Luigi
Pistoia nato a Bolzano nel 1962, vive ed opera a
Roma. Nipote di uno dei pittori sublacensi del ventesimo
secolo Andrea Spila, mostra sin dall’adolescenza un certo
interesse per la pittura e le arti figurative in genere ma la vita
lo porta poi, come accade per molti, a percorrere altre strade.
Trasferitosi a Roma in giovane età con tutta la famiglia per motivi
lavorativi del padre, finisce gli studi nella capitale e comincia a
lavorare dapprima come insegnante, poi come impiegato.
Inizia
ad “imbrattare le tele”, come gli piace spesso dire, con una
certa assiduità verso la metà degli anni novanta, ma le sue prime
vere opere sono datate 2000-2001. L'anno 2003 segna una battuta
d'arresto nella sua produzione che ritroverà rinnovato vigore e la giusta
ispirazione dopo due anni.
E’ l’incontro con
il professor Giuseppe Massimini, avvenuto quasi per caso nel 2000, a
segnare una svolta nella carriera dell’artista che prende
finalmente coscienza delle proprie capacità espressive. E’ da
questo momento che le opere, attraverso varie esposizioni e mostre,
possono essere apprezzate anche da un vasto pubblico slegandosi dal
giro di amici e parenti.
I
continui consigli dati dal critico d’arte Giuseppe Massimini,
portano il pittore ad indirizzarsi sempre di più al modo di
dipingere attuale dello stesso. Dice a proposito di questo l’artista: “
Giuseppe ad un certo punto mi ha detto che dovevo abbandonare un
certo tipo di pittura fatta di paesaggi senza spessore, di figure
senza anima, per indirizzarmi verso ciò che mi era più congeniale”.
Siamo arrivati
finalmente a ciò che ci interessa cioè alla vera essenza dell’
opera dell’artista in questione: Luigi Pistoia, come aveva
intuito in maniera corretta il prof Massimini, doveva percorrere un
certo tipo di strada, la sua strada, in modo tale che
le sue opere potessero essere riconosciute e imputabili a lui
stesso. E allora ecco che
dalla spatola lanciata sempre verso l’alto come per
indicare un collegamento
verso qualcosa che è superiore a noi, nascono i “ paesaggi
visionari e inusuali", ecco che “l’intersecazione di più forme
dipinte e sovrapposte sono i punti, il tracciato
di tutta la sua scrittura", ecco
che tutto diventa ”un inno alla natura continuamente dipinta con
grande sensibilità espressiva”.
E’ sostanzialmente pittura
informale quella di Luigi Pistoia, pittura
mentale che scaturisce anche dall’ascolto di un certo tipo di
musica. Appassionato come molti di Pink Floyd,
Genesis, Yes, ELP e di tantissimi altri
artisti e gruppi di questo genere, lui
racconta che molta della sua produzione nasce dall’ascolto della
musica di David Sylvian e quindi dei Japan. Musica
prettamente d’ascolto fatta di sonorità orientali, dolci,
delicate, musica new age, ambient, dove occidente e oriente si
incontrano continuamente dando all’ascoltatore anche poco attento
fortissime emozioni. E sono proprio queste emozioni che l’artista
cerca di trasfondere nelle tele portandoci verso un mondo fatto di
natura, fatto di sterpi che si ergono verso l’alto; sterpi che a
volte possono esserci amici o nemici a seconda dello stato d’animo
dell’artista in quel preciso istante.