SULLE MIE LABBRA Francia, 2001 (118' - colore) Titolo originale: Sur mes lèvres Regia: Jacques Audiard Interpreti: Emanuelle
Devos, Vincent Cassel, Olivier Gourmet, Olivier Perrier, Olivia Bonamy,
Bernard Alane. |
Solo
un apparecchio acustico permette a Carla di sentire. È una segretaria
bravissima ma ha bisogno di qualcuno che le dia una mano.
Arriva Paul, ex carcerato in libertà vigilata. Non sa fare nulla ma lei
lo aiuta. Paul le risolve qualche problema sul lavoro con metodi poco ortodossi,
poi le chiede un favore: dato che Carla sa leggere le labbra, deve cercare di
capire cosa dicono dei gangster a proposito di una rapina e del bottino.
Audiard
firma con il romanziere Tonino Benacquista uno dei migliori noir degli ultimi
anni.
La sceneggiatura originale prevedeva un intreccio molto più elaborato, in cui le storie legate ai molti personaggi secondari si sviluppavano intorno ai protagonisti in un intreccio ricchissimo. Nel film, però, anche su pressione della produzione, sono state poi sviluppate solo alcune di queste idee. Ne è uscita comunque un’opera originale e complessa, che cala il fascino del crimine in un ambiente inaspettato, un mondo ordinario – un banale ufficio dove si consuma la vita degli impiegati tra routine e frustrazioni – e lo fa con durezza, ma anche con un paradossale senso dell’umorismo.
Carla
e Paul sono gli estremi che si attraggono, figure che la società, con modi e
per motivi diversi, ha costretto ai margini. Lei è la tipica impiegata grigia,
poco propensa a parlare del proprio handicap, che anzi a volte le è utile per
“spegnere” il mondo circostante e isolarsi ancora di più. Lui è un
delinquente di mezza tacca indebitato con Marchand, uno dei gangster coinvolti
nella rapina, che crede di poter finalmente sfruttare la situazione a suo
vantaggio.
Sulle
mie labbra ruota
attorno a due corpi di incredibile spessore espressivo. Emanuelle Davos e
Vincent Cassel si amalgamano con il tono della storia, s’inzuppano delle
fragilità e delle contraddizioni dei rispettivi ruoli. Lui con una
interpretazione degna del mimetismo dinoccolato e surreale di Patrick Dewaere;
lei con una immedesimazione sofferta ma mai sopra le righe, come assorta in una
specie di sospensione “difensiva” verso le brutture del mondo. Emblematiche,
in questo senso, le scene in discoteca.
In un film in cui sceneggiatura e dialoghi sono così importanti, colpisce l’efficacia e la modernità dello stile (la fotografia molto contrastata di Matthieu Vadepied, l’uso creativo del sonoro), che bene rende un’atmosfera di inquietudine e spaesamento.
Sulle mie labbra è la dimostrazione di come si possa fare ancora del buon cinema, anche all’interno dei generi.