Nate in un periodo di importanti avvenimenti politici e sociali, le Odi
Civili rappresentano la sintesi del pensiero manzoniano, cioè gli
ideali di democrazia, libertà e giustizia, ereditati dalla corrente
illuminista e mantenuti caparbiamente per tutta la vita.
Dal movimento romantico il Manzoni acquisì il grande patriottismo che
caratterizza entrambe le sue opere, anche se fu sempre legato ad una
religiosità molto forte che contribuì a rafforzare le sue concezioni di
vita, discostandosi completamente dalle credenze ottocentesche negative
degli altri letterati dell'epoca. La sua fede, infatti, aderente ai
contenuti positivi che il Vangelo presenta, non transige nel
rispettarle.
Il suo "modus vivendi",dunque, non poteva che gettare le basi di un
nuovo concetto, di cui egli ne è il rappresentante assoluto:
la "provvida sventura".
Pur sembrando, in apparenza, la non-via d'uscita che condanna l'uomo
alla disperazione eterna, è in realtà l'unico mezzo di salvezza per
coloro che desiderino essere in grazia di Dio e meritare il suo
perdono. Nelle Odi ne ricorrono esempi eclatanti, in particolar modo
il "Cinque Maggio": mentre in "Marzo 1821" viene messo maggiormente in
rilievo l'amor di patria, esplicitato dalla dedica introduttiva al
Koerner, il patriota tedesco morto a Lipsia combattendo contro
Napoleone, il "Cinque Maggio", invece, può considerarsi l'opera più
completa e geniale del Manzoni.
In primo luogo dal punto di vista dei contenuti: vari e numerosi. Il
necrologio introduttivo, i flashback che contribuiscono a rievocare la
grandezza delle imprese, fino ad un'indagine psicologica e ad una
possibile interpretazione del pensiero del Bonaparte, quindi
l'applicazione del vero storico e poetico, comune a tutti gli scrittori
romantici.
In secondo luogo, la fama procuratagli: il clamore suscitato
dall'avvenimento, rese il componimento noto e diffusissimo, anche
grazie al Goethe, che la tradusse per condividerne la bellezza dei
versi con i letterati tedeschi.
In terzo luogo, la conferma della sua genialità: le fonti storiche
affermano che l'autore, turbato dalla notizia, la compose in meno di
tre giorni ; la vastità e la complessità, l'impiego di termini e
strutture poetiche alquanto ricercati, inducono a riflettere sulle
effettive capacità poetiche del Manzoni, che , a quanto pare, sono
davvero incommensurabili.
Per tutti i motivi enunciati, "Marzo 1821" non può certo considerarsi
alla stregua del "Cinque Maggio", che è certamente la più famosa, ma
che in fin dei conti non è da meno per quanto riguarda la scelta
lessicale, metrica e semantica.
E' notevole come anche in questo contesto la figura di Napoleone abbia
un ruolo di spessore, che, da un certo punto di vista, può essere
riconosciuto come il vero protagonista delle Odi, sotto due aspetti
nettamente contrapposti: l'oppresso esule, l'oppressore imperatore.
Il rapporto "oppresso-oppressore" è un altro concetto che ricorre
spesso nelle opere manzoniane: dalle Odi, alle tragedie, al romanzo più
popolare "I Promessi sposi".
L'oppresso è colui che è costretto, spesso con la violenza, a subire la
volontà altrui, sia esso un semplice signorotto (Don Rodrigo) o
l'imperatore dei francesi in persona (Napoleone): è sempre destinato a
riscattarsi e a vincere l'oppressore, che finisce per pagare con la
vita ed essere condannato alla dannazione, a meno che non intervenga
la "Provvida sventura" per salvarlo. L'oppresso confida in Dio e nella
fede, ed è questa la sua forza.
"Marzo 1821", per questo aspetto, assume un valore educativo: è uno
stimolo per capire l'importanza della libertà e trovare il coraggio di
lottare per affermarla ad ogni costo.
Il popolo deve essere parte attiva, perché esso costituisce la nazione,
non deve sperare passivamente nell'intervento altrui, proprio perché
affidarsi ad esterni, è segno di poca intraprendenza, quindi di
incapacità nell'autogestirsi, precludendo così un'eventuale futura
indipendenza nazionale.
Per questo è vitale, innanzitutto, acquisire una nuova mentalità,
sentendosi tutti cittadini di un solo paese, e solo dopo cementare
quest'unione senza distinzioni, da nord a sud.
Forse in fondo l'intento del Manzoni consisteva proprio nell'aiutare
sia i suoi concittadini, sia l'intera nazione, anche se lo spunto che
lo spinse alla composizione fu la delusione personale procuratagli dal
Bonaparte: venuto in Italia come alleato, se ne impadronì con
prepotenza per annetterla al suo impero; non è allora casuale la scelta
del Koerner come simbolo dell'indipendenza.
Nonostante tutto, l'ode è più che mai piena di ottimismo, qui espresso
come concetto di unità, mentalità piuttosto all'avanguardia per
un'epoca in cui niente lasciava prevedere il futuro di un unico suolo
italiano, di una sola etnia con usanze, costumi e religione identiche,
data la scompattezza all'interno dei singoli stati e le condizioni
sociali impossibili.
Senza ombra di dubbio, comunque, la poesia che il Manzoni prende in
considreazione, è quella "utile" moralmente e semanticamente, con le
sue basi di verità e con le forme che hanno il compito di coinvolgere
il lettore.
In tutti i suoi lavori, il poeta non si è mai allontanato da questo
stile, perché, in fin dei conti, il significato nascosto in ognuna
delle sue opere, è la commiserazione della fragilità e della miseria
umana, contrapposta alla celebrazione della Provvidenza divina.