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La pagina dei velisti: storie, commenti, curiosità

 

 

 

Drafìn 19 e 20 ottobre 2002 (week-end ad Arenzano)

Di Alessandra B. - 24/10/2002

 

ATTERRIAMO A ….

 “Arenzano, Arenzano, Arenzano” – “Qui Drafìn”.

“No, non risponde nessuno”.

“Prova a chiamare sul cellulare”.

“Arenzano, Arenzano, Arenzano” – “Qui Drafìn”.

“Ok. Iniziamo ad entrare in porto, poi cercheremo un posto”.

Entriamo in retromarcia in porto, giusto perché “abbiamo dei problemi con la retromarcia” e allora dobbiamo azionarla subito, altrimenti poi non riusciremmo a dare la giusta direzione. Ancora non so che l’elica non è in asse rispetto alla barca perciò, quando vai in retromarcia il timone fa più fatica a tenere la direzione. Atterriamo. Anzi atterra solo Sandra, con un salto. Immediatamente le viene incontro il “giovanotto” della Capitaneria che dà indicazioni a Mauro sul posto dove attraccare la barca.

 

 

LA SERA IN BARCA

 “Dovrebbe raggiungerci Franco, per la cena. Intanto, mentre mettete l’acqua per la pasta, vado a farmi una doccia calda”.

Così, mentre Mauro s’avvia verso il bagno, in ciabatte, Francesca e Sandra cercano di collegare la pompa della barca ad una “scatoletta”. Scopro così che quelle “scatolette” servono per poter avere luce/corrente elettrica e acqua. Laviamo qualche verdura – senza riuscire peraltro a utilizzare bene l’attacco della pompa, perché della misura sbagliata – (scopriremo anche che c’è il riduttore!) e riempiamo la pentola (con un solo manico mi raccomando!) d’acqua.

E’ Luca il nostro fuochista, che con un fiammifero da fuoco d’artificio accende il gas. Nel frattempo Mauro è tornato dalla doccia calda e fumante e imprestandoci le ciabatte ci invita a fare altrettanto. Non so se per  farci rilassare un po’ o per essere sicuro di non dover dormire con strani odori di formaggio………..

Ci avviamo – già per la seconda o terza volta – a chiedere le chiavi del bagno al nostro “giovanotto!” della Capitaneria.

L’acqua – bellissimo! – è meravigliosamente calda……….

Intanto una bella pasta alla carbonara viene cucinata da Luca e Mauro.

Nel tornare c’è qualche dissenso sul molo (lo so che non si chiama così, ma non mi viene in mente il nome giusto!):

“Sì”

“No”

“Sì”

“No”.

Lo riconosciamo….

Ci raggiunge Franco che, scopriremo, ha qualche meraviglia rispetto ai percorsi dei pullman calabresi (30 e 31!!!) e si stupisce anche del poco riguardo con cui lo trattano nell’albergo dove dovrà restare – per lavoro – almeno fino in primavera (non si sa mai…): a volte la sua stanza si apre sul meraviglioso spettacolo dell’alba sul mare. Altre sul cortile, e allora non alza nemmeno la tapparella….. Mangiamo accompagnati anche da un buon bicchiere di vino rosso. Il primo a “cadere” nelle braccia di Morfeo è quello che il giorno dopo apparirà infaticabile e coraggioso sui marosi liguri: il nostro Capitano. Poi, piano piano anche Franco/Francesco (etc…) si accorge che i suoi compagni vorrebbero dormire per acquistare le forze per il periglioso viaggio che li aspetta. Lui purtroppo, questa volta non può accompagnarli: impegni domestici (la TV per sua madre) lo attanagliano. Luca – l’uomo della notte – propone un gelatino o un alcoolico, ma senza seguito…..

 

Ci apprestiamo allora al sonno in barca, desiderosi di quel rollio placido e in attesa della dolce culla delle onde. Il mare manifesta anche la sua tenerezza, nelle tarde ore della sera, al riparo, in un porto sicuro ………. Arenzano!

La notte scorre tranquilla per i più …… alcuni invece non riescono a prendere sonno: chi per una zanzara, chi per l’emozione della prima notte in barca, quando fuori splende la più limpida delle lune che veglia sul suo sonno; sonno che tarda ancora a venire……..: come si può dormire!!!! Ma alla fine la pace si stende su tutti ……….

