Una vicenda complessa che ha visto molti alpinisti e parroci alternarsi sulla montagna di Cencenighe

LA STORIA

DELLE DUE CROCI

DI CIMA PAPE

(L'Amico del Popolo, 13.01.2001, n. 2)

 

Spuntoni e rocce strapiombanti sono considerati il luogo ideale sul quale erigere una croce.

Una consuetudine diffusa soprattutto in passato che ha portato a piantare sulle vette, accessibili per altezza e conformazione, quello che è per antonomasia il simbolo della cristianità. Proprio ai piedi di una di queste croci, quella di Cima Pape, domenica 10 settembre si è svolta una cerimonia religiosa officiata da don Lino Agostini, parroco di Cencenighe, che ha visto tra l’altro la posa di una targa a ricordo dell’anno giubilare..

Sessantotto i presenti saliti in vetta complice la giornata di sole che ha permesso di portare a termine il programma.

Nel giugno dell’anno scorso la croce e il cippo dedicato a Papa Luciani erano stati restaurati e rimessi a nuovo rimediando ai danni provocati in conseguenza ad un atto vandalico di qualche mese prima.

La croce attuale, collocata quarantaquattro anni fa, non è comunque quella originaria.

La prima venne collocata nella prima quindicina di luglio del 1933 sullo spiz de Sanson a ricordo dell’anno santo: ... sarà costituita in legno, rivestita di metallo bianco e avrà l’altezza do otto metri, scriveva entusiasta il parroco don Domenico Chenet.

Il punto scelto, secondo il sacerdote, era uno dei migliori poiché consentiva di dominare con lo sguardo tutti gli abitati della valle del Biois, del Cordevole oltre alle montagne circostanti, non da ultimo la Marmolada, l’Agner e il gruppo delle Pale di San Martino.

Come ha scritto Franz Hauleitner nella sua guida, la cima di Pape è considerata la massima elevazione, nel ramo nord-est, delle Pale di San Martino ed è ritenuta un "belvedere impareggiabile" nonostante siaspesso ignorata dagli alpinisti.

Uno dei luoghi più panoramici lo è davvero se si considera che nelle giornate limpide è possibile osservare alcune delle elevazioni montuose facenti parte del gruppo delle Tofane, del Talvena, del Tamer e dello Schiara.

Scelto il punto sul quale doveva sorgere non rimaneva che realizzare il progetto.

La spesa preventivata si aggirava sulle ottocento lire. Una cifra che, nonostante le non pingui casse della parrocchia e le condizioni di vita non certo facili per quei tempi, si riuscì a coprire grazie anche alle elargizioni dei parrocchiani. L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 23 luglio 1933 alla presenza di un buon numero di persone che si alzarono all’alba per salire lungo la mulattiera che, prima della costruzione della strada comunale avvenuta nei primi anni settanta, saliva da Veronetta attraverso la mulattiera di bosch dal Forn e quindi raggiungeva le frazioni di Cavarzàn, Martìn, Bogo e Cioit (oppure tagliava da Cavarzàn verso l’abitato di Malòs), passando poi lungo il costone che porta alle casère di Cason, Mandrìz, Rudelefìn alto, dove in quegli anni era ancora praticato l’alpeggio, per raggiungere infine, lungo il fianco erboso, la quota di 2.503 metri, altitudine sulla quale venne elevata la croce.

Si dice che la vecchia struttura in legno, essendo ricoperta in parte da metallo, si rendesse ben visibile quando veniva illuminata dai raggi del sole tanto da divenire un punto di riferimento per la popolazione delle località in cui si rendeva visibile.

Con il passare degli anni e considerata la forte esposizione alle intemperie, la croce iniziava a risentire gli attacchi degli agenti atmosferici. La pioggia ed il vento dell’autunno del 1953 decretarono la sua "fine".

I danni prodotti la ridussero ad un moncone. Occorreva provvedere ad innalzarne una nuova in sostituzione di quella abbattuta. Una necessità che diventava impellente anche per una ragione "linguistica" e affettiva poiché lo Spiz de Sanson era più conosciuto con il nome familiare di Spiz dela cros.

Fu così che tre anni più tardi l’allora parroco di Cencenighe don Giuseppe Clere commissionò al fabbro Adolfo Orzes, il progetto di realizzare una nuova struttura in metallo a forma di traliccio per garantire maggiore resistenza alle intemperie.

Ai primi di agosto del 1956 i tronconi che andavano a costituire la nuova croce erano pronti.Rimaneva il problema di trasportare in cima cinque quintali di metallo ferroso, senza contare che il dislivello tra il capoluogo e il punto sul quale doveva essere eretta era di oltre millesettecento metri.Le difficoltà furono ovviate con la presenza di venti volontari che, verso la metà di agosto del 1956, portarono a spalle i singoli pezzi. Nei giorni che seguirono la festa dell’Assunta il fabbro Orzes insieme ad altri operai, assemblarono le singole componenti del traliccio alto, come il precedente, otto metri.

La benedizione della nuova croce si sarebbe svolta il 26 agosto se una pioggia insistente accompagnata da una nebbia fitta non avesse avvolto lo spiz e ostacolato lo svolgersi della cerimonia.Una settimana più tardi, il 2 settembre 1956, nulla impedì ad un centinaio di persone di salire in vetta per assistere alla funzione officiata da don Giuseppe Clere.

Le molte fotografie scattate quel giorno ne sono testimonianza.

Ventitrè anni più tardi, nel settembre 1979, per celebrare il breve pontificato di Albino Luciani, venne collocata ai piedi del traliccio, un cippo di marmo con in rilievo un medaglione di bronzo, opera dello scultore bellunese Massimo Facchin, raffigurante il busto del papa di Canale d’Agordo.

Da allora Cima Pape ha assunto il nome di Cima Papa Luciani.

Luisa Manfroi