie a forme viventi di profondità. Gli obiettivi validi per le immersioni profonde sono generalmente singoli poiché in questo tipo di immersioni non c'è abbastanza tempo per perseguirne più di uno. La maggior parte delle scuole subacquee del mondo definisce un'immersione profonda quella che si svolge a più di 18 metri ma che non superi i 40 metri. Chi si immerge a più di 40 metri è considerato fuori dai limiti della subacquea ricreativa. In molti luoghi al di sotto dei 30 metri, la luce è poca o assente quindi è un problema leggere gli strumenti, usare l'attrezzatura e orientarsi in modo corretto e sicuro. Per questo è raccomandabile portare una piccola torcia per guardare nei buchi e nelle spaccature o per leggere gli strumenti in luce scarsa.
È intuitivo pensare che il limite dei 30 metri sia soggettivo in quanto un'immersione a 18 metri in un lago freddo con visibilità di un metro potrebbe venire considerata impegnativa anche per subacquei con molta esperienza, analogamente 18 metri in acque tropicali limpidissime possono sembrare non impegnative. Nel decidere il limite di immersione profonda devi tenere conto del luogo dell'immersione, delle condizioni ambientali, della tua forma fisica e psicologica e dell'intervallo di superficie trascorso dall'ultima immersione. Per quanto riguarda l'attrezzatura per le immersioni profonde bisogna tenere presente con l'aumentare della profondità, l'aria fornita dall'erogatore diventa densa quindi avremo bisogno di un erogatore bilanciato il quale fornisce aria in modo costante, indipendentemente dalla pressione nelle bombole.
Poiché non esistono casistiche precise sulle immersioni profonde da parte di disabilità più disparate, siamo tenuti a non superare rigorosamente le tabelle di non-decompressione; se ti immergi con un computer subacqueo fai in modo che anche il tuo compagno ne sia provvisto e cerca di seguire le indicazioni più severe. Nelle immersioni profonde è fondamentale mantenere il contatto visivo con il proprio compagno, anzi in alcune occasioni con scarsa visibilità è opportuno legarsi con una sagola a chi ci sta vicino. Nelle immersioni profonde, potresti "andare in affanno" in seguito a stress o attività faticose in profondità; questo succede quando si richiede più velocemente aria all'erogatore, più di quanto lui sia in grado di forniti provocandoti la sensazione di non riuscire ad avere sufficiente aria; in questo caso occorre fermarsi, interrompere ogni attività e riposarsi respirando costantemente in modo lento e profondo.
Un altro fenomeno che potrebbe presentarsi in profondità è la narcosi da azoto che generalmente si manifesta tra i 24 ed i 30 metri con sintomi variabili da individuo a individuo: vanno dall'euforia, all'esaltazione, al sonno, allo stordimento, all'ansia , alla sensazione di beatitudine, ma quello che più ci importa è che in questi frangenti, il subacqueo, è portato ad una scarsa attenzione per la sicurezza propria e del compagno. Questo si riflette spesso nel dimenticare di controllare la propria riserva d'aria, di dimenticarsi di regolare l'assetto, o l'individuo risulta incapace di reagire in modo adeguato ad un problema.
Se c'è una cosa capace di scoraggiare i possibili subacquei dall'utilizzare barche, è il timore del mal di mare. Soffrire il mal di mare è una sensazione spiacevole che va da un moderato mal di stomaco a forti giramenti di testa, nausea e vomito, rendendola un'esperienza che pochi desiderano fare, ed ancora meno ripetere. La prevenzione più comune si attua mediante l'assunzione di farmaci contro il mal di mare che di solito andrebbero presi prima di salire a bordo, seguendo le istruzioni della casa farmaceutica. Alcuni di questi medicinali potrebbero causare sonnolenza o effetti che vorresti evitare quando ti devi immergere, quindi verifica sulle istruzioni e prova il medicinale quando non dovrai immergerti. A bordo, rimani all'aria fresca e lontano dallo scarico del motore. Evita i compiti impegnativi quali leggere o preparare l'attrezzatura fotografica durante la navigazione. Può aiutarti osservare l'orizzonte, inoltre resta al centro della barca, che è il punto più stabile e stai lontano dalla prua o dalla poppa.
