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Ciò che è riportato in questa pagina si riferisce al libro originale, interamente scritto da me e non distribuito nelle librerie. A settembre 2013 è stato pubblicato da Michael Edizioni ed è reperibile nelle librerie di tutta Italia. Eccolo qui:
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Autore: LUIS MONTAÑO
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PRESENTAZIONE LIBRO
Un messaggio
di Speranza
Domenica 9
dicembre 2012, presso la sala consiliare del Municipio di Onigo, è stato
presentato al pubblico il libro di Luis Montaño "Un messaggio di Speranza", una
autobiografia che racconta una vita alle prese con la malattia ma che, al tempo
stesso lancia un forte messaggio di Vita e di Speranza: ... se piangi per aver
perduto il sole allora non potrai vedere le stelle!
Numerose le autorità presenti insieme ad un folto pubblico e palpabile
l'emozione alla lettura di alcuni brani letti con il sottofondo di un assolo di
chitarra mentre sullo schermo scorrevano le
immagini [nella pagina che si aprirà, clicca su "slideshow" in alto a
destra per vedere le foto in sequenza automatica] di tanti momenti di Vita. (L.I.)
foto della presentazione: guarda qui
FORMATO: A5 - PAGINE: 284
“
O Signore, la malattia ha bussato alla porta della mia vita, mi ha sradicato dal mio lavoro e mi ha trapiantato in un "altro mondo", il mondo dei malati. Un'esperienza dura, Signore, una realtà difficile da accettare” (anonimo)
Luis Montaño è nato a Padova nel 1972 e risiede in provincia di Treviso. All’età di 27 anni la malattia l’ha “trapiantato in un altro mondo”. Il Cielo, però, non l’ha abbandonato: è intervenuta la Mamma Celeste, la Regina della Pace di Medjugorie e, poco a poco, lo sconforto e lo smarrimento hanno ceduto il passo alla Fede e alla speranza: Maria SS gli ha portato la Pace e la serenità.
INTRODUZIONE
E’ per me un piacere presentare il tuo “messaggio di speranza”, carissimo Luis, trovare qui concluso il tuo libro dopo un avvio che avevo seguito con attenzione e dopo una lunga interruzione dovuta ai tuoi problemi di salute. Lo so che ci tenevi a terminare questo lavoro, ma ci tenevano anche tutte le persone che in questi ultimi anni hanno avuto la fortuna di viverti accanto o di condividere, in un modo o nell’altro, le tue molteplici esperienze di vita.
La prima parte del libro è una vera e propria autobiografia in cui descrivi, in modo libero (la libertà è una costante del tuo “essere”), i vari periodi della tua vita e che nell’economia dell’Opera è propedeutica alla seconda parte, centrata soprattutto sul tuo percorso di Fede e sulle esperienze spirituali che ti hanno arricchito.
Il lettore potrà accostarsi a queste pagine con la stessa libertà con cui sono state da te scritte, muovendosi tra loro a proprio piacimento: dal risultato finale, nel riunire i vari pezzi di puzzle-storia, emergerà la figura di una persona, la tua, che ha cercato, e tuttora cerca, di vivere la propria vita oltre le difficoltà e oltre le limitazioni imposte dalla malattia, nel rapporto più possibile pieno con gli altri e nella relazione appagante con il divino.
Ecco allora che il piacere di conoscerti, ed il piacere di leggerti, caro amico, si trasforma in un ringraziamento per il molto che, senza volerlo, mi hai insegnato e per le emozioni che susciti in me quando ti incontro.
Patrizio (Cooperativa Vita e Lavoro – Pederobba)
Brano estratto dalla prima parte del libro:
L’anno successivo, nel 1982, c’era stato il primo viaggio in aereo, bellissimo. Non avevo ancora compiuto dieci anni, era l’estate fra la quarta e la quinta elementare, ed eravamo andati a fare un viaggio che prevedeva due tappe: un po’ di giorni da uno zio a Portorico nei Caraibi, e un altro po’ di giorni in Ecuador dal resto dei parenti.
Il viaggio di andata è stato un po’ avventuroso, perché per un disguido con le conferme del volo da Madrid a San Juan di Portorico, non c’era posto nell’aereo. Allora avevamo dovuto passare la notte a Madrid, in un albergo di lusso pagato dalla compagnia aerea. Con l’occasione avevamo visitato un po’ Madrid (poco); poi il giorno successivo eravamo volati a New York con un aereo grandissimo e da lì eravamo scesi a Portorico, dopo aver trovato posto su un volo non prenotato in anticipo.
E’ stato un viaggio lungo e stressante, però adesso posso dire di essere stato anche a New York (anche se solo all’aeroporto).
Poi era andato tutto benissimo e non c’erano stati altri inconvenienti. A Portorico era stato molto bello e avevo potuto vedere e conoscere tante cose nuove, e abitudini di vita diverse dalle nostre.
Dopo un po’ di tempo, non ricordo se una o due settimane, eravamo volati in Ecuador, e qui c’eravamo fermati per più tempo, avevamo girato molto il Paese, sulla costa e anche sulle Ande. Le spiagge erano bellissime, con la bassa marea diventavano immense, la gente accogliente. La Nazionale di calcio italiana aveva appena vinto il Campionato del Mondo, e i ragazzini del posto, quando venivano a sapere che eravamo italiani, arrivavano con un pallone (lì giocano costantemente a calcio sulle strade) e ci chiedevano di palleggiare perché secondo loro dovevamo essere bravissimi col pallone, perché l’Italia era Campione del Mondo. A me e a mio fratello veniva da ridere! Io poi non sapevo palleggiare e neanche giocare a calcio.
