FASCISTI SU MARTE
Italia, 2005 – 98’ col. Regia: Corrado Guzzanti, Igor Skofic Interpreti: Corrado Guzzanti, Marco Marzocca, Lillo Petrolo, Andrea Blarzino, Andrea Purgatori, Irene Ferri, Caterina Guzzanti. |
Una serie di cinegiornali del ventennio, miracolosamente sottratti alla censura dall'imperante storiografia marxista, riportano in luce una vicenda che rende onore e lustro all'era mussoliniana e all'Italia tutta. La conquista e la successiva colonizzazione del pianeta Marte per mano di un'indomita squadra fascista nell'anno 1939.
Dopo le avventure del gerarca
Barbagli e dei suoi camerati che in tv hanno portato il tipico ritmo
semi-futurista degli anni Trenta e un'operazione sul linguaggio dimenticato dei
cinegiornali, Corrado Guzzanti è approdato al lungometraggio Fascisti su
Marte (frase di lancio: «o Marte o morte»), la lunga epopea della
pattuglia sperduta sul pianeta rosso.
Sul suolo marziano gli «arditi» - «com'altro nomare questi baldi fiori del
regime che osarono porre un imperativo categorico tra le sabbie bolsceviche di
Marte» - in camicia nera e anfibi riescono a tenersi in vita grazie a possenti
parole d'ordine e prima di accorgersi di aver conquistato il nulla si mettono
con puntiglio a organizzare una perfetta struttura coloniale incidendo sulla
sabbia motti canonici («Vincere e vinceremo») e altri un po' meno («Chi non
muore si rivede»). [+]
Corrado Guzzanti parla di una
successione di quadri, più che di un film vero e proprio, in cui si alternano
spezzoni da Istituto Luce e quadretti parodistici, come quando un monolite nero
plana direttamente dallo spazio di 2001.
Il suo Barbagli, con un moschetto e un «me ne frego» dentro al cuor, è uno
che non cambia, a dispetto di tutto, non è un trasformista: «Nell'epilogo si
cercava di raccontare questo perché la fine del fascismo è coinciso con il
trasformismo, nessuno è stato condannato per crimini di guerra, tutti sono
rimasti più o meno ai loro posti perché cominciava la guerra fredda e quindi i
fascisti servivano a creare strutture di difesa contro il comunismo. È stata
una transizione trasformistica molto morbida ed è il problema per il quale
ancora si discute se sia o non sia caduto il fascismo, se l'Italia ha vinto o
perso. Mi divertiva il fatto che questo è un paese per il quale non si riesca
mai a stabilire una verità storica assoluta, continuano a coesistere versioni
concorrenziali di verità ed è lo stesso motivo per cui due candidati si
confrontano in una campagna elettorale in televisione e danno dati diversi dell'Istat
e nessun giornalista li contesta».
Quindi tanto vale parlare di Marte: «È come dire: potete bervi qualunque
palla, quindi perché non questa? C'è l'incapacità di vedere la realtà e si
risponde solo con categorie ideologiche. Penso che negli ultimi anni gli
italiani, oltre ad avere problemi economici e sociali di ogni tipo hanno avuto
in più un carico di odio, di violenza, di intolleranza che viene dalla politica
che per ragioni elettorali gioca alla demonizzazione dell'avversario». (Silvana
Silvestri, "il manifesto", 3 novembre 2006)
L'avevamo data per perduta la pattuglia del gerarca Barbagli (il littorio Corrado) e i suoi arditi, scomparsa nel deserto immaginano del pianeta rosso. E invece, dopo anni di travagliato lavoro, ecco il film, buffo e «sperimentale», allegra parodia della retorica dell'Italia di ieri e di oggi. Guzzanti è autore appassionato e la ricostruzione del Giornali Luce è filologicamente perfetta, non senza gag divertenti. Alla lunga, però, l'origine da frammento televisivo («Il caso Scafroglia») si fa sentire e il movimentato sbarco dell'alieno fa scendere il tono verso la farsa citazionista. Non svanisce, in compenso, l'effetto simpatia per un'operazione a suo modo coraggiosa. (Claudio Carabba, "Corriere della Sera Magazine", 2 novembre 2006)
Difficile non parteggiare per il grottesco ossimorico di Corrado Guzzanti. Difficile però anche non sbadigliare dopo un quarto d'ora. La genesi del lungometraggio Fascisti su Marte è lunga. Ma l'entusiasmo "di lotta" non basta a fare un film. Fascisti su Marte resta dunque uno sketch, neanche tanto divertente dopo la curiosità immaginifico-archiviale istantanea. Guzzanti gioca di stocco sul passato e sul presente, ma i suoi duelli - anche verbali, con l'onnipresente voice over - intasano il ritmo: e Fascisti su Marte non si alza mai. Forse una satira simile funziona meglio in Tv. Forse il genere avrebbe dovuto essere sfruttato con più arroganza consapevole. Forse... ma politicamente, civilisticamente, socialmente, rispetto a questi fascisti erano molto più anarchici e attuali i fantasmi carpenteriani. (Pier Maria Bocchi, "Film Tv")