Principi di prevenzione in risalita
La nozione più comune fra i subacquei, a proposito del rischio di malattia da decompressione, è che il rischio non esiste a profondità inferiori ai 10 metri. Si conoscono, però, casi di subacquei che sono stati trattati per MDD dopo immersioni non ripetute a solo 6 metri di profondità. Molti sub, inoltre, credono ancora fermamente che non c'è rischio di "embolizzarsi" se ci si immerge entro i limiti delle tabelle di immersione.
In realtà i dati del Divers Alert Network (DAN), indicano che circa il 60% dei casi di patologia da decompressione trattati negli Stati Uniti fra il 1987 ed il 1989, si riferivano ad immersioni condotte entro i limiti delle tabelle U.S. Navy secondo quanto affermato dalle vittime e dai testimoni.
La ricompressione rapida e l'immediata ossigenazione sono essenziali per minimizzare i danneggiamenti dei tessuti. Se i primi soccorsi tardano ad arrivare, come anche la ricompressione, in caso di incidenti da immersione sportiva, il danno permanente di cellule nervose diviene inevitabile. Non tutte le bolle gassose che si producono durante una risalita o una decompressione provocano sintomi o danni immediati all'organismo. Queste raccomandazioni sono facili da fare, così come è facile dire: "risali a 10 metri al minuto" non è, invece, altrettanto facile rispettare le raccomandazioni senza qualche strumento che indichi la velocità di risalita. La vecchia norma di risalire "una mano sopra l'altra", lungo una cima ben tesa, è tuttora degna di rispetto e vi farà risalire, più o meno, alla velocità giusta.
Molti strumenti moderni e la maggioranza dei più recenti computer subacquei prevedono un indicatore di velocità di risalita, con allarme sonoro e/o luminoso. La presenza di questa caratteristica dovrebbe essere uno dei criteri di scelta di un computer subacqueo.
In generale, però, si dovrebbe risalire lungo una cima (o una parete) tutte le volte che ciò sia possibile, in modo da avere dei punti di riferimento che consentano di controllare più efficacemente la velocità di risalita, la profondità ed il tempo trascorso. Inutile ricordare l'importanza di mantenere il controllo costante ed attento della valvola di scarico del giubbetto equilibratore, in modo da poter correggere la velocità di risalita istantaneamente. Un'altra considerazione degna di nota è che risalite e discese multiple possono sostanzialmente accrescere il rischio di MDD, aumentando la probabilità di formazione di bolle durante le risalite e l'assorbimento di azoto durante le ridiscese.
L'accogliente tepore delle acque tropicali e le possibilità offerte dalle strutture organizzative invitano a tornare nell'acqua due o tre volte ed anche più' nell'arco della giornata, per diversi giorni consecutivi. Nonostante le immersioni vengano quasi sempre effettuate a quote relativamente modeste e in curva di sicurezza, ciò comporta delle problematiche che non possono essere sottovalutate. Considerando ad esempio le tabelle della U.S. Navy che sono le meno restrittive, prevedono il raggiungimento della completa desaturazione dopo una qualunque immersione entro le 12 ore successive. Le più recenti tabelle di Buhlmann stimano invece un tempo di desaturazione totale che raggiunge e supera le 24 ore, variabile in funzione di quanto l'immersione è stata impegnativa. Studi medici recenti hanno mostrato la presenza di una serie di fattori che complicano i calcoli per una corretta decompressione. Vi è, infatti, un'estrema varietà nelle velocità di assorbimento del gas inerte nei vari tessuti; esistono scambi gassosi all'interno dei tessuti stessi e tra un tessuto e l'altro. Se si effettuano numerose immersioni quotidiane per periodi di tempo prolungati, questi tessuti non hanno il tempo di desaturarsi in maniera adeguata e anzi, tendono giorno dopo giorno, ad accumulare una sempre maggiore quantità di gas inerte arrivando alla fine a delle sovrasaturazioni potenzialmente pericolose. La situazione ovviamente si complica quando, al termine di un periodo di immersioni, il subacqueo deve prendere l'aereo per tornare a casa. Le cabine degli aerei di linea sono pressurizzate ad una quota effettiva pari a circa 2.800 metri e ciò, in presenza di una sovrasaturazione residua, comporta un aumento del rischio di comparsa di MDD. Sono sempre valide le raccomandazioni tradizionali per il volo dopo un'immersione o un periodo d'immersioni, che dicono di aspettare un minimo di 12 ore dopo una singola curva di sicurezza e fino a 24 ore dopo immersioni che abbiano richiesto tappe di decompressione, o dopo diverse immersioni giornaliere, soprattutto se condotte per vari giorni consecutivi. In definitiva, dopo un periodo dedicato alle immersioni ci si deve astenere dallo scendere sott'acqua con l'ARA il giorno prima del viaggio del ritorno in aereo, ed è comunque raccomandabile bere abbondantemente durante il volo, in ogni caso, non fa male.
