Il racconto di Zeus
I dialoghi di Catarella
di Edoardo Foti

Non mi sembrava vero. Ero finalmente uscito da una lunga fila e dalla posta di Via Bocchi.
Quando arriva il bollettino delle raccomandate (quello giallino) si chiude lo stomaco e aumentano i battiti.
Finalmente all'aria aperta. A quel punto lo intravedo, fermo, sulle strisce pedonali, titubante.
Chiaramente voleva attraversare la strada ma non trovava il coraggio. Minuto, avanti con l'età, forse un po' più avanti, sui 75 e gli 80 anni, trattabili.
Mi avvicino, mi affianco "Buon giorno, vuole farmi compagnia mentre attraverso?".
Lui sorride contento "Grazie, davvero gentile. Sa, più ho ridotto l'andatura negli ultimi anni, per ovvi motivi, e più il traffico lo sento aggressivo, frenetico e non mi fido" e aggiunge, mentre attraversiamo "Ma cosa corrono? Perché questa fretta. Il tempo già corre troppo. Il tempo sa, bisogna rallentarlo".
Arriviamo così dall'altra parte della strada e ci fermiamo sul marciapiede opposto.
"Comunque io mi chiamo Saverio" dice lui. "Ed io Catarella" rispondo.
"Catarella non è un personaggio del Commissariato Montalbano?" mi chiede, "Sì, proprio lui. Il brigadiere imbranato. A me sta tanto simpatico" rispondo.
"Così ha paura del traffico?" gli chiedo, per continuare a parlare con lui. Avevo tempo e lo volevo rallentare.
"Paura? Più di una direi. Chi governa non disdegna a mantenere la popolazione timorosa: Al Qaeda, l'immigrazione, il terrorismo, la criminalità, la fame nel mondo, la globalizzazione".
Mi fa tenerezza e rispondo, "Quando si ha i media sotto controllo è facile fare babau e sparare allarmi ogni giorno nella convinzione che gli Italiani siano dei bambini spaventati. E se poi si scopre che si muore di più sulla Salerno Reggio Calabria, per smottamenti, alluvioni e scuole costruite male?.
"Ha ragione. Però il diritto alla sicurezza dei cittadini è prioritario" mi risponde convinto.
È un piacere parlare con Saverio e lo invito a prendere un caffè al vicino bar. Ci sediamo, evito di accendere la sigaretta dopo il caffè.
"Sa io ho un figlio grande, laureato, bravo ragazzo e mi auguro per lui, per tutti i giovani come lui di vivere in un Paese dove più che il diritto alla sicurezza gli venga assicurata la sicurezza dei diritti: un lavoro, la salute, la casa, il pluralismo dell'informazione. Insomma, i basilari principi democratici che devono essere patrimonio di tutti e non sono patrimonio esclusivo né della sinistra, né della destra".
Mi guarda, appoggia la sua mano sulla mia e con tutta la calma che sanno esprimere i vecchi, vecchi di vita, mi risponde, "Senza la sicurezza di quei diritti è vero non si ha la sicurezza. La mia generazione si è guadagnata o, perlomeno, ha tentato di guadagnarsela. Ogni generazione dovrebbe essere vigile ed avere la coscienza che la democrazia non è un bene che piove dal cielo".
Emozionato. Mi sento emozionato e mi sorprendo piacevolmente perché è sempre più raro poter parlare di queste cose con calma.
Ho più di 50 anni, facciamo 55, anche questi trattabili e questa mattina mi sento bene, rincuorato, fiducioso.
Alla faccia delle medicine quando bastano queste pillole somministrate da un Saverio che incontri per strada.
Usciamo dal bar, ci stringiamo la mano e ci auguriamo di incontrarci ancora. Anche così si può formare il tessuto sociale in un quartiere nuovo.

I Racconti di Zeus
Somm. Feb. '03 - N° 71