L’INFERNO BIANCO DELLA RITIRATA DI RUSSIA

Il diario di Teodoro Dai Pra di Taibon

(L’Amico del Popolo, 07.03.1998, n.10)


Cinquantacinque anni fa, nell'inverno 1943, era in atto la storica ritirata dalla Russia.

Una lunga colonna di soldati in marcia dal fronte sul Don nei giorni che seguirono la drammatica offensiva russa che aveva coinvolto in prima persona proprio il Corpo d'armata alpino con le brigate "Tridentina", "Julia" e "Cuneense".

Tra le migliaia di soldati c'era anche Teodoro "Oro"Dai Pra di Taibon, all'epoca appena ventitreenne coinvolto come parecchi altri giovani nella drammatica avventura della Russia costata la vita a parecchi soldati.

A differenza di tanti compagni Dai Pra ha avuto la fortuna (e la forza) di sopravvivere e i suoi appunti raccolti diligentemente sono stati riordinati in un libro di recente pubblicazione dal titolo fortemente esplicito: "Il drammatico calvario della ritirata dal fronte russo" (Bruno Ghigi Editore).

Libro che è stato presentato recentemente a Rivamonte e nelle biblioteca civica di Agordo.

Nella descrizione di Dai Pra la ritirata appare come un autentico "calvario" costato la vita a parecchi soldati che hanno dovuto fare i conti con l'indifferenza del "generale inverno", con l'equipaggiamento carente, la fame, la fatica.

Una sorta di girone infernale sconosciuto ai più, ai quali forse il termine "reduce di Russia" suona retorico, ma come ogni avvenimento doloroso, nonostante sia trascorso più di mezzo secolo, si rivela per chi lo ha vissuto in prima persona come una ferita difficile, se non impossibile da rimarginare.

Nelle sue memorie scritte all'epoca dei fatti Dai Pra (111° Divisione Alpina Julia Posta Militare 202) ricostruisce gli episodi che lo hanno visto coinvolto direttamente: dalla partenza alla stazione di Udine, destinazione Russia, all'arrivo dopo dodici giorni, nell'agosto 1942, a Yzium, quindi Rossosch e Podgornoje sede dei magazzini della Julia.

Nel diario l'autore, al quale qualche mese più tardi fu affidato l'incarico di sciatore porta ordini, si sofferma ad illustrare alcuni momenti significativi della sua permanenza come l'incontro con Paolo, il quattordicenne ragazzino russo mai dimenticato con cui Dai Pra ha condiviso i giorni della ritirata e recentemente ha tentato di rintracciare. Qualche anno fa Dai Pra ha contattato l'ambasciata russa di Roma per avere notizie in proposito non ottenendo tuttavia alcuna risposta.

Le pagine più toccanti del libro sono comunque quelle centrali dove l'autore rivive con drammatica autenticità i momenti della ritirata: il ricordo dei carri armati russi al seguito della colonna di soldati in marcia, i compagni sopraffatti dalla fame e dal freddo lasciati alle spalle, la gratitudine per le famiglie di contadini russi che hanno offerto cibo e ricovero.

Un mosaico di ricordi raccolti in questo libro che oltre a fornire una testimonianza dei fatti vuole avere una precisa finalità, "quella - nelle parole di Dai Pra - di contattare quanti hanno vissuto con me l'inferno della tragica ritirata dalla Russia".

Un appello che l'autore auspica non rimanga inascoltato.

(*) Teodoro Dai Pra è mancato nel 2003.

Luisa Manfroi