Quando la musica era uno dei pochi "spettacoli" popolari alla portata della gente

LA PRIMA "BANDA" DELLA VALLE DEL BIOIS

Il fondatore del primo corpo musicale fu Arturo Battista Della Giacoma, detto "Tita dei Meni"

(L’Amico del Popolo, 06.12.1997, n.48)

 

Da qualche anno è attivo in valle del Biois un gruppo musicale bandistico che raggruppa una ventina di giovani della zona, allievi di un istituto musicale operante in provincia.

Gruppo che vuole riallacciarsi ad una tradizione assai viva in questo campo se si pensa che a Canale d'Agordo per qualche decennio fu attivo un corpo bandistico.

Paese che vai banda musicale che trovi.

L’espressione non è azzardata se si considera che in molte località della vallata si erano formati diversi gruppi che rappresentavano momenti di aggregazione e occasioni per dare sfogo alla comune passione per la musica.

Un esempio è dato da Cencenighe dove all' inizio del secolo si era costituita la "banda dei Panade".

Anche in valle del Biois, come era accaduto in altre zone, il primo approccio con gli strumenti era avvenuto all'estero dove qualcuno aveva potuto apprendere i rudimenti della disciplina.

A Canale l'idea di coagulare alcuni musicisti e di dare vita ad una formazione era partita da Arturo Battista Della Giacoma Tita dei Meni, discendente di quel Vito Della Giacoma che insieme a don Antonio Della Lucia aveva contribuito alla costituzione della latteria cooperativa di Canale d'Agordo nella seconda metà dell’Ottocento.

Tita si era avvicinato alla musica in Germania, paese in cui era emigrato per lavoro e dove era particolarmente viva la tradizione musicale bandistica.

Qui imparò a destreggiarsi con gli ottoni con una certa abilità.

Ritornato in patria il Della Giacoma ebbe la felice idea di fondare anche in valle del Biois una scuola di musica.

A pochi chilometri da Canale, nell'abitato di Caviola, vennero così gettate le basi di una scuola di musica aperta a quanti desideravano avvicinarsi all'universo delle sette note.

L'entusiasmo di Tita e dei suoi allievi fece da collante alla formazione di un gruppo bandistico come era accaduto in altre località dove l'amore per la musica aveva dato i suoi frutti e si era espresso in forme musicali diverse.

Fu così che sul finire degli anni venti si costituì anche a Canale una banda musicale che assunse la denominazione altisonante di "Banda del Corpo dei Pompieri".

Viene spontaneo chiedersi il perché di questo accostamento.

La domanda trova una comprensibile risposta se si pensa al fatto che il distaccamento di quelli con un termine più moderno chiameremmo oggi Vigili del Fuoco, aveva contribuito all'acquisto di nuovi strumenti musicali.

Nota caratteristica della banda era la tipica divisa dei Pompieri che ciascun elemento, in tutto una trentina, ostentava con orgoglio durante le uscite ufficiali.

Uscite che generalmente avvenivano la domenica o in coincidenza di cerimonie particolari come feste nazionali o durante i cortei religiosi.

Era evidente che l'esibizione di un complesso bandistico necessitasse di un suo giusto spazio.

Teatro dei concerti era la piazza del paese dalla quale le note inconfondibili di marce, valzer e polke eseguite armoniosamente si spandevano ben oltre l'ambito ristretto della piazza.

Un suono inconfondibile quello della banda che contribuiva a sottolineare momenti particolari e dare un'impronta di maggiore ufficialità a occasioni speciali.

Lo stesso Comune di Forno di Canale aveva messo a disposizione dei musicisti un locale della Casa del Popolo dove avvenivano le esercitazioni settimanali.

Non mancarono le trasferte al di fuori dei confini comunali.

Qualche anziano componente della banda ricorda tuttora la storica trasferta a Lamosano e a Belluno, quest'ultima effettuata in occasione del raduno del 1934 quando la formazione bandistica di Canale ottenne un particolare riconoscimento.

Un premio che rappresentò anche un ulteriore stimolo ed un incentivo per il gruppo che si sosteneva finanziariamente con l'organizzazione di particolari iniziative come gare di tiro a segno, lotterie i cui proventi servivano per l'acquisto di nuovi strumenti e di nuove partiture.

Partiture che in qualche caso venivano trascritte a mano, in altri, fatte pervenire appositamente dalla casa editrice "Tito Belati di Perugia - edizioni speciali per banda".

"La ragazza di campagna", "La signorina e la stella alpina", "La giovinezza in fiore", "La sartina e il suo rifugio" sono solo alcuni dei brani appartenenti al repertorio musicale della banda.

Brani leggeri e orecchiabili il cui titolo oggi ci fa sorridere e riportare la memoria ad un'epoca ben distante dalla nostra mentalità, un'epoca in cui anche la musica costituiva un veicolo indispensabile per avvicinare le masse trasmettendo valori e significati che attualmente non esiteremmo a definire retorici.

Una definizione che diventa più comprensibile e calzante se si pensa a brani come "Giovinezza", "Marcia reale" e "Marcia del Grappa" intrisi di un patriottismo portato all'eccesso.

Verso la metà degli anni trenta la direzione della banda passò dalle mani di Tita Della Giacoma a quelle di Silvio Tancon "Crok".

Con la fine degli anni Trenta, specialmente in seguito ad un'epidemia di tifo che aveva provocato parecchi decessi, il gruppo bandistico di Canale si sfaldò.

La banda tacque per qualche tempo fino a quando, nei primi anni del secondo conflitto mondiale, la formazione si ricostituì grazie alla caparbietà di alcuni elementi decisi a ridare fiato agli strumenti che per troppo tempo avevano taciuto.

Fu così che la banda riprese voce sotto la direzione di Luigi De Bernardo.

Diversamente da quanto era accaduto in passato la banda assunse una veste nuova ed insolita.

Per iniziativa di Guerino Pensieri, marchigiano trapiantato in valle del Biois, si formò un gruppo folk che a Carnevale o quando l'occasione lo richiedeva, allestiva carri allegorici facendoli sfilare al suono degli strumenti tra cui la fisarmonica.

Con il tempo la consuetudine si affievolì e con essa la volontà di tenere in vita il gruppo.

Un po' alla volta i componenti della "banda del Corpo dei Pompieri" scomparvero e parecchi strumenti musicali, insieme alle partiture furono dimenticati nella soffitta dell'edificio sede dei Vigili del Fuoco di Canale. Un'ultima esibizione pubblica si ebbe solo verso la metà degli anni Settanta.

A distanza di qualche decennio, seppure con un nome nuovo e con volti giovani, la banda è rinata, pronta per ridare lustro alla tradizione musicale che tanto ha dato nel passato.

Luisa Manfroi