La malattia da decompressione
è tutt'oggi causa primaria di incidenti e di infortuni occorrenti nella pratica
dell'attività subacquea. Le bolle di azoto che si formano nel sangue durante
la risalita, rimangono in circolo per il tempo necessario al riassorbimento
da parte del nostro organismo. A seconda del tipo di tessuto presente nel
nostro corpo, avremo un tempo di assorbimento dell'azoto che è variabile,
come mostra la seguente tabella:
TESSUTI |
PERIODO DI DESATURAZIONE |
TIPI DI TESSUTI |
Tessuti rapidi |
5 minuti |
organi con irrorazione superiore al normale, sangue, cuore, polmone, rene, milza, ecc... |
Tessuti di normale rapidità |
10 minuti |
organi normalmente irrorati |
Tesssuti Medi |
20 minuti |
organi poco irrorati |
Tessuti lenti |
40 minuti |
grassi molto irrorati |
Tessuti lentissimi |
75/120 minuti |
grassi poco irrorati |
Per evitare il più possibile di cascare in uno spiacevole incidente o per lo meno sapere cosa fare e come comportarsi occorre tenere presenti svariate variabili in quanto le MDD (malattie da decompressione) sono state divise anche se con differenti manifestazioni sintomatologiche in due categorie:
La sintomatologia base delle MDD tipo 2 si presenta nel periodo immediatamente successivo alla fase di decompressione, tra i primi sintomi : tosse stizzosa, fame d'aria, difficoltà respiratorie, bruciore retrosternale (segno di compromissione della rete vascolare polmonare) e nel 30% dei casi anche sintomi della tipo 1, dolori alle articolazioni. Se a ciò si aggiungono segni di convulsioni, incoordinazione, tremori, stati confusionali, significa che vi è anche un danno neurosensoriale. Il primo sintomo di danno spinale è in genere associato a dolore passeggero alla schiena con irradiazione all'addome, il quale è frequentemente attribuito dal subacqueo allo sforzo del sollevamento delle bombole, mentre si riconoscono le paralisi e le forme di perdita della sensibilità.
Le terapie della MDD tipo 2 sono sostanzialmente l'ossigenazione per diffusione e la ricompressione per la riduzione delle bolle, ad esse si deve di solito accompagnare ove possibile un assunzione farmaceutica. Si è osservato nei soggetti trattati ad ossigeno subito dopo la risalita, percentuali di recupero elevatissime rispetto a quelli a cui non è stato dato, questo perché l'ossigenazione permette al polmone di recuperare lo scambio azoto/ossigeno, evita il collasso, diminuisce l'emoconcentrazione e permette un più veloce deflusso dell'azoto dalle parti lese.
Per rendersi conto dei pericoli che comporta una determinata attività non c'è sistema migliore che leggersi le statistiche relative agli incidenti subiti da chi la pratica.
Analizzando le statistiche e quanto risulta dai diversi studi resi pubblici (soprattutto all'estero), non si può mettere in dubbio che la subacquea a buon livello sia diventata davvero "facile, divertente e sicura" come proclamano le pagine della pubblicità. Naturalmente gli incidenti ci sono ma, in percentuale, rientrano abbondantemente entro quei limiti accettabili per ogni altro sport di media difficoltà, tanto è vero che da parecchi anni ormai la gran parte delle compagnie di assicurazione non richiede più un extra per le polizze antinfortunistiche specifiche.
Vediamo cosa è successo negli Stati Uniti circa dieci anni or sono (1991): in quell'anno gli incidenti fatali sono stati circa 2,5 ogni centomila immersioni. Questo significa che é più pericoloso fare un viaggio in automobile per arrivare al lavoro che andare sott'acqua.
