LA VALLE DEL BIOIS

RICORDA

IL POSTINO FRANCESCO ZANDO’

CON UNA TARGA A LUI DEDICATA

(L’Amico del Popolo, 09.11.1996 n. 45)


La figura del postino, portata alla ribalta da una recente trasposizione cinematografica con Massimo Troisi, nel passato non deve essere stata delle più idilliache se si pensa ai disagi che doveva affrontare quello che con un termine retorico veniva anche chiamato il "procaccia".

Come testimonia Bepi Pellegrinon nel libro "Falcade attraverso i secoli", dopo il 1850 la posta veniva trasportata ad Agordo giornalmente a mezzo di un corriere mentre in valle del Biois nello stesso periodo il servizio era svolto da un postino che si occupava della raccolta e della distribuzione della posta coprendo il percorso interamente a piedi.

Francesco Zandò di Falcade fu proprio uno di questi valenti "procaccia" che svolse questo incarico con diligenza tanto da meritare l'elogio del segretario comunale di Canale d'Agordo Luigi Luciani che volle rendere omaggio all'abnegazione dello Zandò con un breve articolo apparso nell'ottobre del 1890 su un quotidiano provinciale.

"Povero Checco! Chi ti vede or sotto la sferza del sole, tutto grondante sudore, curvo dal peso dei pacchi postali che tieni infilzati in due bastoni che a' mo' di giogo ti impediscono i movimenti del capo; or nell'intenso freddo del lungo inverno, appoggiato al tuo bastone, lento lento tirare innanzi col pesante gerlo sulle spalle; chi ti vede dico, non può che esclamare: se la conservazione dell'esistenza è pei più un sacrificio , per te è un martirio. Costretto a percorrere oltre venti chilometri ogni giorno, con un orario che ti fa partire da Falcade di buon mattino per quindi inchiodarti a Cencenighe cinque lunghe ore ozioso e poi venire ricompensato con 450 lire l'anno è veramente incredibile. Tu invecchi, oh buon Checco, innanzi tempo; tu sempre zelante, che hai scolpito nel cuore il dovere come un marchio indelebile, che non arresti il tuo diuturno pellegrinaggio nel mentre l'irruente onda del Biois ha fatto scomparire buon tratto della via che devi percorrere; che l'enormi valanghe dell'inverno sfidi sempre impavido, coll'ironica liretta che l'amministrazione delle Poste ti corrisponde, ben puoi imprecare alla taccagneria che sì barbaramente ti sacrifica.

So che inascoltati rimasero sempre i tuoi ricorsi per aumento di paga o cambiamento di orario e che sconfortato non ti regge più l'animo di continuare l'improbo lavoro, ma se un consiglio accetti ti dirò: rinnova le tue domande , batti e ribatti, che ti sarà data ragione. Ben deve conoscere i tuoi meriti l'amministrazione delle Poste, e se sentimento di giustizia la guida, la tua opera indefessa sarà premiata (...).

E 'vero che, come il solito, grave si troverà la spesa; ma se porrà non valga la pena d'assogettarvisi per impedire che un povero procaccia venga meno sotto il peso di sì gravi fatiche, credere bene però, che per evitare che troppo spesso rimangano ammonticchiati de'pacchi degli uffici, perché il tuo gerlo non può sempre contenerli tutti, spererei dico, che questa almeno venisse riconosciuta ragione sufficiente per ritenerla giustificata.

L'Amministrazione delle Poste che si è mostrata tanto premurosa nel migliorare il servizio postale coll'Istituzione di tanti nuovi uffici e collettorie (come dice giustamente Luciani nell'ultimo decennio del secolo furono istituiti parecchi uffici postali e telegrafici in Agordino), compia anche questo, ché oltre ridondare a vantaggio del servizio, è un dovere di umanità verso chi si logora la vita pel buon andamento di esso; e pensi infine che colla paga di una lira al giorno non è cosa facile trovare un galantuomo che s'adatti a trascinare una vita da cane e compiere completamente il proprio dovere".

Ai primi di marzo del 1892, a distanza di poco più di un anno dalla stesura di questa corrispondenza, il quarantenne postino Zandò descritto anche come "un uomo robusto e tarchiato, ligio e scrupoloso quant'altri nell'adempimento de' suoi doveri", perdeva la vita travolto insieme ad altre sette persone da una valanga caduta a Cencenighe in località "Crepa Granda" ad un centinaio di metri a monte dell'attuale "galleria delle Anime" proprio durante uno dei suoi consueti viaggi di lavoro.

Anche la valigia che il postino portava gelosamente con sè, andò perduta nelle acque del torrente Biois insieme al suo prezioso contenuto di circa un migliaio di lire destinate come sovvenzione all'ufficio postale di Canale d'Agordo.

Per alleviare lo stato d'indigenza in cui venne a trovarsi la famiglia dello sfortunato "procaccia", il Prefetto concesse un sussidio di quattrocento lire.

Qualche anno più tardi la moglie e i numerosi figli dello Zandò lo vollero ricordare con una targa collocata sul luogo della sciagura e tuttora ben visibile percorrendo la vecchia statale della valle del Biois.

Luisa Manfroi