Il racconto di Zeus
I dialoghi di Catarella
di Edoardo Foti

da Zeus n° 72 - Marzo 2003

“Catarellaaaa!”
“Per la miseria. E adesso, chi è?”
mi chiedo, un po’ sorpreso. Mi giro ed individuo il gruppo di persone che, tra un agitarsi di mani ed espressioni di divertimento, mi fanno segno di unirmi a loro.
Mi avvicino ed esordisco: “Bel gruppo di fannulloni”.
“Che fai, passi dritto? Non ci saluti più?”
rispondono.
Mi ero imbattuto in un bel gruppetto di amici pensionati, freschi e veraci. Da circa tre mesi avevano dato l’addio al lavoro per decorrenza dei termini. Niente anticipi e niente sconti. Erano seduti al bar ed avevano un viso rilassato e sorridente.
“Ce la godiamo”.
“Fate bene”
dico io.
Mi fanno segno di sedere ed ordinano un caffè anche per me. Ripiego il giornale e raccolgo l’invito.
Giovanni mi chiede se anche io potrò iscrivermi al loro club quanto prima.
“Mi mancano due anni. Con il militare, solo due anni. Non ho intenzione di lavorare più di 35 anni. Né un giorno di più, né un giorno di meno” rispondo.
Marco la butta sullo sfottò “…e se il Cavaliere cambia tutto e ti farà lavorare fino a 65 anni?”
“Fesserie e pinzillacchere
- rispondo secco - non date retta a quello che dicono e scrivono. Ci vorrà del tempo prima che l’attuale sistema cambi. Prima si deve concludere un lungo ricambio generazionale, già in atto da qualche anno, in tutte le aziende: banche, trasporti, aziende statali e parastatali”.
“Insomma vuoi dire che tutto questo gridare sullo sfascio del sistema pensionistico mal si concilia con quanto in effetti vogliono le aziende?”
Mi bevo il caffè, mi accomodo meglio e riprendo a spiegare il mio concetto “Le aziende stanno cercando di liberarsi di tutte quelle persone come me che stanno per raggiungere l’età pensionistica ed hanno quasi 35 anni di contributi. Io ho quasi l’età ma mi mancano 2 anni. Sono un 1° livello e il mio stipendio, tra scatti, contingenza e assegni non è da buttare via. Per le aziende è un costo che può essere decurtato se al posto mio mettono un neolaureato: giovane, fresco, pieno di entusiasmo, pronto a spalmarsi su una scrivania per 10-12 ore al giorno. Il tutto con contratti che te li raccomando”.
“Bé, non è così facile. Ci vuole anche il tuo consenso, non ti pare?”
dice Franco.
Faccio un cenno che esprime calma (e gesso) “Avete mai sentito parlare di mobbing? Ve lo spiego. Cominciano a levarti i collaboratori, la tua e-mail si comincia a svuotare, le informazioni indispensabili per il tuo lavoro prendono altre strade, ti arrivano segnali che sono inutili i tuoi sforzi per raggiungere gli obiettivi e, quindi, non ti aspettare bonus e quant’altro. I neolaureati, che hai addestrato, vengono sempre più coinvolti nelle riunioni che contano. Potrei continuare ma mi fermo qui”.
“Scusa, ma non li puoi mandare a quel paese?”
dice Carlo, che era stato zitto fino a quel momento.
“Lo vedi. È proprio una reazione naturale, dopo che hai lavorato seriamente per tanti anni. E proprio quello che vogliono e che sta avvenendo. Pertanto, non vedi l’ora che arrivi ai tuoi 35 anni e te ne vai, in modo “spintaneo”. Così farò io. Così stanno facendo alla spicciolata i miei amici con i quali già parliamo di programmi futuri: viaggi, teatro, musica e lettura”.
“E quindi?”
fa Giovanni.
“E quindi, come dicevo, fesserie e pinzillacchere” rispondo.
E si cambia discorso, scuotendo sconsolati la testa.

I Racconti di Zeus
Somm. Mar. '03 - N° 72