Anita Cuicchy
e i colori di Roma
di Riccardo Ragozzini



“La pittura di Anita Cuicchy procede da un amore gestito con sapienza verso l'arte del dipingere, che è rara, difficile, lenta e cresce con le cognizioni che la coscienza acquisisce unitamente alla manualità”.
Con queste parole il critico Ugo Moretti descrive un metodo di lavoro in cui il sentimento poetico che l'artista ravvisa nelle cose, affiora sulla superficie della tela coadiuvato da una vissuta e sofferta perizia manuale, elaborata e raffinata nel corso degli anni.
La tecnica pittorica prevede l'utilizzo di tele di puro lino, caratterizzate da una trama leggera e finissima, preparate solo con colori acrilici o vinilici, e dalla successiva stesura del colore a olio.


La delicatezza della tela viene messa a dura prova dalle frequenti velature di colore che con ostinata successione si susseguono fino al conseguimento della sfumatura ideale.
La trasparenza del lino abbinata a questo evanescente groviglio di impasti cromatici, produce quel soffice alone che effondono gli oggetti: muri, fontane, selciati, finestre, dai quali sembra filtrare il vaporoso fruscio del tempo che passa.
Anita Cuicchy nasce a Pisa ma fin da piccola viene a vivere a Casalpalocco dove tuttora risiede e lavora.
Conseguita la maturità artistica, durante gli anni '60 partecipa a varie mostre collettive ed espone soprattutto in Toscana.
È degli inizi degli anni '70 il suo incontro con il pittore Pietro del Greco, che segna una svolta importante nella sua pittura.
Cinque anni dopo, esordisce a Roma in una personale alla galleria Il Babuino.
Nel '77 riceve a Roma il premio Dante Alighieri e l'anno successivo a Firenze, nell'ambito della Biennale Internazionale Fiorentina, quello La Venere.
Nel 1979 la pittrice viene inserita nel Catalogo Nazionale d'Arte Moderna Bolaffi, e sempre nello stesso anno espone in una personale alla galleria d'Arte Il Trittico, in via Margutta a Roma.

Di Roma subisce l'incanto dei toni e delle tinte che giacciono inviolati nei cortili, nelle piazze e nei vialetti, dove in un'atmosfera ancora intatta, al riparo dai rumori e dai vorticosi cambiamenti ritrova quei sapori che con passione e sentimento, cerca di infondere alle sue tele.
Nulla è lasciato al caso ogni minimo accordo cromatico è ben bilanciato all'interno di uno schema in cui gli originali tagli rendono dinamica e suggestiva anche l'immobilità di una semplice rappresentazione.
Scrive di lei Ugo Moretti: “Una pittura di qualità, da gustare in ogni suo brano, come si gusta una musica che da un tema porta innumerevoli variazioni”.

Cultura e spettacolo

sommario n° 69 - Dic. '02