 

 

IL RISVEGLIO

 “Ciao!”

“Sei già sveglia?”

“No, sono ancora sveglia; c’era una zanzara, non l’hai sentita?”

“Devo andare in bagno. Tu no? No? Sei proprio sicura? – Certo che sono proprio sfortunata, altrimenti me ne stavo ancora al calduccio, nel sacco a pelo……..”.

Esco, cercando di fare il meno rumore possibile. Esco come una talpa da sotto e la prima cosa che vedo è il cielo! Pioviggina. Chissà cosa faremo…….. Salto dalla barca ormeggiata un po’ distante. Al ritorno mi accorgerò che era proprio distante e allora ne approfitterò per iniziare una camminata al di là del porto, sulla vecchia ferrovia, che mi porterà ad una splendida spiaggetta. E’ domenica mattina. Ci sono in giro solo dei pescatori. Mi guardano un po’ come fossi fuori luogo (col mio asciugamano “bordò”). Ma stanno in silenzio.

Contemplo il Mare. Ma non guardo se è mosso. Guardo solo gli spruzzi che produce, rompendosi contro uno scoglio. Il Mare. Il Cielo. La Sabbia. Orme sulla sabbia. Detriti. Silenzio. Meno male che sono uscita presto: questa contemplazione (1 ora!!!) è stata ricca e bella.

Torno e vedo che anche gli altri stanno stiracchiando le loro braccia fuori dalla barca: sono svegli. Inizia la giornata anche con loro!

Ci sono ancora i piatti della sera prima da lavare. Non è un problema. Poi facciamo colazione fuori, mettendo un tavolino all’esterno. La colazione è abbondante: bomboloni o krapfen (?), brioches, focacce, frutta, cioccolato, latte, the …caffè (!!!), formaggio, insomma di tutto.

Il Capitano dice che oggi si andrà a vela………….

Non so ancora cosa intenda………..

 

LA PARTENZA

Usciamo dal porto dopo aver salutato il “ragazzo!”. Dal porto si esce a motore.

Il mare incomincia a mostrare un altro dei suoi versatili volti e piano piano ingrossa le sue onde, le riempie, le gonfia.

Ma il mare non è senza vento. Anche il vento – realtà invisibile ma percettibile tramite i suoi effetti – incomincia a farsi sentire.

Il Capitano decide che è il momento di issare le vele.

 

 

LA TRAVERSATA

Il Capitano incomincia a sciogliere le vele mentre Luca tiene saldo il timone. Bello! Il mare sotto di noi e il cielo ci sovrasta con le sue molteplici tinte (più avanti avremo il mare sopra di noi…).

Il biancore delle vele splende, riflettendo gli obliqui raggi autunnali. La pioggerella mattutina aveva lasciato il posto ai tenui raggi solari. Qualche nuvola sparsa.

Dopo aver preso il largo, incomincia la vera traversata: direzione Genova!

Mentre percorriamo qualche kilometro, il Capitano mi dà alcune informazioni essenziali per la sopravvivenza e Francesca mi insegna i diversi nodi. Luca sa già tutto questo, perciò si esercita sui nodi, ma poi si gode già la vela………..

“Pronti?”

“Pronto!”

“Pronto!”

“Pronto!”

“Non si dice solo «per sport» o «per solidarietà» – ci informa Mauro – ma si dice quando si è pronti davvero”. Un’ovvietà che non è scontata….

Iniziamo a virare. Vele contro vento. “Francesca lasca la scotta del fiocco”. Luca è all’altra scotta del fiocco. Mauro è al timone.

Ce l’abbiamo fatta!

Il mare è grosso ma è ancora “mare morto”, cioè non lo gonfia il vento presente, ma il residuo di qualche burrasca passata.

“Vuoi tenerlo tu il timone, Alessandra?”.

Comincio a “sentire” i movimenti del mare. Percepisco che la barca e il mare sono davvero a stretto contatto. Il timone è uno dei punti d’intersezione. Ogni movimento dei quattro piccoli uomini che sono sulla barca non sono indifferenti. Dialoghiamo col vento e col mare!

Timono, tengo la direzione………. Ogni tanto sento uno “strappo” al timone. Drafìn, da sola, se ne andrebbe in balia delle onde. Ma non è sola: il Capitano la governa. Siamo un equipaggio, quasi sue membra.