19 |
insufficienza d'aria |
11 |
intrappolamenti sul fondo |
15 |
problemi col GAV in superficie e affondamento |
8 |
cause cardiovascolari |
5 |
alcool e/o droghe |
5 |
panico |
4 |
narcosi d'azoto |
3 |
embolia gassosa |
1 |
risalita rapida |
1 |
obesità |
1 |
ipotermia |
Di certo le condizioni caratteristiche molto diverse (profondità e temperatura differente da quelle climatiche in superficie) sono diverse da quelle a cui sono abituati i sub americani, le nostre attrezzature poi sono leggermente diverse; è probabile che da noi, a parità di immersioni, il maggior numero di problemi nasca a seguito di risalite errate.
Allora è forse più interessante andare a vedere in Gran Bretagna, dove nel 1993 gli incidenti di vario tipo ed entità sono stati globalmente 263 (di cui 9 con conseguenze irreparabili), una buona parte per problemi di risalita o di decompressione.
Purtroppo, le statistiche per persone disabili non sono ancora disponibili sia per colpa dei pochi disabili subacquei al mondo, sia per la varietà di patologie a cui si dovrebbe fare riferimento. Non solo, ma anche per la difficoltà nell'individuare i primi sintomi di MDD in persone che magari non hanno sensibilità superficiale e profonda agli arti inferiori o in altre zone del corpo ci induce a immergerci con una dose di preoccupazione. Il fatto di poter determinare con difficoltà i sintomi su un subacqueo in cui si sospetta una malattia da decompressione con i normali metodi d'indagine, dovrebbe stimolare l'opinione medica a trovare nuove metodologie d'approccio alla MDD.
Cito l'esempio del sottoscritto che, dopo un'immersione regolare a circa 20 metri, una volta sulla barca si è ritrovato una caviglia gonfia come un melone. Dopo aver interpellato i medici della DAN EUROPE, il consiglio è stato di "stare sotto osservazione e riferire gli eventi". Questo perché mancavano casistiche riconducibili al mio caso tanto e vero che finii comunque in camera iperbarica a farmi le mie belle 4 sedute. Al quarto giorno dopo la persistenza del gonfiore mi fu caldamente consigliato di recarmi al vicino ospedale di Sassari per una sospetta tromboflebite. Arrivato in ospedale, dopo attente analisi e radiografie, mi fu diagnosticata una lussazione della caviglia che molto probabilmente mi ero procurato indossando la muta prima dell'immersione....
Questo testimonia la reale difficoltà che esiste a riconoscere in modo univoco in un para-tetraplegico (nel caso specifico) la malattia da decompressione.
Alcool e medicinali, anche nelle quantità che in superficie hanno effetti minimi, possono danneggiare il senso di giudizio in profondità, dove i loro effetti possono essere più intensi. Inoltre, l'alcool prima o subito dopo un'immersione può aumentare i rischi della malattia da decompressione. Se stai prendendo un .medicinale prescritto, prima di immergerti discuti i suoi effetti col tuo medico. Se sei un fumatore, astieniti per alcune ore prima dell'immersione perché fumare parecchio diminuisce l'efficienza dei tuoi sistemi di circolazione e di respirazione. Non immergerti se non ti senti bene e, anche quando sei raffreddato se lo facessi potresti avere notevoli problemi e difficoltà nella compensazione e in risalita.
Mantieni un buon grado di idoneità fisica e sottoponiti ad una visita medica ogni anno da un medico esperto in medicina subacquea. Se sei una donna, ci sono speciali considerazioni sulla salute, che riguardano le mestruazioni e la gravidanza. Se di norma le mestruazioni non ti impediscono di partecipare ad altre attività, non c'è ragione perché ti impediscano di immergerti. Al contrario, poiché si sa poco sugli effetti che l'immersione può avere sullo sviluppo di un feto, si suggerisce di interrompere l'attività subacquea durante la gravidanza.
In dieci anni di casistica pochissimi subacquei disabili dotati di brevetto hanno avuto una malattia da decompressione forse perché le precauzioni raccomandate ad ogni individuo sono state rispettate scrupolosamente o forse perché la preparazione è stata curata nei minimi particolari; sicuramente anche perché il numero di disabili subacquei è bassissimo in confronto al numero di disabili che esistono sul pianeta. Quindi occhio alla velocità di risalita, attenzione al calcolo delle immersioni multilivello, usare le tabelle con giudizio e responsabilità e non per ultimo fate sempre sosta di sicurezza a cinque metri; con l'osservanza di queste poche regole che per altro dovrebbero osservare tutti i subacquei del mondo, si potrebbero diminuire il numero degli incidenti in numero impressionante.
