IL DIAVOLO VESTE PRADA (The Devil Wears Prada) USA 2006 - Col. 109’ Regia: David Frankel Cast: Meryl Streep, Anne Hathaway, Stanley Tucci, Simon Baker, Emily Blunt, Adrian Grenier. |
La volubile e crudele Miranda Priestly è un mito della moda: dirige la rivista più venduta e prestigiosa a livello internazionale, "Runaway". Andrea Sachs, ventitreenne che sogna di diventare scrittrice, accetta di lavorare per lei in cambio di una futura raccomandazione...
David Frankel, regista, tra gli altri lavori televisivi, dell’impagabile Sex and the City, era all’apparenza la scelta azzeccata [...]. Tratto dal bestseller di Lauren Weisberger (uscito nel 2003 e tradotto in 27 lingue), probabilmente ispirato alla figura di Anna Wintour, celebre, ferrea direttrice di "Vogue" americano, per il quale lavorò per un periodo la Weisberger, neo-laureata a Cornell, Il diavolo veste Prada – film – non centra l’alchimia di perfidia e malinconia che pare abbia il romanzo e nemmeno il ritmo incalzante dei dialoghi di Sex and the City. È un film nel quale non succede niente, se non lo sviluppo più ovvio (la giovane Andy si trasforma da ragazza qualunque a impeccabile "fashionista", conservando tuttavia i propri principi morali), una successione alla lunga ripetitiva di rincorse agli ordini del capo, con scambi di battute molto meno acidi e frizzanti di quanto ci si aspetterebbe. Solo tre cose meritano: la collezione Chanel 2006 (quella che contribuisce alla "mutazione" di Andy), Stanley Tucci nella parte di Nigel, il braccio destro di Miranda, cinico ma non del tutto, snob con un’anima, fedele in tutto e per tutto al suo direttore, e Meryl Streep, che riesce a conferire sfumature sottili e remote a un personaggio all’apparenza unidimensionale. Costruita su entrate teatrali e aggressive, sul gelo palpabile delle sue occhiate critiche, su un’intelligenza tutta al servizio del suo lavoro (memorabile la sua breve lezione sul ciclo della moda – il colore ceruleo, da un’idea geniale di Oscar de la Renta ai grandi magazzini - e sul perché nessuno possa sentirsene snobisticamente esente), Miranda, sotto Prada e sotto Valentino, è umana, malinconica, una regina taglia 46 in un mondo fatto di taglie 38, capace di dominarlo con pugno di ferro, ma anche di riconoscere, quando li incontra, gli altri fuoriclasse. (Emanuela Martini, "Film Tv")
I film sull'universo della moda sono rari e raramente memorabili: si ricordano l'atelier torinese de Le amiche di Antonioni, tratto dal racconto di Cesare Pavese Tre donne sole; Prêt-à-Porter di Altman, qualche biografia paratelevisiva di Coco Chanel, qualche avventura di modelle. Qui Meryl Streep ha creato un personaggio dalla voce bassa e monotona, che non grida né si agita mai, dai piccoli gesti sprezzanti e dalla sconfinata presunzione, però alla fine più accomodante e generoso di quanto apparisse. A parte Valentino che fa se stesso, molti stilisti vengono nominati ma nessuno si vede. Anne Hathaway e Stanley Tucci vanno benissimo. Non mancano mutande leopardate, complotti editoriali, alti tacchi assassini, occhiali scuri, impiegate in nero e perle, bellissimi vestiti, battute maligne. L'ambiente è comunque ricco, lussuoso. Il film privo di significati, futile però abbastanza divertente, descrive il mondo della moda secondo i più ovvi luoghi comuni dei media, i sogni più banali delle fan e anche la realtà, evitando con cura ogni accenno o discorso che consideri la moda per quello che pure è, un business internazionale di grande importanza. Motto finale: «Tutti al mondo vorrebbero essere come noi». (Lietta Tornabuoni, "La Stampa", 13 ottobre 2006)
Commediola rosa, [...] affresco brillante e non polemico del mondo della moda che non graffia e non lascia il segno. Con 3 meriti: la collezione di Chanel, la simpatia di S. Tucci e soprattutto M. Streep (nominata all'Oscar) che incarna la perfida Miranda, tiranna, gelida e scostante ma permeata di una vena malinconica che solo un'interprete d'alta classe poteva far trapelare, perfezionista infida e scorretta ma capace di gesti di inaspettata lealtà. La confezione è elegante, con musiche accattivanti e il lussuoso guardaroba creato da Patricia Fields, estrosa costumista di Sex and the City. (Il Morandini, Zanichelli, Bologna 2007)