“Chi vuole il timone? Mauro! Fai qualcosa!”

Che cosa, non so, ma so che “qualcosa” fatta dal Capitano è sicuramente un aiuto.

Le vele infatti prendono vento, Drafìn vorrebbe andare tutt’altro che dove la sto dirigendo, il timone si fa rigido…….

Siamo praticamente in piedi, dietro di noi il mare è distante qualche bel metro, sotto invece è immediatamente ai bordi della barca. Se non fosse perché parrebbe un miracolo – senza barca – direi che stiamo correndo sul mare. D’ora in avanti  prua e poppa non saranno più sullo stesso piano: o la prua in alto e la poppa in basso o viceversa. Incomincia questo balletto in cui prua e poppa cercano il loro equilibrio……….. lo troveranno solo in porto, a Genova………..

Come i bambini non temono nulla se vedono sereni i volti del padre e della madre, così anch’io – osservando i volti dei miei compagni di viaggio – dovevo star serena anche in quella situazione che mi pareva pericolosissima. Invece il dubbio, tarlo dei pensieri umani e adombratore di serene giornate, mi colse improvviso: “E se………”. Ma nessuno dava segnali d’allarme. O son pazzi o non c’è da temere. La prima ipotesi l’avrei esclusa in centomila altre situazioni, sia perché una è mia sorella, sia perché gli altri sono amici. Eppure in quell’ambiente così libero  e a così stretto contatto con la forza sconosciuta della natura, la prima ipotesi cominciava a prender piede nel mio cuore. Eppure il sorriso sereno dei tre mi testimoniava tutt’altro. Anche la prova empirica – stavamo a galla – pareva funzionare! Tutto il contrario delle mie false suggestioni.

“Indossate queste”.

Ci infiliamo delle imbracature per non volare fuori dalla barca.

“Aha! Allora anche il Capitano si accorge in che situazione siamo messi”.

Temevo persino che, restando agganciata a Drafìn, sarei colata definitivamente a picco. Bisognava subito imparare anche a sganciarsi in fretta – pensai.

Niente di tutto questo. Voliamo sulle onde del mare! E’ molto, molto bello!

Si chiacchiera di tutto e di più. Siamo tranquilli.

 

IL RIENTRO

Dobbiamo ammainare le vele. Non si entra in porto con le vele.

Luca tiene saldo il timone con le vele controvento, mentre il Capitano sbalzato dalle onde pare cadere da un momento all’altro in mare.

Lo vediamo sballottato dalle onde. Non lo sappiamo, ma da quando è sceso a prenderci le imbracature gli è venuta la nausea. Per un momento resta del tutto aggrappato all’albero maestro (comunque ne abbiamo solo uno di albero).

“Francesca occupati del fiocco”.

Questa operazione dura minuti molto lunghi. Luca è molto preciso. Basterebbe una sua disattenzione e il nostro Capitano proverebbe l’ebbrezza del volo. Invece con i suoi agili piedi lo vediamo saltellare avanti e indietro.

Ogni tanto sorreggo Francesca da dietro. Inutile tentativo. E’ già stabile, l’intrepida!

 

Riprendiamo a motore.

La danza tra prua e poppa è terminata. Torniamo a vedere la prua “piatta” (si fa per dire, comunque!) davanti a noi.

Per chi vuole si può provare la stupefacente sensazione del WC! Senza tentennamenti mi cimento con grande soddisfazione.

Rientriamo in porto. Il mare viene intrappolato tra i moli e costretto ad assumere la maschera della tranquillità.

Ma il suo vero volto è quello che abbiamo sperimentato al largo.

 

 

DOPO

Fortunatamente il Capitano non è di quegli “asceti tutto mare” e sa gustarsi anche del buon salame. Perciò imbandiamo nuovamente la tavola che nel giro di pochi attimi si riempie di ogni prelibatezza.

Abbiamo solcato il mare! E siamo qui sorridenti a raccontarci le nostre impressioni ………

Poi le due donne si recano a ringraziare (Eucaristia = Ringraziamento) Colui che ha donato il bel viaggio, mentre i “veri uomini” lavorano duro per riordinare le vele. Al ritorno le due donne troveranno tutto pronto.

E’ ora di salutare Drafìn!

 

Arrivederci!

 

 

 

Sandra

 

 

 

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Questa pagina è stata aggiornata domenica 23 marzo 2003.

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