Avevo notato che eravamo in un Paese povero, dove spesso gli altri bambini giravano scalzi e con i vestiti tutti strappati, e avevano divertimenti e giochi molto diversi dai nostri: si divertivano con poco.
Mi ero commosso molto a messa, perché la mia mamma aveva fatto vestire me e mio fratello molto eleganti, mentre tutti gli altri erano vestiti male. Io non avrei voluto vestirmi così elegante, ma ero stato costretto. Durante la messa guardavo gli altri e mi sembravano tutti molto poveri, e mi veniva da piangere, ero molto in pena per loro. Ricordo proprio bene questo fatto, mi aveva colpito davvero. Mentre andavo a comunione, in fila in mezzo agli altri, avevo fatto davvero fatica per non mettermi a piangere.
Avevamo girato molto il Paese: ricordo due viaggi, uno col fuoristrada di un missionario amico di mio padre, era stato un viaggio lungo e stancante, però bello perché fatto con quel fuoristrada che per me e mio fratello Andrea era una novità. Io e lui avevamo soprannominato quel missionario “Padre superjeep”.
L’altro viaggio l’avevamo fatto sulle Ande, avevamo preso un taxi per tutta la giornata, ed eravamo andati da Quito, la capitale, ad Ambato, una città più a sud, sulle Ande. Il taxista a mezzogiorno aveva pranzato con noi, in un ristorante di Ambato e ci faceva da guida spiegandoci le cose che vedevamo. Alla fine ci aveva chiesto troppi pochi soldi, e mio padre gli aveva dato molto di più di quel che ci aveva chiesto, perché era stato gentilissimo e tutto il giorno con noi.
Brano estratto dalla seconda parte del libro:
Durante l’estate ero caduto in uno dei periodi di “bassi” (alti e bassi), pensavo al mio passato di vita da sano ed ero triste per la perdita di molti amici, degli affetti, per la solitudine nella quale mi trovavo. In quegli anni avevo l’abitudine di leggere le notizie su RAI Televideo, e per abitudine la prima cosa che leggevo era la pagina 101 dove era riportata la notizia dell’ultim’ora. Un giorno come al solito avevo acceso il televisore per leggere Televideo, e alla pagina 101 erano riportate le parole del Papa Giovanni Paolo II che circa diceva: “A voi anziani e ammalati, a voi che siete soli, cui nessuno fa’ più una carezza, sappiate che sul vostro volto si posa la carezza della mano di Dio”. Mi era stato di grande conforto, ci credevo.
Un po’ di tempo dopo mi era successo un altro fatto ancora con protagonista il Papa polacco: mancava poco al Natale e quell’anno avevo il forte desiderio di fare il Presepio in casa. Avevo insistito molto, mi ero fatto aiutare e accompagnare a cercare il muschio sulle colline. Poi completato il presepio, per un po’ di giorni mi chiedevo in continuazione: “Il Presepio … sarà solo un’usanza, una tradizione, un’abitudine popolare, o ha un suo significato importate?”. Ecco che un giorno stavo camminando in casa spostandomi da una stanza a un’altra senza fare nulla di particolare. Quando improvvisamente mi era arrivato un pensiero, un ordine: “Presto! Subito! Alla pagina 101 di RAI Televideo c’è il Papa che deve dirti una cosa!”.
Sono andato velocemente al televisore, ho acceso, pagina 101 e: c’era riportata la notizia del Papa che parlava del Presepio e ne spiegava l’importanza e invitava a farlo nelle nostre case! Bellissimo! Mi era venuto in mente l’episodio precedente a questo e mi sentivo “seguito a vista” dal Cielo. Ero proprio felice, e contento di aver voluto fare il Presepio in casa. Poi, dopo aver premuto “stop” sul telecomando, ero andato a prendere la macchina fotografica per fotografare la videata di Televideo.
L’ho poi riguardata tante volte quella foto, che ora non ho più perché è andata perduta quando mi si è irreparabilmente rotto il computer.
Questi sono stati i miei due episodi col caro Papa polacco. L’altro Papa, Benedetto XVI, l’ho invece sognato! Il giorno della sua elezione avevo seguito tutto il suo primo discorso in televisione, senza capire nulla a parte la benedizione finale. Poi la notte l’ho sognato: l’avevo incontrato all’uscita della chiesa del mio paese, dopo la messa. Lui era in jeans e maglietta bianca. Si era offerto di aiutarmi a scendere i gradoni della chiesa, e mentre scendevamo, guardandomi mi aveva chiesto: “Sei anche tu dei nostri?” Era un po’ domanda e un po’ affermazione. Io avevo risposto: “Si certo!” e poi gli avevo confidato: “Vorrei tanto guarire da questa malattia …”.
Lui si era fatto severo e mi aveva rimproverato: “NO! Adesso non è il momento! Ora devi pensare solo a guarire la tua anima, è lei la malata grave!”. Poi si era tolto la maglietta, e a torso nudo se n’era andato.
Dove?
L’avevo capito il giorno dopo, da sveglio, leggendo le notizie: Il Papa nel primo discorso aveva detto: “Sono un servo nella vigna del Signore” (circa, vado a memoria). E infatti nel sogno, quando se n’era andato a torso nudo, mi ricordava molto mio nonno quando lavorava nei campi e nella vigna …
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