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Fiaccolata per la pace di Vittorio Romano
Un migliaio di persone hanno sfilato venerdì 25 Ottobre per le strade di Ostia in nome della pace.
Il corteo è partito da piazza delle Repubbliche Marinare con i suoi molteplici colori, le chitarre, i bambini e gli scout per terminare nel Parco XXV Novembre dove era stato "allestito" un piccolo spiazzo.
L'iniziativa è stata promossa da associazioni del territorio quali Agesci, Aprile, la Comunità di Sant'Egidio, Caritas, Emergency e la Scuola di Italiano.
Una festa innanzitutto, con le fiaccole che illuminavano le vetrine dei negozi e le facce ammutolite degli automobilisti; un'occasione per far incontrare anime diverse che operano sullo stesso territorio con il medesimo obiettivo: la pace.
Una sfilata per testimoniare la contrarietà ai venti di guerra che soffiano non lontano dai nostri tetti, passando per i nostri Parlamenti, i Palazzi di Vetro, le varie Commissioni ed infine le risoluzioni.
Pezzi di carta che hanno il potere di muovere centinaia di migliaia di uomini ed armi da una parte all'altra del mondo. Pezzi di carta che dovranno firmare i rappresentanti dei popoli che noi abbiamo eletto.
Attenzione, dunque, a dire di non aver mai sparato.
Basta votare per uccidere una persona. Non sono riuscito a leggere un articolo di giornale nel quale si mettessero in relazione in maniera chiara la manifestazione e l'Iraq.
Si è tentato di collegare l'evento ad un generico bisogno di pace e sicurezza dei cittadini di Ostia, soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca (v. omicidio Frau); ma nel portare avanti questa operazione mediatica ci si è dimenticati di sottolineare che la manifestazione era stata organizzata già molto tempo prima della morte di Frau.
I bambini, gli anziani, i giovani gridavano il loro NO ad una guerra che non è mai finita dal 1991, che miete 4000 vittime (dati Unicef) al mese attraverso un embargo che ha ridotto uno dei paesi modello del Medio Oriente alla fame.
I raid aerei anglo - americani non si sono mai interrotti, per questo la guerra non è mai finita.
È stata solo rafforzata la posizione di un dittatore spietato come Saddam, che nell'88 sterminò col gas migliaia di Kurdi, mentre i governi occidentali sostenevano la sua "lotta all'integralismo" iraniano (in realtà una squallida vendetta per i tragici fatti dell'ambasciata statunitense di Teheran).
Una guerra che sarebbe dovuta quantomeno finire nel '96 - '97 quando gli ispettori avevano già accertato l'assenza di armi di distruzione di massa nel territorio e quando gli stessi vennero espulsi perché il governo iracheno scoprì tra di loro agenti della CIA.
Argomento, questo, che non si ricorda mai sulle pagine dei giornali quando si parla della cacciata degli ispettori Onu.
Ma la posta in gioco va addirittura ben al di là dell'Iraq: la guerra globale contro l'Asse del male, contro la Korea del Nord, l'Iran, le Filippine.
Lo stato di totale sudditanza nel quale si vorrebbe relegare l'ONU, il concetto di guerra preventiva che non trova riscontro in nessun manuale di diritto internazionale.
Ed ancora la futura e sempre più probabile guerra della Russia contro al Georgia barattata con un assenso politico in sede ONU per l'azione militare in Afghanistan.
Un'ultima domanda: se davvero dobbiamo pacificare il Medio Oriente, perché consentiamo ad Israele di acquistare i sommergibili in grado di lanciare l'atomica?
Il discorso è troppo lungo e complesso, ma è stato riassunto benissimo dalle parole e le grida dei bambini che in quel venerdì di ottobre hanno sfilato per le strade di Ostia.
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