Un volume dell'Union Ladign da Selva curato da don Paolino Rossini

NO STE' FASTIDIA' DE MI', LETTERE DAL FRONTE

E' anche l'occasione per ricordare don Giovanni Maria Longiaru'

(L’Amico del Popolo, 13.07.2002, n.28)

 

Caro Don Giovanni, vengo a comunicarvi che ho ricevuto il vostro bollettino e non potete immaginare quanto piacere che sono a sapere (sic !) le novità del paese, per noi combattenti che siamo lontani da voi ma siamo sempre vicini col pensiero.

Ma verrà quel giorno che possiamo ritornare fra mezzo a voi tutti cari paesani e familiari, e speriamo che il nostro ritorno sia vicino (...).

Brevi parole ricche di significato che esprimevano il disagio di uno dei tanti soldati di Selva di Cadore dislocati sui diversi fronti di combattimento durante il secondo conflitto mondiale.

Un documento che rivela nel contempo la speranza di potersi ricongiungere alla propria famiglia e l’apprensione per chi rimane a casa ad aspettare il ritorno. "No sté fastidià de mi" un’espressione che si ritrova in diverse lettere inviate dai soldati e che dà il titolo al volume pubblicato dall’Union Ladign da Selva e curato da don Paolino Rossini.

Lettere al parroco di Selva e ai suoi familiari dai fronti della seconda guerra mondiale è il sottotitolo di questa raccolta di testimonianze epistolari che, come ha ricordato Aristide Bonifacio nella presentazione del volume, è anche l’occasione per ricordare la figura di don Giovanni Maria Longiarù originario di Pozzale di Cadore e parroco di Selva in quei difficili momenti.

Un sacerdote che portò conforto ai parrocchiani e agli stessi soldati attraverso l’invio del bollettino Val Fiorentina rivolto ai militari e lavoratori che - come era solito sostenere - con armi diverse lottano per un avvenire migliore.

I militi, per contro, ricambiavano il pensiero scrivendo lettere e cartoline.

La corrispondenza era un comprensibile impegno per coloro che avevano poca dimestichezza con carta e penna ma un'esigenza per mantenere saldi i legami affettivi.

Le missive lasciavano trapelare la loro amarezza nonostante la censura impedisse di esprimere con piena sincerità i sentimenti e costringendoli a riferire che tutto andava bene.

Nel libro non mancano neppure alcune testimonianze di familiari e ragazzi che nel periodo 1936 - 1942 frequentavano la scuola elementare.

Testimonianze rese nella parlata ladina che contribuiscono a dare ulteriore incisività al contenuto. Un giusto riconoscimento a chi ha vissuto in prima persona la tragicità della belligeranza.

Alla raccolta dei documenti e delle testimonianze orali hanno collaborato Aristide Bonifacio, Igor Callegari, Giorgio Dell’Andrea, Lorenzo Dell’Andrea, Lorena Lorenzini, Sergio Monico, Luigi Nicolai e Renzo Nicolai.

Luisa Manfroi