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E quando piove c’è poco da ripararsi, purtroppo.
La finanziaria di Tremonti ha fatto sentire i suoi effetti tracimando fino ai bilanci dei Municipi.
I vincoli pesanti imposti si sono tradotti in una forte riduzione di risorse economiche per Regioni, Comuni e, quindi, per i Municipi.
L’allarme è stato lanciato da tempo da tutte le amministrazioni locali, di sinistra e di destra. Formigoni e i suoi colleghi hanno urlato come aquile per il forte rischio di non potere assicurare servizi e prestazioni sociali primarie o, almeno, garantire gli standard minimi senza ricorrere ad ulteriori imposte locali.
Se a livello governativo si condonano anche gli starnuti chiaramente non si può più replicare a livello circoscrizionale e quindi non rimane che assumersi le responsabilità e accollarsi sulle spalle le scelte del Ministro dell’economia e dei suoi consiglieri.
Da quello che si sente in giro e si legge sui giornali locali appare evidente una forte voglia di addossare il taglio dei fondi al Comune di Roma.
Insomma si tratta di un bel dispetto.
A questo punto è chiaro che Formigoni, Albertini e compagni sono stati colti da un colpo di sole in pieno inverno.
E passi pure quella strategia di addossare le colpe ai governi precedenti per più di un anno e mezzo, adesso però siamo al paradosso.
C’è da rimboccarsi le maniche, fare scelte prioritarie che vedono la salvaguardia del welfare prima di tutto, imporre duri risparmi nella gestione degli assessorati, recuperare l’evasione dell’ICI anziché condonare, perseguire l’abusivismo pubblicitario che si è accanito più del dovuto nel nostro Municipio.
Se si leggono le bozze di bilancio 2003 del Comune e della Regione si possono trovare le linee guida per la stesura di quello municipale.
Purtroppo c’è poco spazio per elencarne qualcuna di quelle linee guida ma gli amministratori locali le conoscono bene.
Trovo condivisibile, invece, quanto afferma Bordoni quando denuncia la forte sperequazione che c’è nell’assegnazione dei fondi tra Dipartimenti e Municipi, chiaramente a sfavore di questi ultimi.
Tale disparità non risponde ad un reale processo di decentramento a riprova di quanto sia dura scardinare una vocazione centralista ormai fuori del tempo.
Si delinea uno scenario poco confortante per i problemi annosi dell’entroterra.
Quegli effetti di tracimazione, di cui parlavo all’inizio, si fermeranno quando si tratterrà di distribuire i fondi per sanare antiche priorità e gestire l’esistente dell’hinterland di Ostia.
In questo scenario si innesca e, chiaramente, troverà più motivazioni la spinta di separazione e decentramento tra Ostia e questa parte del territorio, appunto.
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