Il favoloso mondo di Amelie Francia/Germania, 2002 (122' - colore) Titolo originale: Le Fabuleux destin d’Amélie Poulain Regia: Jean-Pierre Jeunet Interpreti: Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Rufus, Yolande Moreau. |
Amelie vive in un mondo tutto suo nel centro di Parigi. La morte della madre e un padre indifferente la spingono a interessarsi alle piccole cose: la cottura di dolci, immergere le mani nei vasi di semi, immaginare quante persone stiano avendo un orgasmo nella città, in questo momento…
Intervista con il regista Jean-Pierre Jeunet
Quale era il suo stato d’animo alla fine delle riprese di Alien 4 e cosa l’ha portata a realizzare questo film? Dopo la fine delle riprese di Alien resurrection, desideravo tornare in Francia e radunare alcuni amici assieme ai quali girare un “piccolo” film. Sebbene girare Alien sia stata un avventura incredibile è stata anche un’esperienza estremamente faticosa… Ad essere precisi, quando la 20th Century Fox mi propose il film, stavo già lavorando a quello che sarebbe poi diventato Amélie. Avevo già in mente molte scene, situazioni, personaggi, vari particolari. Il problema era trovare qualcosa che legasse questi frammenti. Questa era la situazione quando partii per Hollywood. Al mio ritorno ripresi il progetto da dove lo avevo lasciato.
Come le è venuta l’idea del film? Non subito. Avevo raccolto aneddoti in numero sufficiente per quattro o cinque film diversi e non per uno solo. Successivamente, pensando a tutto ciò, l’idea mi è venuta da sola, caduta dal cielo come un frutto maturo, come qualcosa di semplicemente ovvio. Il denominatore comune era questa ragazza, decisa a cambiare le vite degli altri. Improvvisamente ogni tassello era al suo posto… Assieme a Guillaum Laurent abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura.
Il film è caratterizzato dal collezionare,fare liste,ricorda molto le opere di Prevert… Mi piacciono le liste,mi piace collezionare oggetti. A dire il vero io colleziono idee! Ne ho usate diverse: Nino colleziona le impronte nel cemento o le fotografie scartate delle foto-cabine. Per lungo tempo ho avuto una scatola, nella quale conservavo tutti questi frammenti di storie, queste idee. Lo faccio ancora benché adesso, essendo diventato un po’ più razionale, tutte queste idee e appunti li raccolgo nel mio computer.
Il nome della protagonista è sempre stato Amélie, fin dall’inizio? No, a ciò siamo giunti un po’ alla volta. Mentre scrivo, mi piace pensare ad un attore ben preciso. Così cercando un attrice ci siamo detti: ehi, questo potrebbe essere un personaggio alla Emily Watson nelle ”Onde del destino”. Lo stesso tipo di sincerità e decisione… E così abbiamo iniziato a scrivere pensando a lei. Più tardi ci siamo chiesti: e perché no? In un’intervista aveva dichiarato che le sarebbe piaciuto lavorare con me. Abbiamo scritto il personaggio per lei e gli abbiamo dato il nome di Emily. A questo punto mi sono messo in contatto con Emily Watson. Ci siamo incontrati e la sceneggiatura le è piaciuta. Ci siamo incontrati alcune volte a Londra e Parigi. Le prove erano in francese e ho pensato che così il suo talento sarebbe andato in qualche modo perduto. Per questo ho scritto una versione della sceneggiatura che inizia in Inghilterra: la protagonista del film cresce là e si trasferisce successivamente a Montmartre. Lei era ancora della partita. Il primo giorno di preparazione delle riprese, ho ricevuto una sua telefonata, nella quale mi diceva che per motivi personali aveva deciso di non partecipare al film. Non voleva lasciare casa sua per sei mesi, per lei era un periodo troppo lungo. Abbiamo dovuto ricominciare da capo. Abbiamo rimodificato la sceneggiatura ambientandola interamente a Montmarte. Il nome della protagonista è rimasto lo stesso. Solo che Emily era diventata ora Amélie. Ho iniziato le audizioni in Francia e un bel giorno, mentre passavo accanto ad un manifesto, sono stato folgorato da due occhi scuri, lo splendore dell’innocenza, un portamento fuori dal comune: quella ragazza era Audrey Tautou sul manifesto per Venus Beaute. Ho organizzato un incontro. E’ venuta ad un’audizione e dopo dieci secondi sapevo che era l’attrice giusta per questo ruolo.
Quale è, a suo avviso, il suo maggiore talento? Lavorare con lei è un vero piacere. Non solo è perfetta per questo ruolo ma è anche un’attrice di carattere, il chè è raro da trovare in Francia. Inoltre possiede un ottimo senso cinematografico e della misura. E ha solamente 23 anni!
Questa è la prima volta che gira in esterni.Come mai? Prima o poi doveva accadere. La storia si prestava a ciò, al centro del film volevo ci fosse Parigi. Come Kurosawa sono dell’idea che “ogni scena deve essere come un quadro”. Abbiamo cercato i luoghi adatti, tolto le automobili dalle strade, ripulito i muri dai graffiti, sostituito i manifesti con altri più vivaci ecc… Ho tentato, per quanto potevo, di prendere il controllo del senso estetico della città. La post-produzione è stata magnifica, in quanto la tecnologia digitale ci ha permesso di fare correzioni fino all’ultimo momento, fino all’ultima scena.
Il girare in esterni ha cambiato il suo modo di lavorare? Non molto. In ogni caso, ora posso affermare senza dubbio che la cosa non mi piace (sorride). Non riesco ad abituarmi a non avere il controllo su tutto. In esterni c’è sempre un automobile parcheggiata nel posto sbagliato, un passante che entra in scena per sbaglio o rumori circostanti. Tutto questo mi fa impazzire! Il tempo è denaro. Non mi piace perdere tempo in lunghi preparativi. Perdere un’ora o due a causa di imprevisti non mi diverte affatto.
Filmografia. Delicatessen (1991); La città dei bambini perduti (1995); Alien resurrection (1996)