STORIA DI STRADE, PIENE E FRANE

Le strade hanno sempre rappresentato un problema difficile per chi vive in montagna.

Accadeva in Agordino, nella seconda metà dell’Ottocento...

(L’Amico del Popolo, 21.09.1996 n.38)

 

Le comunicazioni viarie hanno sempre rappresentato uno dei problemi più difficili da risolvere per chi vive in montagna.

In Agordino le piogge copiose e i conseguenti smottamenti hanno più volte compromesso nel passato la viabilità rendendo inagibile anche per lunghi periodi la percorrenza delle strade.

Nei primi anni dell'unificazione del Veneto al Regno d'Italia la costruzione e la manutenzione delle strade era di competenza dei Comuni per cui il capitolo di spesa riguardante le opere viarie costituiva un peso notevole nei bilanci comunali insieme ai costi per la realizzazione di argini lungo i torrenti.

In particolare Cencenighe per la sua posizione orografica era il crocevia del transito e degli scambi commerciali fra le valli del Biois e Cordevole con il resto dell'Agordino (Comuni di Sottochiusa) e la parte bassa della provincia.

Il paese costantemente era messo a dura prova dalle continue alluvioni che danneggiavano strade e ripari.

Le frequenti piene (brentàne) costituivano un vero e proprio flagello per le vie di comunicazione, basti pensare alla piena del 1868 o alla successiva alluvione del 1882 che rovinò parte della strada che da Agordo portava a Cencenighe in modo da rendere impossibile la percorrenza in carrozza per molti giorni.

I Comuni agordini coprirono i danni grazie ai benefici della legge 30/08/1868 e con la legge speciale 27/12/1882 promulgata a beneficio dei danneggiati dalle piene di quell'anno che assegnava un sussidio pari al cinquanta per cento del valore dell'opera di ricostruzione dei manufatti distrutti, ma secondo Giovanni De Biasio, segretario comunale per quarant'anni a Cencenighe: "molto e molto resta ancora da farsi".

Nell'ottobre 1896 diede notizia in un suo articolo delle condizioni viarie nell'Agordino in seguito ad una piena:

"I torrenti divenuti estremamente gonfi dalle copiose ed insistenti piogge,produssero danni di qualche entità in tutte le strade di questo distretto ,intercettando le comunicazioni ai veicoli fra l'Alto e il Basso Agordino.I franamenti, corrosioni e straripamenti sono all'ordine del giorno.Il torrente Cordevole con una violenza inaudita, asportò due tronchi di strade in territorio di Taibon, creandosi un nuovo alveo fra massi enormi, che asportò e disperse come fuselli (sic!) di paglia.

Nell'Alto Agordino le strade consortili lungo le valli del Biois e del Cordevole furono pure danneggiate e rese impraticabili ai veicoli.

Da Cencenighe al Masaré si nota una tabula rasa di tutti i ponti in legname.

La nuova strada verso Canale (era stata aperta nel 1892), nel primo tronco Cencenighe-Capitello della Croce, è invasa in vari tratti da materiali caduti dal monte.

Le comunicazioni saranno ripristinate fra otto giorni".

Il segretario insisteva sul fatto di sollecitare l'intervento del Ministero dei Lavori Pubblici per coprire i danni provocati dai disastri subiti dall'Agordino e dallo Zoldano nelle opere stradali.

Per la realizzazione di queste i Comuni dell'Agordino interessati si riunivano in consorzio ripartendo tra di loro la spesa complessiva anche se talvolta nascevano vivaci dibattiti tra i delegati delle varie amministrazioni municipali associate.

Ogni Comune, in seno al consiglio, eleggeva uno o due rappresentanti che prendevano parte alle riunioni del consorzio stradale.

Una discussione riguardò il concorso di Cencenighe nel lavoro di sistemazione del tronco di strada che da Forno di Canale conduceva a Falcade "per evitare dannose contestazioni".

Il diverbio nasceva in merito alle competenze della gestione e cura delle strade.

La consuetudine austriaca prevedeva che i Comuni si riunissero in consorzio ripartendo la spesa fra tutti i partecipanti; alcune amministrazioni municipali invece non condividevano questo sistema e sostenevano che i Comuni dovessero contribuire alla spesa per le opere pubbliche solo se queste rientravano nei propri confini comunali.

A sostenere questa seconda ipotesi furono gli amministratori di Falcade che si batterono affinché fosse il consorzio a dover assumere la sistemazione del tronco di strada da Forno di Canale a Pié Falcade poiché in caso contrario Falcade sarebbe uscita dal consorzio "...contro il rimborso delle spese già sostenute per la strada consortile".

Luisa Manfroi