CENCENIGHE NEGA L’AIUTO AL VECCHIO VIOLINISTA CIECO
Una storia di miseria e di povertà di un secolo fa

(L’Amico del Popolo, 03.02.1996, n.5)

 

Io nacqui a Cencenighe l'anno 1832 da genitori che possedea piccola sostanza.
Con queste parole inizia l'istanza del suonatore di violino E.Lazzarini, cieco dall'infanzia, vissuto nel secolo scorso a Cencenighe.
La supplica scritta nel marzo 1890 è una toccante testimonianza di vita senz'altro tribolata ma fiduciosa nell'aiuto dell'amministrazione comunale alla quale il Lazzarini chiedeva un modesto sussidio.
Non potendo redigere il documento di proprio pugno causa la sua cecità, l' umile suonatore si affidò ad uno scrivano locale.
Proprio per non sminuire la sua efficacia riporto fedelmente l'istanza con gli errori di ortografia dell'originale (in alcune parti illeggibile), che però consente una visione autentica e reale dello stato di indigenza in cui si trovava il Lazzarini che come gli altri invalidi dell'epoca non godevano dell'assistenza pubblica e si affidavano alle proprie forze o a quelle della loro famiglia.
Fino dalla mia tenera ettà,per malattia,perdeti la vista:nulla a pottutto l'arte Medica. La mia vita la pasai fino all'anno 1885, in seno alla mia famillia,dedicandomi a suonare il viollino.Morì mia madre nel 1885, lasciando mio padre ottagenario,usufruttuario di picolla sostanza,non possedendo mio padre nesun tereno.Fino il primo mayo 1889 ebi affittanza per vivere da mio frattello Giusepe,ma esendo tropo carico di familia,non può più affittarmi.Aquistai un picolo organo,non permetendo le mie forze aquistando di prima quallità,girai per due messi,ma non ricavai che da pagar la mia guida;tornai a suonar al ballo il Viollino, ma in forza delle nuove legi,mi a convenutto dismeter anche quello,e restai senza nesun mezo onde guadagnarmi da vivere.
Il Lazzarini aveva già in passato presentato un'altra supplica agli amministratori comunali per ottenere un sussidio ricevendo tuttavia una risposta negativa;fu questo il motivo della sua delusione manifestata con rabbia pacata: ...Il Consiglio Comunalle di Cencenighe,quando tratasi di apogiareil rico Negoziante,e primi possidenti, non fano tante discussioni ,nel accordarli le dieci,o venti milla lire ,per lavori non obligatori:ma quando il povero dimanda pane onde sattolarsi,si vorebe saziarlo a forza di discussioni,malle fondatte:perdoni Ecellenza,ma questo non è procedere da Amministratori Italiani,ma bensì da gente barbara.Venero,e rispetto,il personalle del Sindaco,e sua famillia,i qualli onde sostentar i poveri,darebe anche il loro sangue e sostanza .Stanco oltre modo,di aspetar susidio da chi non pensa altro che pel suo interesse: oso pregare codesta benemerita Autorittà,a voler farmi avere un qualche giornaliero sussidio,o collocarmi in qualche Pio Ricovero,onde non abia a cader vitima nella miseria che mi trovo.Prenda pure sua Ecellenza le dovutte informazioni dell'attuale mio misero statto.... Buona amministrazione Sana Giustizia bando alle parzialità,allora il Comune potrà vivere in pace,e sussidiar i poveri bisognosi,massima come si trova attualment".
Il Lazzarini rivelava una sua dignitosa umiltà nonostante il tono supplichevole dell'istanza.
Tuttavia i consiglieri comunali di Cencenighe respinsero l'istanza giustificando la deliberazione con il fatto che il paese versava in tristi condizioni economiche tali da non garantire la concessione di sussidi.
In effetti parte delle risorse comunali erano state impiegate nella riparazione dei danni causati agli argini,alle strade e ai ponti dalle gravi piene del 1882, 1885 e 1889.
Probabilmente nessuno sa in quali condizioni morì il suonatore di violino, ma la negazione del sussidio lascia supporre che il povero Lazzarini abbia concluso la sua vita in miseria.


                                                                            Luisa Manfroi