QUARTO POTERE

Usa, 1941 (120' - b/n)

Titolo originale: Citizen Kane

Regia: Orson Welles

Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Everett Sloane, George Coulouris, Ray Collins, Ruth Warrick, Erskine Sanford, William Alland, Agnes Moorehead, Richard Baer, Paul Stewart, Fortunio Bonanova, Alan Ladd.

L’inchiesta del giornalista Thompson per scoprire il senso delle parole dette in punto di morte dal magnate della stampa Charles Foster Kane. Per farlo incontrerà la seconda moglie Susan Alexander (Comingore), il suo braccio destro Bernstein (Sloane), il suo miglior amico, Jedediah Leland (Cotten) e il maggiordomo (Stewart). Cinque persone che lo conoscevano raccontano cinque storie diverse, tutte molto parziali.

   

Tornare su Quarto potere, a più di sessant’anni dalla sua realizzazione, è oggi indispensabile. Con l’uscita in DVD del film si può vedere finalmente la prima edizione italiana completa. Era abitudine in Italia – e lo è tutt’oggi – distribuire i film stranieri nella versione doppiata e talvolta con numerosi tagli, nell’intenzione di andare incontro ai gusti del pubblico, secondo l’opinione dei distributori. Questa pratica può giungere a degli estremi tali da offrire al pubblico italiano dei film realmente mutilati. È il caso per esempio del recente Dogville, a cui mancano, nella versione italiana, quasi tre quarti d’ora rispetto all’originale.

Citizen Kane è il primo lungometraggio di Orson Welles, chiamato a Hollywood dalla RKO dopo il successo di scandalo della sua trasmissione radiofonica La guerra dei mondi, con un contratto unico nella storia del cinema, che gli permetteva di essere contemporaneamente produttore, sceneggiatore, regista e attore dei suoi film.

Opera capitale nella storia del cinema, il film è importante per molte ragioni: la scelta del soggetto che – anche grazie all’abilità del co-sceneggiatore Mankiewicz – mette in evidenza l’ambiguità del sogno americano; la struttura narrativa, tutta a incastri, dove i sei flashback raccontano anche due volte lo stesso soggetto ma con angolazioni e letture diverse; l’influenza esercitata sullo sviluppo del cinema (e della critica) per la sua forza nel sottolineare il ruolo centrale del regista, qui “autore” nel senso pieno del termine.

Note particolari meritano le innovazioni tecniche, dovute soprattutto al direttore della fotografia Toland che, utilizzando nuovi sistemi di illuminazione e obiettivi grandangolari, molto diaframmati, ottiene una straordinaria profondità di campo (effetto “panfocus”) per «uguagliare la messa a fuoco di un normale occhio umano»; la macchina da presa posta sotto il livello del pavimento, inquadrando così i personaggi dal basso con soffitti in bella mostra sullo sfondo; continui rapporti prospettici tra le varie parti componenti dell’inquadratura.

Poco amato alla sua uscita americana (ottenne un solo Oscar, per la miglior sceneggiatura originale), attaccato da chi vedeva nel protagonista troppi richiami alla vita reale di William Randolph Hearst, criticato anche in Europa, dove arrivò nel dopoguerra e suscitò molte perplessità per il suo gusto barocco e ridondante (celebre la stroncatura di Sartre), Citizen Kane si è preso la sua rivincita nei decenni successivi, confermando il suo posto unico nella storia del cinema e venendo ripetutamente eletto “il film più bello del mondo”.

Piccola nota finale: l’edizione italiana ha comicamente storpiato i due nomi-simbolo del film, Rosebud e Xanadu (il gigantesco castello-prigione di Kane) in “Rosabella” e “Candalù”. (f.s)