LA SPOSA TURCA

Titolo originale: Gegen die Wand

Germania, 2003 – Colore, 123’

Regia: Fatih Akin

Interpreti: Birol Ünel, Sibel Kekilli, Catrin Striebeck, Guven Kyraç, Meltem Cumbul, Cem Akin.

  

Un melodramma che sarebbe piaciuto a Fassbinder e che racconta un mondo di disagiati e di non-riconciliati, dove la voglia di ribellarsi alle imposizioni della società – e della tradizione – imbocca strade autodistruttive (e dove i tentativi di suicidio non sono nemmeno i comportamenti più devastatni). Ambientato all’interno della comunità turca stabilitasi in Germania e punteggiato “brechtianamente” dalle esecuzioni di un complesso in riva al Bosforo, la cui canzone introduce gli snodi della narrazione, il film (sceneggiato dal regista) legge nei casi di una coppia mal assortita l’esemplerità di una parabola capace di tirare i fili tra passato e presente, tra Germania e Turchia, in cui al regista – più che le conseguenze di un amore capace di mandare all’aria i piani dei protagonisti – interessa il grumo di legami e influenze irrisolte che ogni turco, anche se nato in Europa, sembra mantenere con la propria terra. Davvero straordinaria la prova dei due attori principali.

Il Mereghetti - Dizionario dei film 2006

 

Vincitore un po’ a sorpresa dell’ultimo festival di Berlino, il film del trentenne Faith Akin sembra inserirsi in un filone abbastanza sperimentato e insopportabile, quello delle commedie interetniche che puntano sul pittoresco e sui superficiali conflitti di culture. Sibel, per sfuggire alla famiglia e poter scopare con chi le pare, sposa il recalcitrante Birol. I due si sono conosciuti in ospedale psichiatrico, dove si trovavano per aver entrambi tentato il suicidio: lei per i conflitti con la famiglia, lui per il lutto mai superato della morte della moglie. Sembrerebbe insomma una versione etnica delle classiche “commedie del rimatrimonio”, quelle col matrimonio per finta che alla fine deve diventare vero. Ma dopo un’ora il film ha una svolta mélo, che ta riandare la mente a vaghissimi precedenti fassbinderiani. I destini dei due innamorati sono segnati dalla violenza e dall’incomprensione, e anche il loro incontro a Istanbul sarà molto amaro. In questo modo, nonostante le astuzie della sceneggiatura e della regia, il personaggio di Sibel finisce col prendere corpo e avere una propria vita, grazie alla intesa fotogenia dell’attrice Sibel Kekilli. Il suo partner, un maledetto più tradizionale, è così messo in ombra dalla “sposa“, personaggio fuori dagli stereotipi, carico di dolente energia.

Emiliano Morreale, “Film Tv” (n. 43, 2004)

 

Fluido come una goccia di sangue che scivola su una lastra d’acciaio, La sposa turca, è un film ibrido, che nasce come commedia ma si sviluppa in tragedia, mescolando sapientemente temi di grande urgenza: il microcosmo di immigrati turchi in Germania che è quasi una società/enclave quasi estranea e parallela a quella ospitante, il rapporto conflittuale tra tradizioni ataviche orientali e apertura occidentale, l’emancipazione femminile, l’autodistruzione psicofisica dell’uomo... Resta il sospetto che questi temi scottanti, per quanto trattati in modo schietto e secco, siano utilizzati in modo furbo, cadendo nel vivo di un dibattito che soprattutto in Germania è molto sentito.

Carlo Prevosti, “duellanti” (n.11, dicembre 2004)