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Dai temi paesaggistici che richiamano i colori e gli odori della maremma terra natia della madre dell'artista, alterna composizioni astratte e piacevoli raffigurazioni di interni.
Filo conduttore di queste opere è la costante ricerca e la continua meditazione sulla poetica degli oggetti: oggetti amati, abbandonati, ritrovati.
L'artista mostra una forte attrazione e curiosità per le cose, che nel loro placido abbandono si fanno portatrici di un muto dialogo, di un significato che trascende la loro semplice apparenza.
Questi sono spesso bambole, scarpe, giocattoli, poltrone e libri.
È raro all'interno dei suoi quadri imbattersi nella figura umana, questa semmai è richiamata da quell'invisibile presenza che l'esperienza umana lascia sugli oggetti, i quali sono ripresi in una condizione di serena armonia.
Nel rievocare lo stupore e la meraviglia dell'infanzia, sembra però che tradiscano una sensazione di attesa, forse la malinconica consapevolezza di una realtà che progressivamente cede agli assalti del tempo.
Dice di lei Emma Caniglia: "Protagonista di questi spazi è la bambola, corpo fisico, simbolo ed espressione di un esperienza interiore, con i grandi occhi aperti sul fantastico che la circonda, spesso animato da presenze a volte misteriose, ma non per questo inquietanti, sempre cariche di energie vitali".
Stefania Santi, residente a Casalpalocco da molti anni, esordisce con una mostra personale nel 1980 al Palazzetto Luciani, a Cori in provincia di Latina; nel 1984 fonda con un gruppo di artisti il movimento denominato "Quella segreta interiorità", dove una rielaborazione interiore del mondo esterno trovava nella creazione artistica una condizione naturale.
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Da allora si susseguono molte esposizioni a Roma, a Milano in Umbria e nel Lazio.
A Roma ha esposto in importanti palazzi e gallerie: Palazzo Valentini, Palazzina Corsini, la Galleria il Canovaccio e la Galleria Intervallo, sono solo alcuni dei numerosi luoghi che in questi anni hanno ospitato la consistente produzione dell'artista.
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