Noto

 Noto dista 31 km da Siracusa ed è situata nella parte sud ovest della provincia ai piedi dei monti Iblei. La sua costa, fra Avola e Pachino, dà il nome all'omonimo golfo. Con i suoi 550,86 km² di superficie, il comune di Noto occupa oltre un quarto della Provincia di Siracusa ed è il più grande comune della Sicilia e il quarto d'Italia. Nel suo territorio scorrono due fiumi: il Tellaro, vicino al quale è stata rinvenuta una villa romana, chiamata appunto Villa del Tellaro, e l'Asinaro, alla cui foce, in contrada Calabernardo, si svolse la famosa battaglia tra Ateniesi e Siracusani, che si concluse con la sconfitta dei primi, segnando la disfatta della spedizione ateniese in Sicilia e l'inizio del declino di Atene, che di lì a poco, a seguito di questa sconfitta, avrebbe perso anche la guerra all'interno della quale si inseriva la spedizione in Sicilia contro Siracusa, la Guerra del Peloponneso.

 
Cattedrale
 


 

La cattedrale di San Nicolò è il luogo di culto cattolico più importante di Noto, in Sicilia, chiesa madre dell'omonima diocesi.

La grandiosa facciata in pietra calcarea tenera è un meraviglioso esempio di stile tardo barocco, cui non mancano elementi eclettici ed una marcata aspirazione neoclassicista. Si erge sulla sommità di una scenografica scalinata composta da tre rampe risalenti al Settecento ma ristrutturate agli inizi dell'Ottocento. La tipologia della facciata è a torri laterali ed è riferibile ad alcune composizioni francesi del '700, cui si ispiravano gli architetti del tempo. E' coronata da quattro statue tardo settecentesche (eseguite nel 1796 dallo scultore Giuseppe Orlando e raffiguranti gli evangelisti) e presenta nel primo ordine, fiancheggiati da slanciate colonne corinzie, tre maestosi portali: quello centrale è in bronzo e rappresenta episodi della vita di san Corrado Confalonieri da Piacenza, opera dello scultore siciliano Giuseppe Pirrone (1982).

La planimetria è a croce latina e a tre navate, cioè presenta la navata centrale+presbiterio e il transetto che si intersecano in corrispondenza della cupola. L'interno stupisce per la sua grandiosa semplicità: dopo i lavori di ricostruzione si presenta infatti completamente bianco, così com'era prima della realizzazione dei decori negli anni cinquanta. Nelle quattro cappelle della navata destra sono presenti le seguenti opere:1) Fonte battesimale in marmi policromi, Immacolata con Santi Martiri, dipinto olio su tela (sec. XVIII);2) Adorazione dei pastori, dipinto olio su tela, Giovanni Bonomo (1783); accanto all’ingresso laterale è stato ricomposto un mausoleo in marmo policromo del preposito Giovanni Di Lorenzo; 3) Madonna delle Grazie, bassorilievo in marmo dipinto (sec. XVI), decorazioni in stucco e sculture in stucco di S. Lucia e S. Agata, Assenza (1924); 4) Consegna delle chiavi a S. Pietro, dipinto olio su tela, G. Patania (1827). Sull'altare del transetto destro è collocata una statua lignea di S. Nicolò del sec. XVIII). La cappella di fondo della navata destra custodisce la preziosa arca d'argento cinquecentesca contenente le spoglie del Santo Patrono della città e della Diocesi di Noto Corrado Confalonieri (visibile solo in occasione delle festività dedicate al santo nei mesi di febbraio ed agosto). Nelle cappelle della navata sinistra sono presenti le seguenti opere:1) Miracolo di S. Francesco di Paola, dipinto olio su tela, attr. Costantino Carasi (sec. XVIII); 2) Spasimo di Sicilia, dipinto olio su tela, Raffaele Politi (1809); 3) Sacro Cuore, scultura lignea policroma; 4) Madonna e anime purganti, attr. Costantino Carasi (sec. XVIII), S. Michele, scultura in marmo di scuola gaginiana (sec. XVI). Sull'altare del transetto sinistro è collocato un Crocifisso, scultura in legno policromo proveniente dalla Chiesa della SS. Provvidenza in Noto Antica. La cappella di fondo della navata sinistra è dedicata al SS. Sacramento ed è ornata da raffinati stucchi realizzati nel 1899 dagli scultori Giuliano da Palazzolo e Senia da Noto. Nell'abside sono posti due troni vescovili con relativi sgabelli in legno scolpito e dorato (secc. XVIII-XIX), un coro ligneo, lo stemma in marmo del vescovo Angelo Calabretta al centro della pavimentazione, l’altare maggiore in marmo policromo con alle spalle il trittico (metà sec. XIX) raffigurante S. Nicolò al centro, S. Corrado a sinistra, e S. Guglielmo a destra.

