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Questa la frase che ha aperto la XI assemblea territoriale del volontariato che si è confrontata sul tema dell'immigrazione a Ostia. Ospitata dalla parrocchia di Santa Monica, la riunione ha visto attorno allo stesso tavolo, i parroci, il vescovo Mons. Schiavon, l'assessore del XIII Farina, Caporello della Caritas, Tessarolo di Sant'Egidio e Luca Fagiano del Vittorio occupato.
Si respira una bella atmosfera, si capisce subito che la discussione sarà di spessore, partono le proposte concrete: progettiamo una casa famiglia, facciamo partire un osservatorio sulle realtà migratorie a Ostia, una sorta di Forum nel quale si possano mettere in contatto tutti gli operatori del settore.
È chiaro a tutti che Ostia è carente in tema di accoglienza, ci sono le mense, le scuole di italiano ma manca un tetto sotto il quale dormire.
"Sono venute da noi - commenta la Caporello - due famiglie recentemente sfrattate da via capo D'Armi, e non sapevamo dove mandarle!".
Sul territorio si riesce talvolta a tamponare le emergenze, ma non c'è una vera struttura che tenti di risolvere permanentemente il problema.
L'assessore alle politiche sociali Farina scopre il nervo della questione: "Da un anno c'è un fondo per attivare un centro d'emergenza per i senza fissa dimora, ma il Municipio non riesce ad individuare l'area, perché i cittadini insorgono appena sentono parlare di campo Rom, o strutture per disagiati".
Secca la replica della consigliera Patrizia Ninci: "Il Municipio ha già individuato quattro possibili aree, l'assessore deve portare una delibera in Consiglio, deve trovare il coraggio di affrontare la questione".
"Il miglior modo di dire è fare" scandisce il moderatore quando introduce Luca del centro sociale Vittorio occupato che ospita ormai da anni numerose famiglie bisognose.
Sempre nel centro è stato potenziato il servizio lavanderia e la scuola di italiano.
Limpido il discorso del vescovo Mons. Schiavon che affronta finalmente l'immigrazione come un tema globale, che coinvolge i popoli e li trasforma nel corso dei secoli.
Tre sono le opzioni che ci si aprono davanti secondo il vescovo: "secolarizzazione, ossia il progressivo abbandono delle culture originarie dei migranti; integralismo, ossia la costruzione di ghetti all'interno dei quali le tradizioni persistono intatte e vivono in modo del tutto separato rispetto alla comunità ospitante; integrazione, ossia il rispetto delle identità nel quadro della legalità, ed è questa - conclude il vescovo - l'unica opzione possibile”.
L'assemblea tocca poi anche il tema della nuova legge Bossi - Fini, definita "una legge incivile approvata da un paese civile".
Tante le critiche presentate alla legge che non possiamo riportare in questo spazio.
Possiamo però ripercorrere il senso generale della critica nelle parole di Annamaria Caporello: "È questa visione strumentale della persona immigrata, che viene tollerata solo quando è strettamente necessaria, e respinta e persino arrestata quando chiede diritti, che non è propria né dei cristiani né degli italiani".
Di Blasio del gruppo Attivity conclude con un messaggio di disobbedienza: "Se una legge non difende la dignità della persona, allora questa legge non dev'essere rispettata".
Di fronte a tutta questa saggezza, in parte cristiana, in parte laica, rimaniamo ammirati ed aspettiamo con ansia la prima riunione dell'osservatorio sulle realtà migratorie.
Scuola di italiano
Come già annunciato precedentemente ha riaperto la scuola di italiano per stranieri presso il centro di formazione della chiesa di San Carlo da Sezze.
Le lezioni si svolgono il Giovedì e il Venerdì dalle 19:00 alle 20:30.
Cinque parole: "abbiamo bisogno di una fotocopiatrice". Grazie: 333.25.95.623.
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