BREAKING NEWS

Titolo originale: Dai si gein, conosciuto anche con il titolo inglese Breaking News

Hong Kong, 2004 – Colore, 90’

Regia: Johnnie To

Interpreti: Nick Cheung, Kelly Chen, Lam Suet, Simon Yam, Cheung Siu-fai, Hui Shiu-hung.

 

Una banda di rapinatori dopo uno scontro a fuoco con la polizia si rifugia in un condominio nel quale un altro gruppo di "colleghi" ha il proprio covo. L’assedio della polizia viene gestito da una rampante "consulente d’immagine", convinta che l’operazione si possa trasformare in un evento massmediatico in grado di risollevare le forze dell’ordine ormai compromesse. […] To aggiorna il classico poliziesco hongkonghese con una critica beffarda ai media e alle istituzioni; e fin dal magistrale piano-sequenza iniziale, mostra un controllo stilistico non comune. Poi l’intreccio sembra risolversi nelle regole del cinema di genere, tra commedia e melodramma, noir e cinismo: ma riesce a rimescolare le simpatie dello spettatore per i personaggi, e a sorprendere fino alla fine.

Il Mereghetti - Dizionario dei film 2006

 

Meno astratto del superbo PTU e meno teorico del sottovalutato Fulltime Killer, Breaking News pone in essere una sorta di "reality noir" come sospeso tra Quinto potere e le furibonde immersioni urbane di William Friedkin. Giocato tutto sulla sottile linea che separa il dentro e il fuori (gli appartamenti del condominio dalle strade, le immagini dai corpi), il film è in realtà un’acuta analisi dell’economia della comunicazione piuttosto che una banale polemica contro lo strapotere dei media. […] Con una secchezza d’altri tempi, da maestro hollywoodiano (si pensa sovente a Fuller), To mette in piedi un conflitto morale che si snoda come una straordinaria riflessione sul farsi dell’immagine dopo la fine del cinema.

Giona A. Nazzaro e Andrea Tagliacozzo, Il dizionario dei film di Hong Kong

 

[…]Allora, tanto per capire di cosa parliamo: il film comincia con un piano sequenza di sette minuti che oseremmo definire post-depalmiano, nel senso che va persino oltre il sublime Brian. Poi prosegue stratificando la narrazione: la polizia che fa casino per strada, i banditi delle diverse fazioni che cercano di trovare un ordine in casa, per lo meno tra di loro, senza dimenticare i prigionieri. C’è qualcosa di grandioso nella dialettica cinematografica di Johnnie To, inutile negarlo. Anche se di film "sulla notizia" ne abbiamo visti a bizzeffe, questo arriva in Italia in un momento particolare. Da una parte, nel mondo vero, la Bbc per raccontare gli attentati di Londra sceglie l’aplomb estetico e sottrae il più possibile allo sguardo, dall’altra ci si imbatte in Breaking News che invece porta alle estreme conseguenze le regole del giornalismo embedded, che stordisce con immagini e informazioni manipolate-filtrate-costruite. È una allegoria potente, non originalissima, ma gestita da To con la solita radicalità espressiva. E poi, non parliamo di un blockbuster americano da cento milioni di dollari, ma di una produzione che a Hollywood definirebbero media. Eppure c’è un respiro spettacolare che incanta, senza stupire con i soli effetti speciali. Il capo della polizia è Simon Yam, in una breve apparizione. Il diavolo, probabilmente, è diventato buono.

Mauro Gervasini, "FilmTV"

 

Con Johnnie To non siamo ancora ai livelli di prolificità di un Miike Takashi, però certo è che negli ultimi anni la sua casa di produzione Milkyway ha sfornato parecchi titoli (e sempre di qualità medio-alta), molti dei quali diretti personalmente. […] Una delle cose che più lascia sbalorditi guardando film come questi (cioè qualsiasi lavoro firmato Milkyway) è l’incredibile perizia tecnica con cui sono realizzati, soprattutto se rapportata al budget di certo non hollywoodiano e al limitato tempo di produzione. Eppure tutti questi "limiti" diventano pregi nelle capaci mani di To, di una troupe tecnica e di un gruppo di attori ormai collaudati e pronti a dare il massimo in ogni occasione. E il risultato si vede anche in questo Breaking News il quale, seppur non originalissimo (uno spettatore accorto, infatti, durante la visione non può non fare i conti con parecchi deja-vu…dal recente P.T.U. (sempre di To) a film degli anni’90 come Expect the Unexpected di Patrick Yau o Bullets over Summer di Wilson Yip), porta avanti orgogliosamente una precisa e coerente idea di cinema che non può fare altro che bene alla tanto agognata rinascita (a mio avviso ormai quasi definitiva) della cinematografia dell’ex colonia inglese.

Da "Asian Feast" (www.asianfeast.org)