Mons. Carlo Chenis, esponente di spicco della prima commissione di consulta per l'eccellenza estetica, ipotizzò a suo tempo un ciclo organico di pitture in cui fossero contemplati: la Gerusalemme Celeste con l’Assunta (volta della navata centrale); la Pentecoste e gli Evangelisti (cupola con i relativi pennacchi); Cristo benedicente (catino absidale); i sette sacramenti (vetrate della cupola); santi venerati nella Diocesi (vetrate della navata); la Madonna Scala del Paradiso patrona della Diocesi e quattro santi locali (transetto destro); la Croce con quattro padri della Chiesa (transetto sinistro). Un ciclo vastissimo che farebbe della Cattedrale di Noto un raro esempio di connubio stilistico dal barocco all’oggi. Una nuova commissione di consulta per l'eccellenza estetica,istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e nominata dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, sotto la direzione del Prefetto di Siracusa e composta da Vittorio Sgarbi, Luciano Marchetti, Mariella Muti, Paolo Marconi, Fabio Carapezza Guttuso e Francesco Buranelli(quest'ultimo successore del compianto mons. Carlo Chenis) ha poi dato incarico ad artisti contemporanei di fama nazionale ed internazionale per la esecuzione di affreschi sulla cupola e di alcuni bozzetti destinati alla collocazione di tele ad olio sugli altari del transetto e di opere scultoree nelle nicchie delle navate laterali. Alcune di queste opere (affreschi della cupola,del russo Oleg Supereko, vetrate del tamburo,del toscano Francesco Mori, altare, croce ed ambone, del romano Giuseppe Ducrot) sono state inaugurate il 13 febbraio 2011. Ventisei artisti di chiara fama concorrono oggi alle nuove decorazioni. Obbligatori, per partecipare al concorso per la decorazione del catino absidale, alcuni elementi da tenere in considerazione, relativi al contesto sacro: la presenza centrale del Cristo Pantocratore, dei quattro Dottori della chiesa, i santi Ambrogio, Crisostomo, Agostino, Gregorio Magno, la presenza della Madonna Scala del Paradiso, co-patrona di Noto, e ancora San Corrado Confalonieri. Un bando di gara destinato agli artisti, i cui progetti valutati dalla Commissione vedranno come premio per l' artista selezionato la possibilità di realizzare il progetto. La Cattedrale di Noto è di fatto uno degli ultimi grandi cantieri di arte sacra, in cui la Chiesa si è fatta committente, così come lo era nell'antichità, ristabilendo il suo ruolo di promotrice della bellezza. Un'esperienza, quella del bello autentico, come ricorda Benedetto XVI, nel suo discorso agli artisti, "non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall'oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello". I bozzetti (circa 50 opere del Grande cantiere "sacro" di Noto e 15 lavori di pittura e scultura di altri artisti che affrontano l'iconografia sacra) sono esposti dal 30 settembre al 27 novembre 2011 a Palazzo Grimani a Venezia in occasione della 54ma edizione della Biennale, Padiglione Italia, in una mostra dal titolo "L'ombra del divino nell'arte contemporanea Artisti per Noto e altrove", curata da Vittorio Sgarbi. Il bello che sprona l'esistenza di ciascuno, attraverso l'immagine del sacro, è affidata, in questa mostra, ad artisti quali: Francesco Mori e Roberto Altmann, Giuseppe Bergomi, Tullio Cattaneo, Vito Cipolla, Bruno d’Arcevia, Gaspare da Brescia, Stefano Di Stasio, Filippo Dobrilla, Giuseppe Ducrot, Roberto Ferri, Cesare Inzerillo, Ottavio Mazzonis, Rocco Normanno, Livio Scarpella, Demetrio Spina, Oleg Supereco, Croce Taravella, Giovanni Tommasi Ferroni. La stessa commissione sembra protendere intanto, in controtendenza alle proposte contemporanee, per la via più agevole, cioè per un parziale ripristino delle pitture a tempera su intonaco antecedenti al crollo, che erano state asportate prima della ricostruzione.

 

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