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Tutte le Arti, tutti i Mestieri si sono sviliti e hanno perso di contenuto per il solo fatto che l'industria è intervenuta con le sue innovazioni.
La tecnologia avanzata ha facilitato il compito dell'artigiano che man mano ha perso la manualità e l'ingegno, trasformandolo in un assemblatore di manufatti già preparati.
L'idraulico, l’elettricista, il fabbro o il falegname sono divenuti montatori.
Devono seguire pedestremente le regole, le spiegazioni, senza entrare nel merito.
In tutte le discipline siamo arrivati a seguire la sola conclusione, scordando le premesse.
Usiamo le formule senza sapere da dove siamo partiti, facciamo scorporo dell'Iva senza l'uso dell'equazione, digitiamo una macchinetta, "pispoliamo" sul computer.
Cosa sarà di noi della nostra materia grigia fra qualche decennio? Ecco il motivo di dover dare spazio vitale all'artista, che impersona l'artigiano più puro, tant'è che il suo lavoro era chiamato opera d'arte, fonte incontaminata dell'idea, dell'invenzione, della creatività, ultimo baluardo per contenere il dilagare dell'automatismo, dell'insipienza, di ciò che consegue senza niente sapere dell'origine.
Il vecchio maniscalco, il fabbroferraio, l'artigiano murario in genere sembrano superati, sorpassati dagli eventi e dal nuovo che muta abitudini, tempi e luoghi.
Quello che era ieri non è più oggi.
La Festa del Varo organizzata dalla BAAAL, Borsa Archeologica Artistica Agrituristica del Lazio, ha riacceso più fiammelle: impossibili mestieri, come il fabbricatore di reti, il pescatore di professione, il maestro d'ascia, il tellinaro, l'esperto di nodi e tutte le arti connesse alla pesca, dal calafatatore al fabbricante di vele, al fabbroferraio sembrano ormai in estinzione ma non è cosi.
Abbiamo percepito dietro le parole di vecchi pescatori, che ritengono ineluttabile la fine di certe specializzazioni, il rimpianto dolce delle cose passate.
Farle rivivere è un obbligo per tenere accesa questa luce.
Far sentire alle generazioni future da dove provengono, far rinascere l'orgoglio delle loro radici e il modo come si è potuto arrivare ai giorni nostri, ai meriti di tante generazioni che si sono succedute e hanno portato dal tempo che fu quel benessere di cui oggi godiamo.
Quello che ora sta succedendo, terremoti, crolli, disperazione, lutti siano di monito affinché sia lasciato anche un piccolo spazio agli antichi mestieri, al cantastorie, al burattinaio.
Non rincorriamo modelli di grandezza che non fanno al caso nostro, non bypassiamo le regole restrittive dei nostri territori, non tagliamo le nostre riserve, i nostri boschi per inutili autostrade che ci porteranno sì con maggiore velocità, ma con tanti lutti e rimorsi, verso la fine.
La vocazione dell'Italia tutta, del nostro territorio non sono certo le fabbriche, noi siamo il giardino del mondo e la nostra propensione è di accentuare le caratteristiche di un quartiere, di un borgo e far sì che tutte le arti nuove, vecchie o antiche abbiano qui testimonianza per dare ai posteri la misura vera della qualità della vita.
La BAAAL, Borsa archeologica, Artistica e Agrituristica del Lazio, per una giornata ha fatto rivivere queste sensazioni insieme al Rotary Club, ai Lions, alle associazioni, ai politici tutti, agli artigiani del mare, all'Alto Artigianato della Moda di Donatella Vezzani.
In tutti si è sentita la voglia di far rinascere questo Borghetto e l'entusiasmo dei partecipanti: la signora Lina prepara all'istante spaghettate ai frutti di mare; Romano, Al Pescatore, con i suoi cuochi riesce a friggere più di 2 quintali di pesce, innaffiandoli con vino novello insieme a Peppino a Mare; il burbero Ubaldo Ranucci, l'anima della rinascita del borgo, si sottrae ai complimenti dando spazio ai suoi colleghi, Palombini Caffè offre i suoi prodotti senza che gli sia richiesto!
Quale significato può avere questa corale partecipazione se non la ricerca e l'affermazione del tempo passato, il risveglio di quei sentimenti soffocati, dal bisogno di voler sopravvivere in un ambiente avulso dalla speculazione, dal facile guadagno, dove le Arti e i Mestieri abbiano il giusto riconoscimento e la dovuta attenzione affinché non rimanga solo il rimpianto delle cose che potevano essere?
Giorgio Bertusi
presidente dell’Asshotel Ostia
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