La "visita medica" e aspetti giuridici
Ai fini della tutela della salute, coloro che praticano attività sportiva agnostica devono sottoporsi preventivamente e periodicamente al controllo dell'idoneità specifica allo sport che intendono svolgere o svolgono. La qualificazione agonistica a chi svolge attività sportive è demandata alle Federazioni sportive nazionali o agli Enti sportivi riconosciuti.
L'attività subacquea o lo sport subacqueo come hanno definito al Ministero, prevede la periodicità di questa visita a cadenza annuale oltre ad una certa quantità di altri esami che abbiamo già descritto. Il Ministero non decide chi è agonista e chi non agonista, perché nel caso in cui uno sport, o un tipo di attività in uno sport non venga considerata agonistica la certificazione è di competenza semplicemente del medico di base, mentre la certificazione dell'attività agonistica è demandata esclusivamente ai medici specializzati in medicina dello sport.
L'attività agonistica deve intendersi come quella forma di attività sportiva praticata sistematicamente e/o continuativamente soprattutto in forme organizzate dalle federazioni sportive nazionali, dagli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, dal Ministero della Pubblica Istruzione per quanto riguardi i giochi della gioventù a carattere nazionale,
Per lo Stato (e per Stato intendo non tanto il Ministero della Sanità quanto la Magistratura che va a giudicare in caso di incidente chi fa attività subacquea), il subacqueo è considerato agonista, perciò deve avere un certificato medico di idoneità rilasciato da un medico dello sport in base a dei precisi standard. Se la persona non ha un certificato medico rilasciato da un ente riconosciuto dal CONI sono dolori, nel senso che c'è una denuncia penale seguita da richieste di risarcimento molto consistenti.
Per quanto riguarda la legislazione civile in questo caso é vero che occorre sottoscrivere una polizza infortuni (prima che avvenga il fattaccio), è vero che assicurano l'attività subacquea, ma è anche vero che se andate a spulciare le note scritte a caratteri microscopici, che nessuno si va mai a leggere, si legge che il soggetto deve essere sottoposto a visita medica secondo le normative del CONI; il che significa che se a voi capita un incidente e risulta che siete sprovvisti di un documento rilasciato da un medico dello sport o, da un centro di medicina dello sport, non vi daranno una lira. A tale scopo è doveroso fare la visita annuale al centro di Medicina dello Sport e rivolgersi ad assicurazioni specifiche settoriali come la DAN EUROPEche offrono molte più garanzie e competenza specifica nel settore subacqueo.
Il disabile fino a poco tempo fa, non poteva neanche assicurarsi l'idoneità perché se andava in un centro di medicina dello sport, il medico non la rilasciava per il motivo che gli esami richiesti, come il test sotto sforzo che prevede appunto l'uso o della cyclette o del gradino, sono impossibili da effettuare con gli attuali strumenti se l'handicap è motorio. Invece di fare la visita dal normale medico curante occorre prenotare queste visite nei Centri di Medicina Sportiva attrezzati per prove su disabili dove ci sono attrezzature che possono essere usufruibili dai disabili.
Altro problema, è che chi rilascia idoneità è un medico dello sport ma, il trovarsi davanti ad un disabile che vuol fare attività subacquea è quasi sempre una barriera psicologica che porta verso il no. Da parte nostra quindi sarebbe sempre utile portare la cartella clinica perché in effetti una visita molto accurata fornisce anche una garanzia ulteriore. Sappiamo benissimo che per quanto riguarda i portatori di handicap in generale, a parità di tipo di patologie, di trauma che possono aver subito, esistono effetti di giudizio completamente diversi fra un individuo ed un altro. Quindi o avete un centro di medicina dello sport con cui siete in buoni rapporti di conoscenza e fiducia reciproca, che si è convinto che determinati disabili possono fare attività subacquea e vi rilascia l'idoneità, o trovate il sistema di entrare in una Federazione, che può essere la Federazione Sport Disabili o la Federazione Italiana Sport Handicappati.