IL FUGGIASCO

Italia, 2002 (colore)

Regia: Andrea Manni

Interpreti: Daniele Liotti; Joaquim De Almeida; Claudia Coli; Alessandro Benvenuti; Francesca De Sapio; Roberto Citran.

Tratto da una storia di malagiustizia realmente accaduta, Il fuggiasco è sicuramente più un film su un esilio esteriore e interiore che un film inchiesta.

La storia inizia a Padova nel 1976, dove Massimo Carlotto, militante di Lotta Continua, si trova a dover testimoniare su un omicidio. Per la sua militanza viene accusato ingiustamente del delitto e sbattuto in galera. Da quel momento la sua vita diventa una continua fuga da un sistema che dire marcio è poco. Un pò rifugiato politico, un pò colpevole per non aver commesso il fatto, il personaggio principale di questa storia, che durerà diciotto anni, intraprende un percorso che lo porterà a diventare qualcos'altro da lui stesso. Il suo è come un esilio forzato da Massimo Carlotto con la voglia fortissima di rivendicare l'essere Massimo Carlotto.

Ideato e sceneggiato insieme alla stessa vittima di questo fatto (che oggi è un affermato scrittore di romanzi noir), il film di Andrea Manni riesce nell'intento di analizzare più l'estraneità del personaggio dal mondo (qualsiasi mondo) che il processo stesso, il quale è ricordato nelle sue fasi soltanto da poche inquadrature lapidarie.

Il personaggio (interpretato dal bravo Daniele Liotti) è alla continua ricerca di un'identità (…). E’ costretto a nascondersi e reinventarsi ogni volta. Nel percorso clandestino incontra degli amici costretti come lui a fuggire e si lega a questi. Ma è tutto così labile. Per quanto gli affetti siano forti e sinceri, non è possibile che durino.

(…) Manni è stato bravo anche nell'affrontare il tema del pregiudizio politico che nel film è lasciato in sottofondo, anche se noi percepiamo chiaramente il senso di un'ingiustizia (…). Se svolto in maniera diversa il racconto avrebbe potuto assumere il senso di un'invettiva contro il sistema o nel peggiore dei casi un film inchiesta come se ne vedono tanti, invece è uscito fuori il dramma di un uomo che si lega al dramma di tanti altri che solo per un'idea dovranno per sempre fuggire dal mondo. Ingiustamente. (Renato Massaccesi, "FilmUp")

Una domanda al protagonista, Daniele Liotti. In che modo ti sei calato nel personaggio?

Daniele Liotti: Quando ho letto la sceneggiatura ho capito che questo personaggio rappresentava una grande occasione. Massimo e Andrea mi hanno aiutato moltissimo. Ho dovuto lavorare molto con la fantasia, con l'immaginazione perché quella di Massimo è davvero una storia assurda, inconcepibile. Ho tentato di pensare: "Se a 32 anni ti togliessero i sogni che faresti?". Ho cercato di concentrarmi. A Massimo i sogni li hanno rubati ad appena 18 anni.

Al regista, Andrea Manni, chiediamo come sia nata l'idea di adattare il libro di Carlotto?

Andrea Manni: Mi è venuta immediatamente leggendo il libro. Era il 1995. Ho amato quel libro, mi ci sono avvicinato in modo affettuoso, forse per ragioni generazionali.

Che tipo di lavoro avete dovuto fare per trasferire in immagini le parole del libro?

Andrea Manni: Abbiamo dovuto mescolare il libro a fantasie cinematografiche. Nel romanzo non ci sono riferimenti alla vicenda giudiziaria. Per noi erano fondamentali. E poi abbiamo dovuto ricorrere al dono della sintesi. Massimo non ebbe un unico avvocato, ma Alessandro Benvenuti li rappresenta tutti. Così come Lolo non fu il suo unico amico esule.

Massimo Carlotto: Il caso giudiziario rimane nell'ombra nel libro perché ciò che mi interessava era raccontare la condizione dell'esiliato. Non tanto la mia personale esperienza ma quella di tutti coloro che vivono in esilio, in latitanza nelle metropoli. Una condizione di solitudine, ma anche di fiducia perché sei costretto a fidarti. La mia era una piccola storia messa a confronto con la terribile tragedia collettiva della mia generazione, e se una cosa l'esilio te la fa imparare è il senso delle proporzioni.

(Cristina Borsetti, "35mm.it")