MI PIACE LAVORARE - MOBBING Italia, 2004 (89’ - colore) Regia: Francesca Comencini Sceneggiatura: Francesca Comencini Soggetto: Francesca Comencini, Assunta Cestaio, Daniele Ranieri Interpreti: Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini, Marina Buoncristiani. |
Anna lavora come segretaria in un’azienda che, per una fusione societaria, viene assorbita da una multinazionale: Durante una piccola festa aziendale, i dirigenti informano i dipendenti sulla nuova situazione, rassicurandoli su come questo non comprometterà i loro posti di lavoro. Anna ed i colleghi festeggiano brindando, il clima sembra rilassato, anche se si percepisce nell’aria un’insicurezza.
Ma chi è Anna? E’ una giovane donna, separata, madre di una bella bambina, Morgana, e con un padre anziano e malato, che vive in un istituto e cui va spesso a far visita. Facendo mille sacrifici, riesce a far arrivare a fine mese il proprio bilancio familiare. In ufficio ricopre il ruolo di segretaria capocontabile, lavoro che fa con passione, guardata con un pizzico d’invidia dalle colleghe. Ad una collega preoccupata perché forse verranno divise, risponde che se proveranno a dividerle faranno le barricate. Così è Anna, leale, sincera, e rassicura le due colleghe preoccupate… le stesse colleghe con cui uscirà a mangiare una pizza e che sembrano esserle amiche, ma che poi le volteranno le spalle.
La vita a casa: l’amore per la figlia Morgana, vivace ed intelligente, che si occupa di fare la spesa, e quando Anna è stanca le legge “Il piccolo Principe” mentre lei, sfinita, si addormenta. Il nuovo assetto societario porterà, di lì a poco, dei cambiamenti nella sua vita lavorativa, e di conseguenza anche in quella familiare. E’ rimossa dal suo ruolo, le vengono proposti (o meglio imposti) incarichi inutili o impossibili. Da lì comincia il suo tragico cadere in un vortice…
Viene abbandonata dalla falsa amicizia dei colleghi, che sembrano evitarla e comportarsi come il branco che abbandona l’animale malato, lasciandolo solo ed isolato e pensando solo alla propria sopravvivenza. Lo sguardo dei colleghi… “Cosa pensano di me?” Anna chiederà ad uno di loro con spontaneità ed innocenza… ricevendo solo il silenzio come risposta. Viene messa a lavorare ad un computer che l’indomani, stranamente, è rotto, e mai verrà riparato. Chiede aiuto alle colleghe, ma nessuna l’aiuta, nemmeno prestandole il computer… I lavori che le vengono affidati diventano sempre più avvilenti, come quando viene destinata al controllo della fotocopiatrice; il fatto poi di venire evitata ed isolata dai colleghi, contribuisce ad accrescere la sua angoscia. Gli unici attimi di serenità sono i momenti con la figlia Morgana, che le dà tanto affetto e, pur ragazzina, sembra capire il suo dramma… I ruoli si invertono, la figlia diventa mamma e la mamma figlia… Tenerissima è l’immagine della mamma sdraiata sul letto, esaurita dal lavoro, e la bimba che la imbocca e cucina per lei… e i loro sguardi dolci e pieni di umanità.
Quando Anna sta per uscire dall’ufficio per andare ad assistere al saggio di danza di Morgana, viene chiamata dal capo delle risorse umane, che le propone di firmare una lettera di dimissioni, ma Anna esce dall’ufficio… Alla fine Anna andrà dal sindacato e racconterà quello che ha subìto sul lavoro, farà causa e vincerà… ma è questo vincere?
Bravissima Nicoletta Braschi, finalmente lei attrice protagonista e non spalla destra di Benigni! In questo film disegna con equilibrio il suo personaggio e lo interpreta con naturalezza ed umanità.
Nata a Roma nel 1961, F. Comencini a 21 anni abbandona gli studi e la facoltà di Filosofia per trasferirsi in Francia. Lì incontra il suo futuro marito, il produttore Toscan Du Plantier , sempre lì, nel 1984, dirige il suo primo film “Pianoforte”, storia d’amore e di tossicodipendenza tra due giovani della buona borghesia, che vince il premio De Sica al festival di Venezia dello stesso anno. Nel 1988 realizza il suo secondo lungometraggio, “La luce del lago” vicenda drammatica e molto intensa, e nel frattempo collabora col padre, il celebre Luigi Comencini, alla sceneggiatura di “Un ragazzo di Calabria”. Sempre assieme al padre, nel 1992, Francesca dirige a quattro mani “Marcellino pane e vino”, rivisitazione del celebre film spagnolo che ha commosso le platee di mezzo mondo. Il suo terzo lavoro “Annabelle partagèe” viene selezionato a Cannes nel 1991 per la Quinzaine des Reàlisateurs. Nel 1995, sempre in Francia, ormai sua patria d’adozione, realizza un documentario per la Tv, poi comprato anche dalla Rai, dedicato alla vita e all’opera di Elsa Morante. Nel 2001 Francesca torna sul grande schermo con “Le parole di mio padre”, liberamente tratto dal romanzo di Svevo “La coscienza di Zeno”. Nello stesso anno realizza anche “Carlo Giuliani, ragazzo”, sui fatti di Genova e soprattutto sul giovane Giuliani, vittima degli scontri di piazza durante le manifestazioni contro i G8.