Per tutto l'anno 1629 fino all'autunno la situazione politica generale
non subì particolari modificazioni. Dopo il tumulto di S. Martino
l'abbondanza sembrò tornata a Milano. Ma fu questione di pochi giorni:
tornò il calmiere del pane con un prezzo più alto in rapporto alla
rarefazione del grano. La poca farina che doveva essere amministrata
con provvedimenti di equa distribuzione fu sprecata e lo Stato non
seppe importare dall'estero grano a sufficienza. Si era creduto che con
l'impiccagione di quattro uomini ritenuti responsabili del tumulto le
cose trovassero sistemazione. Invece le cose peggiorarono: ma non ci fu
tumulto, quasi la gente istintivamente avvertisse la impossibilità di
radicali miglioramenti e di trasformazioni. La fame fiaccò anche i più
generosi. La carestia temuta durante i mesi autunnali ed invernali si
presentò con il suo volto devastatore. Dappertutto botteghe chiuse, le
strade un corso incessante di miserie, accattoni sempre più numerosi,
potenziati dai molti disoccupati, sempre più numerosi coloro che,
vestiti di cenci, smagriti, emaciati, a volte incapaci di reggersi in
piedi, chiedevano l'elemosina. Anche gente che era stata bene e aveva
goduto di un certo agio ora sembrava schiacciata dalla fame. L'aspetto
più doloroso era offerto dalla gente di campagna che la fame aveva
cacciato di casa: ora accovacciati alle cantonate o in lunghe
processioni i contadini provavano l'impossibilità per la città di
provvedere a loro. Sempre più numerosi si fecero i morti. Pochi gli
aiuti da parte delle anime più attente e generose. Eroica l'azione del
cardinale che incarica giovani ed attivi preti a dare assistenza ai più
colpiti. Ma si tratta sempre di toppe. Ci voleva l'azione dello Stato
che, invece, fu del tutto assente o inadeguata. Contro il parere del
Tribunale della Sanità che temeva dall'ammassamento in brevi spazi lo
scoppio di un 'epidemia, si decise di aprire il Lazzaretto. Lì la gente
trovava un minimo di assistenza alimentare: vi furono condotti a forza
anche quelli che si opponevano al ricovero. Ma la morte per contagio
assunse proporzioni rilevanti: di qui la decisione di rimandare fuori
gli affamati. Finalmente giunse la primavera e qualcosa si cominciò a
trovare.
Ma un'altra e durissima batosta si abbatté sulla popolazione. Dato che
gli Spagnoli non riuscivano ad aver ragione dei Gonzaga di Mantova,
l'Impero germanico alleato della Spagna mandò un corpo di spedizione di
mercenari feroci, che attraversavano i territori anche degli amici e
degli alleati con la stessa efficacia distruttiva delle cavallette.
All'arrivo dei lanzichenecchi la gente della fascia territoriale
investita dal loro passaggio scappò di casa cercando riparo verso le
montagne. E le sofferenze non erano finite.