Un libro per immagini edito per le feste dalla Cassa Rurale di Moena

LA VALLE DEL BIOIS ANNI SESSANTA NELLE FOTOGRAFIE DI QUIRESI

Cremonese, fotografo del Touring Club Italiano, ha raccolto una mole di materiale che si dimostra oggi di grande interesse documentario e iconografico  

                                   (L'Amico del Popolo, 06.01.2001, n.1)

 

Paul Nadar, tra i primi fotografi a concepire la fotografia come arte, non una semplice tecnica, sosteneva che le immagini hanno più significato di cento parole messe assieme.     Una concezione che non si può non condividere sfogliando la raccolta La valle del Biois anni sessanta, che raggruppa una novantina di immagini scattate da Ezio Quiresi.    Cremonese di nascita, settantacinque anni ben portati, Quiresi è autore di diversi servizi realizzati per conto del Touring Club Italiano.    Una "fotografia sociologica", come l'ha definita Italo Zannier che insieme a Bepi Pellegrinon ha curato la pubblicazione edita dalla Cassa Rurale di Moena che l'anno scorso ha festeggiato i cento anni di attività.    Una fotografia che ha costantemente l'obbiettivo puntato sulla presenza umana, su quelli elementi antropici dove figura in primis la gente.    Quiresi, non è certo estraneo all'Agordino e alla valle del Biois in particolare.    Come ha evidenziato Pellegrinon nel suo intervento, il fotografo cremonese si è avvicinato alla valle del Biois negli anni Cinquanta quando, già conosciuto nell'ambiente iconografico nazionale, gli venne conferito l'incarico di realizzare un servizio della zona per un fine di promozione turistica. Da allora il legame con i monti e con la gente della val del Biois si è andato consolidando.    L'attrazione per questo angolo di montagne unita alla conoscenza della gente che l'abita, hanno permesso a Quiresi di fermare momenti di vita.    Quelli stessi che spontaneamente si colgono dai volti di alcune persone del posto: Candido Ronchi sacrestano nella chiesa monumentale di San Simon, geloso custode della memoria e degli affreschi di Paris Bordon passando poi per l'anziana nonna Nata, carica di anni e di fatiche, Tranquillo Subia intento a battere la falce e gli intensi primi piani di Jolanda e Menego Tonina.    E' come se il tempo si fosse fermato. Rivive l'arte del compianto Augusto Murer guardando le immagini che lo ritraggono al lavoro, non nel suo studio ma sulla riva di un torrente, vicino a un tabià, tra la sua gente o di Toni Serafini, Toni Croda, indimenticata figura dell'alpinismo locale.    Un salto nella memoria di un passato apparentemente non tanto distante, che rende tuttavia palesi le notevoli trasformazioni socioeconomiche intervenute negli ultimi decenni.    Un distacco reso ancora più evidente dalle immagini in bianco e nero.    La fienagione, il lavoro nei campi, il taglio del legname (un momento di riposo nel bosco fa da copertina), sono lo sfondo di questa antologia iconografica già esposta al pubblico nell'estate 1999 con il titolo emblematico Archeologia della modernità.    La pubblicazione, presentata a Falcade nel tardo pomeriggio di venerdì 15 dicembre davanti ad un pubblico numeroso, è disponibile presso gli sportelli della Cassa Rurale di Moena.

                                                                        Luisa Manfroi