Una testimonianza dell'epoca

LA VALANGA DEGLI "ARCOGN"

        (Agordino Più Notizie), aprile 1997

 

"Immensa sciagura nella valle del Biois - otto vittime delle valanghe!".Così titolava a grandi lettere una corrispondenza di un giornale bellunese datato 16 - 17 marzo 1892.Fu veramente una sciagura quella che si verificò in località "Crepa granda" il 15 marzo di quell'anno, una sciagura che portò alla morte di otto viandanti in transito lungo la strada della valle del Biois, ad un centinaio di metri circa a monte dell'attuale galleria delle Anime.La strada, fino all'ultimo decennio del secolo scorso, costeggiava la sinistra idrografica del torrente per poi proseguire sulla destra al "pont de la cros", ponte che collegava le due sponde del Biois.Il tratto di strada, specialmente nella stretta degli "Arcogn" era di frequente reso impraticabile dalle piene e da valanghe che cadevano proprio in località "Crepa granda".Nella descrizione dettagliata del corrispondente la località veniva descritta in questo modo:"Le falde dei monti sono brulle di vegetazione silvana, ma sono cosparse di numerosi detriti e di materie franose che al contatto dell'umido si mettono in movimento (...), è facile arguire come questa località sia estremamente pericolosa a valicarsi sia a destra che a sinistra in tempi atmosferici anormali".La situazione meteorologica, al momento della caduta della valanga non era ottimale visto che da due giorni nevicava in modo insistente.La tragedia fu quindi l'effetto di un concatenarsi di cause prima delle quali le avverse condizioni atmosferiche che comportarono in quei giorni la caduta di abbondanti quantità di neve scirocca.La valanga, scesa nel primo pomeriggio del 15 marzo, avrebbe avuto conseguenze solo per la viabilità se non fosse transitata in quel momento una comitiva formata da una decina di persone della valle del Biois di ritorno dalla fiera di Agordo.Il corrispondente scriveva inoltre che: "giunti con qualche difficoltà e dopo aver superato mucchi di neve che rasentava loro le spalle, nella stretta gola degli Arconi, sulla svolta della strada furono sorpresi da una valanga che li investiva e travolgeva tutti nell'abisso del torrente".L'episodio non avrebbe avuto testimoni se non non fossero sopravvissuti Giuseppe Santomaso, negoziante di Forno di Canale e Antonio Nardi, "villico" di Celat, ultimi della comitiva.A rimanere vittime della valanga con un fronte di trenta metri furono Domenico Minotto 50 anni, Giovanbattista Minotto 16 anni, Giovanni Foch di 26 anni, Riccardo Luciani di 15 anni, Maria Xais di 35 anni di Forno di Canale, Domenico Pasquali di 34 anni, Pasqua Ganz di 54 anni e il postino della valle del Biois Francesco Zandò di anni 45 di Falcade.Ad accorrere sul luogo della sciagura furono un gruppo di soccorritori arrivati da Cencenighe, "una quarantina di persone in tutto - scriveva il corrispondente - che tentarono il salvataggio lavorando con lena."Solo la mattina seguente nel sottostante torrente riuscirono ad estrarre i corpi delle otto vittime.Il Prefetto, ricevuta notizia dell'episodio, inviò un funzionario di pubblica sicurezza per accertarsi sulle condizioni delle famiglie superstiti risultate economicamente "tutte miserabili e bisognose di soccorso".Dopo averne constatato lo stato di bisogno furono concessi i sussidi alle famiglie delle vittime, sussidi irrisori se paragonati alle effettive necessità finanziarie.A distanza di più di un secolo dall'accaduto e in un periodo come quello attuale caratterizzato da scarse precipitazioni nevose è improbabile il verificarsi di valanghe di tale portata.Resta il fatto che a distanza di più di un secolo dall'episodio in questo tratto di strada si continua a circolare come in passato, non più a piedi ma in auto.

                                            Luisa Manfroi