GATTO NERO GATTO BIANCO

Serbia/Francia/Germania, 1998 (135’ - colore)

Titolo originale: Crna mačka, beli mačor

Regia: Emir Kusturica

Sceneggiatura: Gordan Mihić, Emir Kusturica

Interpreti: Bajram Severdžan, Branka Katić, Srđan Todorović, Florijan Adjani

Leone d’Argento al Festival di Venezia 1998

Da qualche parte sulle rive del Danubio Matko, piccolo trafficante che vive di espedienti, ha un’idea che lo renderà ricco: dirottare il treno che porta benzina in Turchia. Per questo piano colossale ha però bisogno di uno sponsor. Per questo motivo si reca con il figlio Zare da Grga Pitić, boss locale rom e vecchio amico del padre. Grga accetta l’offerta che pero và in fumo quando Matko viene anticipato da Dadan, gangster della nuova generazione senza scrupoli. Per estinguere il suo debito, Matko è costretto a far sposare il figlio con Pikapolonica, la sorella nana e bisbetica del boss. Zare però è già innamorato di Ida, la snella ragazza dello stabilimento balneare. Con l’avvicinarsi del giorno del matrimonio, cresce in Zare la determinazione a non cedere alla volontà paterna. Il matrimonio, trasformatosi in caos alcoolico, va a monte: Pikapolonica fugge e miracolosamente incontra l’uomo della sua vita. Zare, finalmente libero, salpa con Ida sul Danubio verso una nuova vita.

Emir Kusturica nasce nel 1954 a Sarajevo. Studia regia alla prestigiosa Università del cinema (FAMU) di Praga, dove già con i film da studente riceve i primi premi. Al suo ritorno in patria trova impiego presso la TV di Sarajevo, dove gira due film per la televisione che suscitano pareri contrastanti. Il suo primo film ”vero” lo gira nel 1981 ed è il cult “Sjećaš li se Dolly Bell” (Ti ricordi di Dollz Bell), il quale inaugura anche la sua collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Abdullah Sidran. Il film gli vale il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia ed apre la strada ad una brillante carriera di regista. Il secondo film “Otac na službenem putu” (Papà è in viaggio d’affari - 1985) ottiene la Palma d’Oro al Festival del cinema di Cannes. A questi fa seguito “Dom za vešanje” (Il tempo dei Gitani - 1989), a detta di molti critici il suo miglior film. In seguito Kusturica viene chiamato ad insegnare regia negli Stati Uniti d’America, dove nel frattempo gira “Arizona Dream” (1993), suo unico film in lingua inglese, che però non ottiene successo né di critica né di pubblico. Nel frattempo infuria la guerra nella ex-Jugoslavia e Sarajevo viene bombardata dai Serbi di Bosnia. La posizione di Kusturica verso la tragedia della sua città natale è ambigua; mentre da una parte condanna la guerra e nega qualsiasi suo collegamento con il regime serbo, dall’altra si trasferisce a Belgrado e in molte dichiarazioni pubbliche relativizza il genocidio bosniaco. La sua frustrazione sul caos della storia balcanica la sfoga girando “Underground” (1995), il quale suscita anche all’estero pareri contrastanti; Cannes gli tributa la Palma d’Argento, mentre i critici francesi lo accusano di propaganda filo-serba. Kusturica minaccia di non girare più film ma ci ripensa ben presto. Nel successivo “Crna mačka beli mačor” (Gatto nero gatto bianco – 1998), evita l’argomento politico e ritorna al suo marchio di fabbrica - i Rom balcanici. La decisione si dimostra azzeccata. Il film vince il Leone d’Argento alla Mostra del cinema di Venezia, ed ottiene un buon successo di pubblico. Nei successivi sei anni Kusturica si dedica alla sua seconda carriera: quella di musicista. Con il gruppo No Smoking Orchestra porta in Occidente vecchie e nuove hit tratte dai suoi film. “Život je čudo” (presentato in anteprima a Cannes 2004) segna il suo ritorno al cinema.

Sul film

La prima idea di Kusturica era di girare un documentario sui musicisti rom, già presenti nel suo precedente “Underground”. Siccome ben presto l’idea superò i contorni originari, decise, assieme allo sceneggiatore Gordan Mihić, suo vecchio collaboratore, di ritornare sulle rive del Danubio, dove aveva già girato quello che viene considerato il suo capolavoro: “Il tempo dei Gitani”. A differenza del Tempo dei Gitani, in “Gatto nero gatto bianco” Kusturica evita la rappresentazione realistica della vita dei rom per abbandonarsi all’anarchia totale. Questo sia nella sceneggiatura, piena di colpi di scena assurdi e humor burlesco, che nelle immagini straripanti gioia e passionalità.

“Ho voluto rappresentare la gioia e l’entusiasmo per tutte le cose naturali, volevo ritornare alla vita, alla luce e ai colori. Mi sono lasciato la tragedia alle spalle. In questo film i morti ritornano a vivere. Gli zingari gustano l’amore e benedicono ogni attimo della propria esistenza. Quest’energia vitale permea tutto il film, anche la musica e gli episodi comici.” - Emir Kusturica sul film

“….Avevamo la sceneggiatura ma questa gente non sa leggere. Per questo abbiamo dato loro dei walkman e fatto imparare i dialoghi con l’ascolto. Per loro la parola non è solo un mezzo per comunicare ma anche canto, melodia di per sé. Noi abbiamo imparato da loro e non loro da noi….” - Emir Kusturica sulla lavorazione del film

“Nella costante eccellenza di Emir Kusturica c’è qualcosa di stancante, ma allo stesso tempo entusiasmante. Come nei tardi lavori felliniani l’energia e la fantasia, per non parlare di una succosa volgarità, sono talmente completi da risucchiarci in quasi ogni momento.” - Jonathan Rosenbaum, "Chicago Reader "

“Troppo estremo per lasciare indifferenti; Gatto nero gatto bianco è un film da amare o odiare incondizionatamente. Si può accettare la sua esaltazione della gioia di vivere oppure respingere come chiassoso, artefatto e presuntuoso.” - Sam Adams, "Philadelphia City Paper "